Corte dei Conti 1/ In Sicilia aumentano i dipendenti pubblici che si appropriano del denaro pubblico

5 marzo 2016

Questo dato emerge dalla lettura della relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2016 della Sezione giurisdizionale della Regione siciliana della Corte dei Conti. E i controlli da parte delle stesse amministrazioni pubbliche come mai non vengono esercitati?

Aumentano, nella pubblica amministrazione siciliana, i pubblici dipendenti che si appropriano del denaro pubblico. E, contemporaneamente, le stesse pubbliche amministrazioni hanno ridotto i controlli sugli impiegati infedeli.

Questo dato emerge in un passo della relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2016 della Sezione giurisdizionale della Regione siciliana della Corte dei Conti.   

“Le fattispecie di responsabilità concernenti l’appropriazione dolosa di somme di denaro da parte di pubblici dipendenti si sono moltiplicate – si legge nella relazione della presidente, Luciana Savagnone – forse agevolate dall’uso degli strumenti informatici che consentono di dirottare somme più facilmente, mascherandone la destinazione”.

“Con la sentenza n. 779/2015 – si legge sempre nella relazione – è stato condannato al risarcimento del danno, pari ad € 172.163,12, un dipendente dell’INPS, autore di una truffa ai danni dell’Istituto, che aveva determinato l’erogazione di undici pensioni di reversibilità a favore di soggetti che avevano falsamente attestato il possesso dei requisiti per l’accesso al trattamento indiretto”.

“Ugualmente riconosciuto colpevole di truffa aggravata – prosegue la relazione – un impiegato della Provincia è stato condannato (sentenza n. 150/2015) a rifondere il danno erariale cagionato all’ente di appartenenza, pari a ben € 12.085.853,13 (oltre 12 milioni di Euro) per avere indotto l’Istituto Finanziario Italiano di Roma, con cui la Provincia aveva stipulato una convenzione, a concedere prestiti le cui somme venivano erogate in assegni, riscossi mediante false firme degli apparenti beneficiari”.

Quindi la sentenza n. 174/2015, nella quale si parla di “condotta truffaldina tenuta da un funzionario dell’Istituto Autonomo Case Popolari, il quale, incaricato dell’elaborazione delle paghe, per quattro anni, dal 2009 al 2013, si era appropriato indebitamente di somme di gran lunga superiori a quanto a lui spettante, liquidandosi due retribuzioni per ogni mensilità accreditate su due istituti bancari diversi”.

“Merita una segnalazione – leggiamo sempre nella relazione – anche la sentenza n. 276/2015, con cui è stato condannato al risarcimento del danno subito dal Ministero della Difesa un brigadiere capo dell’Arma dei carabinieri che, attraverso una falsificazione dei registri e dei verbali diretti a rendicontare il numero di cedole di carburante acquisite dalla Compagnia dei Carabinieri di un paese della Sicilia, dal gennaio 2006 al marzo 2010, si era appropriato di carburante per un controvalore di € 613.750,00”.

Una particolare truffa è stata trattata “nella sentenza n. 533/2015, con cui è stata pronunciata la condanna a carico di un funzionario dell’Amministrazione regionale siciliana per avere causato un danno di € 217.914,00, corrispondente alla somma dei proventi derivanti dalla vendita dei biglietti di ingresso al Parco Archeologico di Catania, nel periodo da aprile 2011 a giugno 2013, riscossi ma non riversati nella Cassa Regionale”.

“In tutte le ipotesi sopra menzionate – sottolinea la dottoressa Savagnone – come anche in tante altre oggetto di sentenze di condanna di questa Corte, viene sempre da chiedersi come sia possibile che impiegati infedeli riescano per lunghissimi periodi di tempo ad appropriarsi di pubbliche risorse, senza che all’interno dell’Amministrazione nessuno si accorga della loro sottrazione, pur essendovi organi preposti al controllo, amministrativo e contabile, di tutti i settori di attività”. 

 

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