Mariano Ferro (Forconi): “La politica siciliana ha distrutto l’agricoltura. Il PD? Diabolico”

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Intervista con il leader dei Forconi siciliani, Mariano Ferro. Una panoramica sull’attuale crisi dell’agricoltura siciliana, dall’agrumicoltura in ginocchio al pomodorino di Pachino ‘rubato’ agli agricoltori per pochi centesimi di Euro e rivenduto a 8 Euro al chilogrammo nei mercati del Centro Nord Italia. Per non parlare dell’invasione dell’olio d’oliva tunisino. I 20 mila agricoltori siciliani oggetto di decreti ingiuntivi e provvedimenti esecutivi. La “farsa del PD siciliano” e di alcuni sindaci che organizzano manifestazioni per “prendere in giro gli agricoltori siciliani”. La manifestazione del 30 marzo a Palermo  

Mariano Ferro, leader dei Forconi siciliani, non ha perso il suo smalto. Il potere mafioso – la vera mafia, quella che ha il volto delle istituzioni – non gli perdona, non gli può perdonare i primi tre mesi del 2012, quando i Forconi misero a soqquadro la Sicilia con imponenti manifestazioni popolari. Rimane agli annali la grande manifestazione dei 6 Marzo 2012. Quando, non sapendo cosa inventarsi per colpire Mariano Ferro e il suo movimento, dissero che a sfilare con loro c’erano anche i mafiosi.

“Sì, lo ricordo bene – ci dice oggi Mariano Ferro -. Furono quelli di Confindustria Sicilia a dire che con noi, quel giorno, sfilavano i mafiosi. Era vero? Non posso escluderlo. Chi può controllare le presenza di una manifestazione con migliaia e migliaia di persone? Poi, però, si è visto dove stava la mafia. Nei giorni scorsi, sul quotidiano La Sicilia, ho letto un’intervista all’ex assessore regionale Nicolò Marino che mi ha lasciato di stucco (che potete leggere qui). Il tempo è sempre galantuomo e fa giustizia”.

Dal passato al presente. Sappiamo che siete di nuovo in movimento. In fondo siete stati i primi a parlare della crisi dell’agricoltura siciliana. La battaglia sul pomodorino di Pachino, che viene strappato ai produttori a 0,30-0,40 Euro al chilogrammo, per poi essere rivenduto a 8 Euro nei mercati del Centro Nord Italia è vostra. E’ un vostro cavallo di battaglia.

“Tutto vero. Ora i problemi stanno venendo al pettine. Anche se la politica siciliana continua a prendere in giro gli agricoltori siciliani. La manifestazione di qualche giorno fa, a Pachino (che potete approfondire qui), è la diabolica dimostrazione di quanto dico”.

Cioè?

“Guardi chi sono i promotori di questa manifestazione: gli esponenti del partito – il PD – che è tra i responsabili della crisi dell’agricoltura siciliana. Il PD vota a favore de”invasione dell’olio tunisino in Europa, è a favore del trattato tra UE e Marocco che ha praticamente distrutto l’agrumicoltura siciliana, non ha mai fatto nulla per aiutare i produttori del pomodorino di Pachino e poi organizza la manifestazione. Siamo alla farsa”.

Ma chi ha organizzato la manifestazione di qualche giorno fa a Pachino?

“I sindaci del PD. C’è il sindaco di Pachino, Roberto Bruno, che è del PD e, addirittura, renziano. E il sindaco uscente di Vittoria, anche lui del PD”.

Ma perché avrebbero organizzato questa manifestazione?

“Per dare agli agricoltori la sensazione che il PD è con loro. Insomma, per continuare a prenderli in giro. La stessa cosa è avvenuta con l’olio d’oliva tunisino (che potete approfondire qui). In Sicilia l’eurodeputata del PD, Michela Giuffrida, si dichiara contro l’invasione dell’olio tunisino, che creerà serissimi problemi all’olivicoltura da olio di Puglia, Calabria e Sicilia. Però il PD, a livello nazionale e in Europa, appoggia l’iniziativa. L’ho detto: è una recita per prendere in giro gli agricoltori siciliani. La vuole sapere l’ultima?”.

Dica.

“Gli esponenti del PD stanno organizzando un’altra sceneggiata, questa volta a Roma. Per portare il pomodorino di Pachino nella Capitale e regalarlo. Non una protesta seria, con la richiesta di provvedimenti concreti, ma una sceneggiata. Tanto per gettare fumo negli occhi agli agricoltori. Il PD è a Strasburgo, controlla il Ministero delle Politiche agricole, in Sicilia, con Antonello Cracolici, gestisce l’assessorato regionale all’Agricoltura. Perché non intervengono con iniziative concrete invece di organizzare sceneggiate e gite romane?”.

Perché, secondo lei?

“Gliel’ho detto: perché sono diabolici. Prendono in giro gli agricoltori siciliani. E sono bravi. I sindaci di queste contrade sono del PD. Le sembra normale che in Sicilia, con tutto quello che sta succedendo, la gente va ancora dietro a Forza Italia e al PD? In questo partito il leader è Davide Faraone, ma si rende conto?”.

Voi cosa state facendo?

“Noi non ci siamo mai arresi. Chi pensa questo, si sbaglia. Noi, per la nostra azione di protesta, abbiamo pagato. Duramente. Siamo finiti tutti sotto processo. Tutto questo in una Sicilia dove siamo stati gli unici a difendere gli oltre venti mila agricoltori con case e terreni pignorati. Perché di questo non parla nessuno?”.

Ce ne parli lei.

“Il discorso è semplice. Il movimento dei Forconi, tra l’autunno del 2011 e i primi mesi del 2012, nasce proprio per scongiurare i pignoramenti dei beni dei piccoli agricoltori siciliani. Chi vive di agricoltura con piccole aziende – agrumi, pomodorino, datterino e ortofrutta in generale – se comincia a subire la concorrenza sleale dei prodotti che arrivano dall’Africa, piano piano va in crisi. Noi abbiamo segnalato la deriva nel 2011. Ma le autorità politiche, invece di ascoltare le nostre ragioni, hanno fatto due cose. Primo: hanno represso il movimento dei Forconi. Secondo: hanno continuato ad avallare l’arrivo di ortofrutta, peraltro di pessima qualità, dal Nord Africa e dai Paesi asiatici. I risultati li vediamo oggi: l’agrumicoltura siciliana in ginocchio, il pomodorino e i datterino venduto a prezzi irrisori e ora anche l’olio extra vergine di oliva siciliano sotto scacco”.

I responsabili politici chi sono?

“L’Unione Europea penalizza regolarmente le agricolture mediterranee. Ma ci sono gravi responsabilità dei Governi nazionali e dei Governi regionali che hanno avallato tutto questo. Mi riferisco, in particolare, al Governo regionale di Raffaele Lombardo e all’attuale Governo di Rosario Crocetta”.

Anche voi Forconi, nel 2012, avete accettato di dialogare con il Governo Lombardo.

“Ci siamo fidati e abbiamo sbagliato. Ma questo non fa venire meno le responsabilità di questi due Governi siciliani. Che sono gravissime”.

Adesso, che farete?

“Ci stiamo riorganizzando. Anche perché gli agricoltori in difficoltà ci chiamano. Ci invitano a riprendere la lotta. Solo a Vittoria – tanto per fare un esempio – ci sono oltre quattro mila agricoltori alle prese con decreti ingiuntivi e provvedimenti esecutivi. Negli anni passati Vittoria era una delle ‘capitali’ dell’agricoltura siciliana! Parliamo di agricoltori bravissimi, che hanno bisogno di poco per emergere, perché sono grandi lavoratori. Guardi che ce ne vuole per piegare gli agricoltori vittoriesi! La verità è che li hanno messi nelle condizioni di non potere più lavorare”.

Parteciperete alla manifestazione del 30 Marzo, a Palermo?

“Stiamo ragionando anche su questo. La manifestazione del 30 Marzo, a quanto ne sappiamo, è stata organizzata dal movimento No Triv. Giustissimo, per carità: noi siamo contro le trivelle. ‘U mari un si spirtusa, come si dice dalle nostre parti. Ma questa manifestazione che c’entra con l’agricoltura?”.

In verità, la manifestazione del 30 Marzo, nata come rivolta contro le trivelle, si è trasformata in una manifestazione contro il Governo regionale di Crocetta. La crisi dell’agricoltura c’entra eccome!

“Se è così lo scenario cambia. Vedremo. Come ho detto, stiamo ragionando”.

Avete provato a ragionare con il Movimento 5 Stelle della Sicilia?

“Come no! Il 9 Dicembre del 2013 abbiamo avuto un lungo incontro con Giancarlo Cancelleri. Abbiamo chiesto la copertura politica. Abbiamo chiesto anche un incontro con Beppe Grillo”.

E com’è finita?

“Non ci hanno mai risposto. All’inizio, in verità, i grillini siciliani sembravano interessati al nostro progetto. Erano anche contenti. Se proprio la debbo dire tutta, i grillini siciliani sono bravi ragazzi. Persone per bene. Nulla da dire. Ma hanno un problema: a decidere, nelle cose importanti, non sono loro”.

E chi decide secondo lei?

“Per quello che abbiamo capito, gli ordini, ai grillini siciliani, arrivano da Genova”.

E voi Forconi, a Genova, non siete piaciuti…

“Cosa dovrei pensare di diverso?”.

Avete provato a dialogare con i movimenti sicilianisti e indipendentisti?

“Guardi, il rilancio dello Statuto siciliano è sempre stato il punto di riferimento del nostro movimento. Ed è logico, quindi, dialogare con sicilianisti e indipendentisti. Ma…”.

Ma?

“Guardi, abbiamo incontrato il professore Massimo Costa, persona degnissima. Un uomo intellettualmente onesto. Ma abbiamo avuto una sensazione”.

Cioè?

“La nostra sensazione che che anche Costa ci voglia tenere e debita distanza”.

Ma è sicuro? Guardi che il professore Costa è di estrazione socialista. Gli si può dire tutto, tranne che sia un radical chic della sinistra siciliana tipo certi soggetti di SEL e di Rifondazione comunista…

“Magari ci saremo sbagliati. Ma la nostra sensazione è stata questa”.

 

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  • Una soluzione semplice per un problema difficile.
    La crisi del settore agricolo siciliano è un problema serio, molto importante, che riguarda non solo il settore specifico ma tutta l’economia siciliana perché l’agricoltura rappresenta per la Sicilia l’economia siciliana, lo è stata in passato, lo è oggi, lo sarà in futuro.
    La crisi del settore agricolo siciliano è illustrata in pochi numeri: dal censimento 2010 Istat (agricoltura, pesca, zootecnia), emergeva ancora la vocazione agricola, caratterizzata da 220 mila aziende agricole e zootecniche, in forte diminuzione rispetto al 2000 (-37,1%, erano 350 mila). I dati del 2015, invece, sanciscono il fenomeno dell’abbandono della terra. Si stima che nel 2015 le aziende attive erano solo 90mila (su un totale di 270mila imprese attive) con occupazione di 100mila addetti pari a 8% (totale di 1.300.000 occupati).
    In 15/20 anni hanno chiuso 250mila imprese agricole e hanno perso il lavoro circa 300mila dipendenti. Uno tsunami per il settore agricolo, uno tsunami per l’economia siciliana. Oggi, il settore agricolo (agricoltura, pesca, zootecnia) con i suoi € 3,6 miliardi incide solo il 4,4% sul PIL regionale di € 82 miliardi sebbene i dati identifichino la Sicilia come la regione con la maggiore superficie agricola d’Italia nell'ultimo decennio, numeri a una sola cifra rispetto alla doppia cifra delle altre regioni italiane con minore superfice agricola. Il problema è abbastanza semplice e può essere spiegato in modo comprensibile per tutti. Compreso il problema, la soluzione è alla nostra portata, di tutti i siciliani e pure di immediata applicazione. La Sicilia è, per il resto del Mondo, un territorio interessante solo per i consumi dei loro prodotti, che le famiglie siciliane acquistano attraverso la grande distribuzione, non dimentichiamo che la GD si espande quando l’agricoltura siciliana incomincia a regredire . La Sicilia importa € 21 Miliardi, e, sul totale delle importazioni circa un terzo di questi, pari a € 7 miliardi, è rappresentato da prodotti alimentari. Su un totale di consumi alimentari pari a € 10 miliardi l’anno delle famiglie siciliane (media € 5 mila l’anno per due milioni di famiglie) solo € 2 miliardi sono prodotti endogeni, mentre € 7 miliardi sono prodotti esogeni, € 1 miliardo sono le imposte pagate dai siciliani sui prodotti esogeni, “regalate” alle altre regioni. Solo un quinto dei nostri consumi alimentari proviene dalla nostra Terra, dalla nostra filiera agroalimentare. Non è necessario esser economisti per capire che questa situazione commerciale è negativa per l’economia isolana e che va avanti da oltre un ventennio, con minime variazioni. Quindi, si deduce che:
    1. E’ importante stimolare il consumo di beni prodotti all'interno del territorio perché attiva la produzione locale, determina crescita dell’occupazione, aumenta i redditi delle famiglie e delle imprese e incrementa il gettito fiscale verso gli EE.LL, con conseguenti effetti moltiplicativi sull'economia dell’Isola.
    2. Una situazione di enorme disavanzo della bilancia commerciale, per riequilibrare i conti, richiede l’utilizzo di uno strumento eccezionale, non convenzionale, qual è il sistema monetario regionale Grano perché favorisce l’acquisto di beni e servizi siciliani; è orientato verso l’attuazione di investimenti pubblici e l’implementazione di politiche di fiscalità di vantaggio per attrarre gli investimenti dei privati.
    La cosa stupefacente è che la classe dirigente non sembra curarsi in nessun modo della questione, della quale non vi è traccia in nessun programma politico. E la Sicilia si conferma sempre di più come un grande territorio di consumo per le grandi imprese del nord Italia e dell’Europa che operano attraverso la loro grande distribuzione. E’ necessario invertire la tendenza dei consumi delle famiglie siciliane favorendo il consumo dei prodotti della filiera agroalimentare siciliana. Questo è possibile solo ed esclusivamente con l’introduzione del sistema monetario regionale Grano complementare al sistema delle BCE, Euro. Tutto questo può sembrare utopistico ma non lo è perché possibile in virtù delle prerogative statutarie che, grazie all'articolo 36, garantisce la spendibilità della moneta regionale Grano con la quale si potranno pagare tutte le tasse maturate in Sicilia. Sembrano soluzioni complicate ma non è così, è la nostra vita. E possiamo cambiarla anche solo comprando siciliano, utilizzando la moneta siciliana Grano nelle nostre “putie” e non presso la grande distribuzione “estera” dove si continuerà a spendere euro.
    Spieghiamo gli effetti di Progetto Sicilia.
    • La Regione siciliana accredita, in moneta Grano formato elettronico “GranCard”, quale reddito sociale un equivalente di € 12.000 l’anno a 200.000 famiglie in stato di povertà assoluta; più un equivalente di € 6.000 a 400.000 famiglie in stato di povertà relativa per totale di € 4,8 miliardi a 600.000 famiglie che li potranno spendere solo in beni e servizi prodotti in Sicilia rilanciando filiera agroalimentare e l’artigianato.
    • Considerato che su € 10 miliardi di consumi alimentari interni, da parte di due milioni di famiglie siciliane, solo € 2 miliardi sono spesi in prodotti locali, con l’introduzione della moneta regionale Grano accreditata alle famiglie disagiate, i consumi dei prodotti siciliani passeranno da € 2 miliardi a € 5 miliardi, mentre la spesa per i servizi offerti dagli artigiani aumenterà di € un miliardo.
    • Un equivalente di € 4 miliardi di maggiore spesa in beni e servizi prodotti in Sicilia determina maggiore occupazione per oltre centomila nuovi occupati solo nella filiera agroalimentare e nell'artigianato locale.
    • Una spesa delle famiglie siciliane pari a circa € 5 miliardi l’anno per consumi alimentari prodotti in Sicilia determina la nascita di 10 nuove botteghe siciliane in ogni comune medio di 13.000 abitanti che venderanno ogni anno mediamente € 13 milioni solo di prodotti siciliani.
    • In tutta la Sicilia, 10 per ogni comune medio di 13.000 abitanti, € 130 milioni di spesa per comune, nasceranno 3.900 nuove “putie” che venderanno solo prodotti siciliani, dove si potranno spendere i Grani accreditati alle famiglie siciliane, per un equivalente di € 5 miliardi di vendita di prodotti siciliani. Ogni putia lavoreranno 3 cittadini per un totale di 12.000 nuovi occupati nella “piccola distribuzione” in concorrenza con la “Grande Distribuzione” degli euro.
    • Ogni putia avrà ricavi per un equivalente di € 1,3 milioni l’anno. Ogni “putia” avrà un margine operativo del 20% pari a € 250.000 l’anno con il quale pagare le spese del personale e della gestione. Esempio. il produttore agricolo dei pomodorini di Pachino fornirà direttamente il prodotto alla putia a un prezzo medio chilo di € 1,5 che la putia venderà a € 2 chilo. Questo significa maggior guadagno per il produttore agricolo, maggior risparmio per il consumatore, guadagno onesto per la piccola distribuzione. Stesso discorso per le arance siciliane che la putia potrà vendere a € 1 chilo e riconoscere un pagamento di € 0,70 al produttore. Nasceranno forni siciliani, pastifici siciliani, caseifici siciliani, allevamenti siciliani, industrie di lavorazioni e trasformazione dei nostri prodotti.
    Qualcuno si chiederà dove trovare le risorse per sostenere la spesa per il reddito sociale accreditato alle famiglie disagiate per un totale di circa € 5 miliardi. La risposta la troviamo nel numero dei nuovi occupati che questo rinnovamento economico sociale determinerà in Sicilia. Questo processo virtuoso, solo utilizzando canali e risorse interne, determina la piena occupazione con l’avvio al lavoro di tutti i disoccupati. Abbiamo documentato che 400.000 disoccupati saranno avviati al lavoro e attraverso la loro Irpef, attraverso l’Irap e l’Ires versate dalle imprese che finalmente potranno lavorare a pieno regime, attraverso l’Iva dei maggiori consumi della spesa delle famiglie dei nuovi occupati, si potrà non solo sostenere il costo per il reddito sociale verso le famiglie disagiate ma risanare i conti della Regione siciliana. Per i conti della Regione, gli effetti di un “Progetto per la Sicilia” di crescita e sviluppo sostenibile, significa Risanamento economico grazie al maggiore gettito tributario di € 6 miliardi l’anno cui si aggiungono risparmi per € 2 miliardi; Risanamento finanziario per aver eliminato il debito strutturale di € 20 miliardi, in soli sette anni; Rinnovamento sociale per aver accreditato a tutte le famiglie in stato di povertà assoluta e relativa il Reddito sociale per consentire di vivere nel benessere e nella prosperità; il Rinnovamento Ambientale per aver eliminato le discariche per il conferimento dei rifiuti indifferenziati. La nostra proposta è frutto di anni di studio, ricerca, documentazione, confronti, dibattiti durante i quali abbiamo potuto verificare che sebbene sia una soluzione possibile difetta di alternative di cui non vi è proposta.

  • Chiaro, preciso, ben dettagliato. Inoltre aggiungo anche che, per rimettere in moto l'economia regionale, l'agricoltura, il commercio, il turismo, ecc., sfruttando quelle potenzialità dello Statuto Speciale che sono rimaste inespresse per 70 anni, la priorità della Sicilia rimane sempre quella di sopprimere i parassiti del cancro mafioso, ossia coloro che uccidono la Sicilia e l'economia regionale tramite continue estorsioni ad imprenditori e commercianti. E se non lo capiranno con le buone, o tramite vie legali, nulla ci vieterà di avventurarci su vie alternative.

  • L'idea del Sig. Pizzino è ottima, e se attuata risolverebbe realmente molti, moltissimi dei nostri problemi. Mi permetto di osservare però che l'attuazione di tale procedura è solo il secondo passo del cammino verso il benessere sociale ed economico della Sicilia. Tale secondo step non è attuabile, ovviamente, se non si compie il primo. Ed il primo passo consiste nel cambiare la classe politica attuale, che mai sarebbe d'accordo ad agire in tal senso, con una che ha nel suo DNA idee politiche ed economiche simili a quelle del Sig. Pizzino. E forse tra le righe dell'articolo il nome giusto si riuscirebbe ad individuare facilmente.

  • Il Sig. Pizzino propone documenti ben dettagliati, idee chiare e attuabili legalmente, inoltre aggiungo anche che il Progetto Sicilia è un'associazione attiva e attivista, difatti i promotori del progetto hanno sfidato chiunque e hanno girato in lungo e in largo per quasi tutte le piazze dell'isola, facendo conoscere alla gente i vantaggi del Grano, ossia la moneta regionale da affiancare all'Euro. Un progetto realistico, non utopistico come quegli pseudo-indipendentisti-nazionalisti che dal nulla tirano in ballo l'indipendenza, senza aver mai fatto nulla di concreto e senza aver mai spiegato ai più quale sia il loro reale progetto politico (perchè, o volendo o nolendo, sempre di politica si tratta)

  • Suggerisco al Signor Giovanni P. di valutare meglio le proposte degli altri Indipendentisti, sono sicuro di aver letto bene il programma di qualcuno di essi , dove viene affermato il principio di sovranità monetaria, se lei non ha cognizione di causa sul significato di ciò non può sicuramente esprimere pareri negativi nei confronti di chi propone un simile disegno, Quale che sia la proposta di Progetto Sicilia, è proprio sicuro che presenta la stessa sovranità degli Indipendentisti da lei tanto vilipesi? Se poi è utopia la nostra idea lascia intendere la sua totale disinformazione in merito, vada a leggere il loro progetto politico, che non ha bisogno di essere spiegato per la chiarezza espositiva, infine me lo lasci dire che ci azzecca :" (perchè, o volendo o nolendo, sempre di politica si tratta)" la sua non è forse politica imbonitrice di un progetto politico?

    • Non ho fatto nomi per cui mi sembra di non aver offeso nessuno. Tra i tanti partiti e movimenti, ognuno di noi è libero di scegliere quello che più gli piace. Grazie

  • Noi di Progetto Sicilia ci permettiamo di suggerire soluzioni ai problemi dell'Isola. I problemi sono due in particolare lavoro e reddito delle famiglie siciliane. Pensiamo di proporre delle soluzioni utilizzando quanto disponibile: Lo Statuto speciale della Regione Siciliana! La Regione, esaltando le proprie peculiarità, sarà il fattore propulsivo per raggiungere questi obiettivi non più differibili per i siciliani. Per fortuna, le prerogative intoccabili dello Statuto, legge costituzionale della Repubblica Italiana e giuridicamente immodificabile, sebbene non siano gradite alle forze governative, consentono una federazione che non metta in discussione il legame unitario ma permetta la piena gestione economica e finanziaria, il che è l’emergenza attuale, oltre quella amministrativa ancora da riformare nel profondo. Questa è la nostra storia, da qui parte il presente e si dipana il futuro.
    Il futuro è Progetto Sicilia, perché soluzione ai problemi, perché dimostra come:
    • realizzare la piena occupazione avviando subito al lavoro duecentomila disoccupati attraverso un massiccio piano di investimenti pubblici, in opere infrastrutturali e strategiche, finanziati dall'emissione di prestiti interni e dai fondi comunitari;
    • accreditare un reddito sociale alle famiglie disagiate che, utilizzando la moneta pubblica Grano, attraverso la loro spesa in prodotti e servizi locali, permetterà di attivare la filiera agroalimentare creando duecentomila nuovi posti di lavoro e la totale raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani;
    • aumentando le entrate della Regione di € 8 miliardi l’anno per effetto del maggior gettito tributario determinato dai nuovi occupati, dal reddito delle imprese, dalla rendita finanziaria, dai maggiori consumi interni, dal risparmio per ammortizzatori sociali e per la raccolta e conferimento in discarica dei rifiuti,
    • sia possibile non solo sostenere il costo delle obbligazioni proposte ai cittadini siciliani rimborsando alla scadenza di sette anni il doppio del valore sottoscritto al momento dell’emissione ma anche, dopo aver sanato i conti regionali realizzando il pareggio di bilancio, eliminare Irap e addizionali regionali Irpef per poi rimodulare al ribasso le aliquote Irpef, Ires, Iva, realizzando una zona di vantaggio per attrarre gli investimenti delle imprese produttive e degli operatori turistici internazionali.
    L’azione progettuale sarà sempre orientata a colmare il deficit infrastrutturale e strategico, di oltre cinquanta miliardi di euro, che relega la Sicilia agli ultimi posti della classifica socio economica dei territori europei, attraverso il percorso operativo suggerito da Progetto Sicilia, il quale risulta essere il solo possibile e mai messo in discussione.
    Il finanziamento delle opere pubbliche necessarie avverrà a seguito della raccolta fondi dalla sottoscrizione, da parte dei siciliani, di € trenta miliardi, in cinque anni, di obbligazioni emesse da FinSicilia, scadenza settennale, garantite totalmente da beni reali, come previsto dall’art. 2412 c.c. Ogni anno saranno emesse un milione e duecentomila obbligazioni del valore di € cinquemila, per un totale di € sei miliardi l’anno, riservate a un milione di cittadini siciliani e duecentomila alle imprese siciliane, in ragione di un’obbligazione ogni due dipendenti. I cittadini, risparmiatori e non, e le imprese avranno la possibilità di sottoscrivere, a condizioni estremamente vantaggiose, delle obbligazioni del valore di emissione di € cinquemila che alla scadenza dei sette anni previsti saranno rimborsate al controvalore di € diecimila, pari al doppio di quanto sottoscritto. La raccolta interna di € trenta miliardi sommata agli € venti miliardi di Fondi europei relativi ai Programmi 2007/2013 e 2014/2020 consentirà realizzare il massiccio piano di investimenti pubblici indispensabile per colmare il deficit infrastrutturale e avviare al lavoro duecentomila disoccupati.
    Su questo Progetto per la Sicilia, abbiamo promosso un progetto di legge di iniziativa popolare sottoscritto da migliaia di siciliani. Oggi, sebbene diventato un Disegno di Legge (730 del 27/3/2014) dopo essere stato illustrato, documentato e discusso in III Commissione parlamentare il 6/5/2014 è fermo in attesa di andare in Aula. Ritengo che possa rappresentare per chiunque un discreto strumento di discussione.

  • L'Autonomia applicata a pieno, se funziona, secondo me, potrebbe anche essere l'anticamera dell'indipendenza. Inoltre, ripercorrendo documenti storici insabbiati dai mass-media, sembrerebbe che l'EVIS non gradiva essere disturbata da quei mafiosi che operavano vicino il suo campo d'azione (armata) ►► http://bit.ly/1ppNg6p
    Quindi da qui si capisce che 70 anni fa gli indipendentisti capirono anche che la mafia doveva essere soppressa per il bene della Sicilia (l'EVIS poteva permetterselo perchè era armata fino ai denti...)

  • Senza nulla togliere alla moneta complementare Grano di Progetto Sicilia, solo quest'ultima non basta per rimediare al disastro economico e sociale in cui è stata cacciata la Sicilia; questa classe politica si mangerebbe il grano e ciò che resta nel fondo del barile dove ancora (forse) rimane qualche risparmio dei siciliani.

    Per quanto riguarda lo Statuto Siciliano, oramai, dopo 70 anni, ci dovremmo rendere conto che non sarà mai attuato, ma anzi osserviamo che è oggetto e occasione di sberleffi e sbeffeggiamenti ai danni dei siciliani, dando ad intendere che la Regione incamera tutti i tributi pagati dai siciliani in attuazione dell’art.36 dello Statuto Siciliano, ma, in realtà, lo Stato italiano trattiene indebitamente da 6 a 7 miliardi di euro (qualche economista arriva anche a 10 miliardi) in virtù del fatto che le entrate tributarie spettanti alla Regione Siciliana (cioè le tasse versate dai Siciliani) sono allo stato dell’arte riscosse dagli uffici periferici dell’amministrazione statale (Agenzia delle Entrate) e versate nelle casse dello Stato italiano e là si fermano!
    L’elemosina, cioè una parte dei miliardi di euro rapinati alla Sicilia, che vengono trasferiti dallo Stato alla Regione, vengono PROPAGANDATI quale ASSISTENZIALISMO ai MORTI DI FAME SICILIANI FANNULLONI E SPRECONI. Vero è: abbiamo una classe politica fannullona e sprecona e qui mi fermo per non essere querelato, ma i quattrini lo STATO LI RAPINA DALLE TASCHE DEI SICILIANI!
    L’INDIPENDENZA E’ DIVENUTA UNA NECESSITA’ DI CUI I SICILIANI NON POSSONO PIU’ FARE A MENO PER SOPRAVVIVERE.

    L’indipendenza avrebbe come effetto immediato l’impossibilità da parte di alcuno di rapinarci!! Con le maggiori risorse si potrebbe in pochi anni azzerare il debito della Regione Siciliana, attrezzare lo Stato Siciliano di tutte quelle infrastrutture di cui è privo (scuole, università, servizi alle aziende e alle persone, strade, aeroporti, porti, etc), sfruttare le risorse energetiche di cui la Sicilia è pregna, quali petrolio e gas naturale , incentivare e potenziare l’energia alternativa, quale l’eolica e il solare, abbassare l’attuale pressione fiscale con tutte le conseguenze che, è inutile specificare, permetterebbero alla nostra Isola di competere efficacemente col mercato globale (agricoltura - che avrebbe bisogno per risollevarsi, di almeno 5 anni di defiscalizzazione totale - e relativa industria di trasformazione, turismo, ecc.) , nonché renderla appetibile agli investimenti esteri e alle delocalizzazioni di aziende e attività.

  • L'amico Santo Trovato con il suo commento certifica la bontà del Progetto SICILIA. Proprio per quanto da lui esposto, il Progetto ha la finalità di mantenere risorse, ricchezza e benefici nel nostro territorio evitando che vengano espropriate. Naturalmente, fatte salve le prerogative statutarie, la gestione non deve mai essere affidata a politicanti dipendenti da Roma, Genova, Firenze o Milano.

  • Bisognerebbe provare per credere... se va, va... se non va, non va... e quindi tutto rimarrà tale e quale a prima. Di certo c'è anche da dire che, mal che vada, ci sarà ben poco da perdere. Ma se mai si prova, mai nulla si farà.

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