Cari siciliani autonomisti nazionalisti, secessionisti, separatisti, indipendentisti: perché così non si va da nessuna parte

11 marzo 2016

“Armiamoci e partite” è un vecchio adagio di fatto molto noto e applicato nella nostra Isola. Dove tante persone magari vorrebbero cambiare il corso delle cose, ma senza mai esporsi, sempre restando dietro le quinte, lasciando ad ‘altri’ il lavoro da fare. Ma fino a quando gli ‘altri’ si conteranno sulla punta delle dita in Sicilia non cambierà mai nulla

Voglio raccontarvi una storiella.

Un innamorato sussurra alla sua bella: “Amore mio, io per te lotterei contro i mostri più  terribili e mi getterei nel fuoco. Adesso però devo andare. Ci vediamo domani, se non piove”.

Le lettrici e i lettori di questo blog ricorderanno certamente il caso Panella, quel giornalista che a Uno Mattina insultò i siciliani, paragonandoli agli stupratori di Colonia. La notizia (con tanto di video) ebbe sul nostro blog ben 13300 lettori. E tanti, tanti commenti di siciliani indignati.

Un altro intervento sul blog  – Uno Mattina si scusa in diretta (resta la vergogna… ) ha totalizzato 3190 lettori.

Il blog ha dato anche notizia che era mia intenzione querelare Panella. Scrivevo anche che chi voleva poteva sottoscrivere la querela, senza il pagamento di alcuna spesa, presso un avvocato di Palermo. L’avviso ha avuto 377 lettori.

Ebbene, alla chiusura della sottoscrizione, quanti siciliani indignati hanno sottoscritto la querela insieme a me? Uno, soltanto uno, anzi, una, una gentile anziana signora alla quale non è sembrato uno sforzo sovrumano, né una pericolosa sovraesposizione, né un  atto di sottomissione o un riconoscimento di un merito a chi aveva preso l’iniziativa, uscire da casa e recarsi a firmare  la denuncia.

Manco regalato!

Cari siciliani, indignati, orgogliosi, autonomisti nazionalisti, secessionisti, separatisti, indipendentisti, così si va in luoghi che conosciamo benissimo: e cioè da nessun parte.

Ha proprio ragione Ennio Flaiano: “Noi siamo pronti a fare le barricate, però, i mobili ce li debbono mettere gli altri”.

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