Da Lunedì le Province siciliane interrompono i servizi: niente più assistenza ai disabili e alle scuole superiori

4 marzo 2016

I 19 milioni di Euro stanziati dalla Finanziaria regionale 2016 – 19 milioni di Euro – arriveranno tra qualche giorno. Ma serviranno, a malapena, a pagare gli stipendi di Gennaio ai circa 6 mila e 500 dipendenti delle nove ex Province siciliane. I retroscena di una grande beffa dello Stato ai danni della Sicilia, tra fondi nazionali negati e RC auto incamerata dal solito governo Renzi. Amenta (ANCI Sicilia): “Ormai siamo alla pazzia”. La nota di CGIL, CISL, UIL e CSA

E’ ufficiale: da Lunedì prossimo 7 Marzo, si bloccano le attività di tutt’e nove le ex Province della Sicilia. ‘Abolite’, sulla carta, e trasformate, sempre sulla carta, in pomposi Consorzi di Comuni (più le tre città metropolitane ‘fantasma’ di Palermo, Catania e Messina) da una legge regionale lasciata a metà, le Province siciliane esistono ancora, almeno sotto il profilo amministrativo. Ci sono ancora gli uffici. E ci sono circa 6 mila e 500 dipendenti. Ma, grazie al governo Renzi, al governo regionale di Rosario Crocetta e all’Ars, le nove Province commissariate dalla Regione non hanno più soldi. E da Lunedì prossimo, come già accennato, interromperanno l’erogazione di tutti i servizi.

Che succederà? Si interromperà il servizio di assistenza ai disabili. Per essere chiari: niente più mezzi di trasporto per accompagnare i minori disabili a scuola. Cosa che è già in parte avvenuta, se è vero che in alcuni Comuni dell’Isola i minori disabili sono senza assistenza. In compenso la Regione ha “risparmiato risorse” per fare contento il governo Renzi.

Ma non ci saranno solo i disabili lasciati senza assistenza. Anche le scuole superiori, da Lunedì prossimo, dovranno fare a mano dei servizi delle Province. Non sarà il massimo per gli studenti siciliani. Ma anche loro, come dire?, potranno affermare di aver partecipato – direttamente, è il caso di dirlo – al ‘risanamento’ dei conti della Regione e del governo Renzi. Volete mettere?

Poi ci sono le strade provinciali. Che per il 60 per cento sono ormai non percorribili, o percorribili con difficoltà per gli automobilisti. Il tempo, alla fine, è stato clemente: poco freddo, niente neve e pochissime piogge. Via, per quest’anno, le strade provinciali che non sono ancora franate potranno essere ancora percorribili. A fatica, distruggendo gomme e ammortizzatori, ma percorribili.

L’importante, anche in questo caso, aver contribuito a tenere a ‘posto’ i conti di Stato e Regione.

Da notare che la manovra economica e finanziaria della Regione 2016 è stata approvata qualche giorno fa dall’Assemblea regionale siciliana. Deve ancora essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Regione. E, contemporaneamente, le nove ex Province interrompono i servizi.

Una ‘magia’? No. Molto più semplicemente, l’amara realtà dei ‘numeri’. Nella Finanziaria regionale appena approvata, per le nove ex Province, sono stati stanziati 19 milioni di Euro (di questi 19 milioni, 9 milioni di Euro li hanno scippati al Fondo pensioni dei dipendenti regionali!). Questi 19 milioni di Euro serviranno, in buona parte, per pagare gli stipendi di Gennaio dei già citati 6 mila e 500 dipendenti.

Un mese di stipendi, per i dipendenti delle ex Province siciliane, costa circa 14 milioni di Euro. Gli altri 5 milioni di Euro serviranno per il pagamento delle ultime cose prima di ‘chiudere baracca’. Per la cronaca, il costo annuale dei dipendenti delle Province siciliane è pari a circa 180 milioni di Euro.

E lo Stato? Farà qualcosa per impedire l’interruzione dei servizi essenziali? ‘Purtroppo’ ha le mani legate. Lo Stato ha stanziato quasi 500 milioni di Euro per le Province italiane. Ma la Sicilia, si sa, è una Regione Autonoma e, di conseguenza, non ha diritto ai fondi delle Province che fanno capo alle Regioni a Statuto ordinario…

Bello ‘sto giochetto del governo Renzi, no? Quando si tratta di prendersi i fondi di pertinenza regionale – IVA, IRPEF, articoli 36, 37 e 38 dello Statuto – l’Autonomia siciliana, per Renzi e per le burocrazia ministeriali, va a farsi benedire e si prendono, a piene mani, i soldi della Regione siciliana.

Poi, però, il ‘rigoroso’ rispetto per l’Autonomia siciliana viene subito ripristinato quando ci sono di mezzo fondi nazionali. In questo caso l’Autonomia siciliana, per Roma, è di nuovo in ‘vigore’: e, come nel caso dei 500 milioni delle Province, ci negano questi fondi.

Attenzione: non sarebbero poca cosa, ma il 10 per cento circa: circa 50 milioni di Euro. Ma in questo caso la Sicilia è ‘Autonoma’.

Ah, dimenticavamo: lo Stato, da quest’anno, si sta tenendo tutta la cosiddetta RC auto, che era l’entrata certa delle Province.

“Solo con le entrate della RC auto – ci dice il vice presidente di ANCI Sicilia, Paolo Amenta – le ex Province siciliane pagavano il personale. Lo scorso anno il governo Renzi ha deciso di tenersi il 70 per cento di tale imposta. Quest’anno se l’è presa tutta in attesa che la Sicilia approvi la riforma delle Province”.

“La verità è che ormai siamo alla pazzia – conclude Amenta – Quello che il governo nazionale, il governo regionale e l’Ars non capiscono è che stanno bloccando lo stipendio a 6 mila e 500 persone. E, contemporaneamente, stanno provocando l’interruzione di servizi essenziali alla popolazione. A cominciare dai disabili e dalle scuole superiori”.

P.S.

Due domande:

  1. ma Renzi non è quello che nei Tg di pranzo e cena dice che ha già ridotto le tasse e che le ridurrà ancora?
  2. ma quand’è che noi siciliani ce ne andiamo definitivamente da questo Italia che sa solo penalizzarci?

 

Aggiornamento 1:

Sulla situazione finanziaria delle ex Province siciliane, oggi Liberi Consorzi, dopo l’approvazione della Finanziaria regionale, torna a dare l’allarme il Vice Presidente di Anci Sicilia, Paolo Amenta, Sindaco di Canicattini Bagni, così come aveva fatto prima del voto dello strumento finanziario della Regione.

“Nella vicenda delle ex Province – dichiara il Vice Presidente Amenta – esplosa in questi giorni in tutta la sua drammaticità, dopo due anni di commissariamenti, in occasione della discussione della Finanziaria regionale, che la politica ancora una volta ha utilizzato per ‘accontentare’ tutti senza pensare di salvare il malato, qualcuno continua a mistificare la cruda realtà, illudendoci che in fin dei conti tutto va bene”.

“Non è così – continua Amenta – e la politica regionale dovrebbe smetterla con i giochi di prestigio, mettendo e togliendo fondi da un capitolo all’altro, per affrontare, con la responsabilità dovuta, le difficoltà di questi Enti intermedi, le ex Province oggi Liberi Consorzi, che nel territorio erogano servizi ai cittadini, in particolare alle fasce più deboli, ai diversamente abili, e si occupano delle manutenzioni delle scuole e delle strade. Continuare a dire, così come si sta facendo, che con i fondi assegnati dalla Finanziaria appena votata dall’Ars, si sia garantita la sopravvivenza di questi Enti, vuol dire commettere lo stesso errore, nell’intento, purtroppo, di illuderci, ad iniziare da noi Comuni e Sindaci, per i rapporti nel territorio che abbiamo con le ex Province, e perché chiamati tra qualche mese a guidarle, e con noi i cittadini penalizzati per la mancanza di servizi, e gli stessi dipendenti per l’incertezza che regna sul loro futuro”.

“E allora chiariamo – sottolinea il Vice Presidente di AnciSicilia – che i fondi destinati oggi alle ex Province – Liberi Consorzi, serviranno a stento a coprire il pregresso, ovvero il 2015, e non conoscendo quali contratti ogni singolo Ente in questi anni di commissariamento e ancor prima abbia stipulato, resta il dubbio anche per il 2014 e così via. Niente lascia presagire che per l’oggi, e quindi il 2016, si voglia rimettere in moto e far proseguire il viaggio di macchine che si sono inceppate per una ‘rivoluzione’ che non ha prodotto effetti e per i tagli impulsivi ai trasferimenti delle risorse finanziarie destinate alle Autonomie Locali. I 19,5 milioni di euro per la quota corrente, reperiti nella Finanziaria appena votata, da distribuire alle 9 Province, di fatto serviranno a malapena a pagare gli stipendi di un solo mese (e già sono trascorsi due mesi, gennaio e febbraio di questo 2016), considerato che il costo mensile dei 6.500 dipendenti provinciali in Sicilia si aggira sui 14-15 milioni mensili”.

“Penso alla mia Provincia, Siracusa – conclude Amenta – che di questi 19,5 milioni potrà riceverne 2, se tutto va bene, e il costo mensile degli stipendi si aggira su 1,6 milioni, senza calcolare le società partecipate come Siracusa Risorse. Stessa cosa per quanto riguarda i 9 milioni per i ratei mutuo e quelli destinati alle manutenzioni stradali”.

Aggiornamento 2:

“È scandaloso che la riforma delle Province non sia ancora completata”.

Lo dicono le segreterie regionali di Fp CGIL, CISL Fp, UIL Fpl e CSA in una nota congiunta dopo che ieri hanno incontrato le Rsu ed atri rappresentanti di sigle autonome ad Enna, decidendo una nuova mobilitazione dei lavoratori. Previste assemblee di due ore l’8 marzo in ogni provincia e un sit in regionale davanti all’Ars il 15 marzo in concomitanza con l’avvio della discussione parlamentare sul disegno di legge stralcio contenente le norme non discusse in finanziaria.

“Il disegno di legge 1070/A che recepisce i rilievi mossi dal Consiglio dei Ministri alla legge regionale 15/2015 e consente di completare la riforma– sottolineano le segreterie regionali – non è ancora stato calendarizzato per essere discusso ed approvato dall’Ars, nonostante il via libera della Commissione sia arrivato già a dicembre”.

“Sebbene il tema delle ex Province sia stato affrontato nel dibattito d’Aula di questi giorni  – aggiungono  – e persino l’assessore all’Economia ne abbia rilevato la criticità e la conseguente necessità di affrontare al più presto la discussione tenendo anche conto che le esigenze finanziarie ammontano a circa 180 milioni di euro, il disegno di legge rimane fuori dall’ordine dei lavori”.

Nel frattempo, denunciano i sindacati, per gli enti e la gestione dei servizi è il caos: “Non ci sono più certezze sul pagamento degli stipendi ai dipendenti e sulla prosecuzione dei contratti a tempo determinato, i commissari straordinari alzano le mani in segno di resa, i lavoratori non sono neanche considerati nell’ambito del processo nazionale e rischiano di restare fuori da eventuali mobilità presso altre amministrazioni, e i servizi sono allo sfascio totale”.

Insomma, un quadro devastante che fa il paio con la “inconcludente classe politica che sta condannando la Sicilia al peggiore dei destini possibili”. il 15 marzo Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Csa chiederanno di incontrare il Presidente dell’Ars ed i Presidenti dei Gruppi Parlamentari per chiedere l’immediato inserimento all’ordine del giorno del disegno di legge 1070/A. “Se non ci saranno risposte adeguate – concludono – non esiteremo a proclamare lo sciopero dando dimostrazione a tutta la classe politica siciliana, così come è avvenuto con la grande giornata di sciopero del 23 giugno 2015, della determinazione del sindacato e di tutti i lavoratori a portare avanti la battaglia in difesa del servizio pubblico”.

Aggiornamento 2:

lo potete leggere qui

 

 

 

 

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