La politica degli sprechi 2/ Una proposta per liberare la Sicilia da corrotti e corruttori

8 marzo 2016

In politica le grandi idee sono importanti. Ma sono importanti anche i fatti concreti. Oggi, utilizzando la logica dei processi penali di diritto anglosassone, dobbiamo convincere il 51 per cento dei siciliani che non vanno a votare a recarsi alle urne per scacciare la malapolitica

La corruzione, scrive Pirandello, nella nostra terra è sopportata come un male cronico, irrimediabile; è considerato ingenuo o matto, impostore o ambizioso chiunque  si levasse a gridarle contro”.

Sembra una grande verità, e in parte lo è, ma non è così se solo pensiamo che questa verità troppo spesso è in bocca ai corrotti e ai corruttori per screditare chi in buona  fede leva il suo grido.

Chi ha letto il mio ‘pezzo’ precedente (che in ogni caso potete leggere qui) dovrebbe avere chiaro che la fonte della corruzione è la politica di oggi. Come pensa e agisce la politica corrotta? Esattamente come funziona la logica dell’accusa e della difesa nei processi penali di diritto anglosassone, dove a decidere dell’innocenza o della colpevolezza di un imputato è una giuria di suoi pari. L’obbiettivo di accusa e difesa non è fare sfoggio di cultura, richiamarsi ai grandi valori della storia, citare esempi illustri e edificanti. No, il loro obbiettivo è semplicemente uno e uno solo. Convincere con tutti i mezzi i giurati. Solo e  soltanto i giurati, quegli uomini e quelle donne, con i loro pregi e i loro difetti, dai quali soltanto dipende il verdetto. Il resto non conta.

Ai nostri politici non serve lavorare per  il futuro dei giovani, né tantomeno per il progresso della Sicilia; la moralità è un lusso, il buon governo un’astrazione.  No, a loro servono i voti di quelli i cui voti si possono comprare. La disoccupazione? Tutta salute! E’ un  brodo di coltura dove si pesca a piene mani. I giovani che  emigrano? Ponti d’oro! Specialmente se sono diplomati o laureati. Questi qui se  vanno a votare votano contro!

I politici sono disprezzati? Evviva il disprezzo, che allontana i migliori dalla politica!

Se lo Stato ci tratta a pesci in faccia, se ci sfila i nostri soldi dalle tasche non importa. Basta che resti a loro disposizione quel tanto che occorre per le loro laute prebende e per corrompere il loro elettorato. E infatti alle scorse elezioni regionali sono bastati 600.000 voti per eleggere il nostro campione e la maggioranza che lo sorregge e lo utilizza.

In democrazia, si dice, non esistono cattivi governanti, ma soltanto cattivi elettori. Nella nostra Sicilia la massima va aggiornata:

“In democrazia bastano pochi ma fedeli cattivi elettori per eleggere i loro rappresentanti, i loro  difensori e i loro  garanti”.

Questo è il sistema e questo accadrà invariabilmente fino a quando il 51% dell’elettorato siciliano, caduto  nella trappola del “tanto sono tutti uguali”, “la politica  fa schifo”, se ne  rimane  a casa.

E allora rilanciamo la scommessa. Usando la stessa logica “anglosassone”.

Esiste tra elettori asserviti alla mafia e elettori comprati un segmento di 700.000 persone, un potenziale elettorato libero da condizionamenti, aperto al nuovo, capace di impegnarsi, di lottare per un Sicilia migliore? Oppure aspettiamo il demiurgo, il Messia, il Salvatore, l’uomo della Provvidenza? E se c’è, perché dovrebbe trasformare la Sicilia in un Paradiso e consegnarcela per godercela noi, piuttosto che tenerla per sé? Perché gli altri dovrebbero aiutare i nostri figli al posto nostro? Forse che gli altri ci invitano ogni giorno a pranzo? Perché gli altri dovrebbero fare per noi cose che nemmeno noi vogliamo fare? Se c’è da sacrificarsi, perché gli altri dovrebbero farlo per noi?

Se il desiderio di una vita migliore non ci appartiene, allora lunga vita  ai  furbi che approfittano della nostra ignavia e della nostra cecità e nemmeno ci ringraziano.

P.S.

A proposito di corruzione e ricerca del consenso. E’ vera la notizia riportata da organi di stampa secondo cui l’Unione Europea affiderebbe alla Regione 50 milioni di Euro da  regalare (che altro è se non un regalo il contributo a fondo perduto) a giovani aspiranti imprenditori, la cui vocazione all’imprenditoria  sarebbe  prima instillata e poi verificata dalla Regione stessa?

Ditemi che non è vero perché io vedo catene, kilometri di catene!

 

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