Non solo Lipari e Petralia. Anche Pantelleria è sul piede di guerra. Formalmente si tratta solo di una sospensione. Ma i panteschi sono arrabbiatissimi e le mamme sono pronte a sfidare le istituzioni, non solo perché è assurdo che un’isola sia privata del punto nascita, ma anche perché le trasferte sulla terraferma sono a loro carico… Silvio Palazzolo, che vive lì, fa il punto della situazione per noi
Pantelleria dice no con rabbia alla chiusura del suo punto nascite. Tanti in piazza a protestare contro questo provvedimento che mette in seria difficoltà tutta la comunità isolana, prime tra tutti, le donne in gravidanza. Negli ultimi giorni del mese di febbraio, ne è stata sospesa l’attività, ma la parola sospensione (e non chiusura) non rassicura nessuno. Quando dovrebbe riprendere? Non si sa. La verità è che non c’è pace per gli abitanti di Pantelleria che si ritrovano, periodicamente ma inesorabilmente negli anni, a protestare o reclamare i servizi basilari. La posizione dell’isola in mezzo al canale di Sicilia, a 65 miglia dalle coste siciliane, pone agli abitanti tutta una serie di oggettive e complesse difficoltà che vanno, in primo luogo, dai trasporti aerei e marittimi che ad ogni scadenza di contratti sono fonte di preoccupazione ed insicurezza, al caro vita che deprime l’economia, mai come in questi anni, tante famiglie stentano ad arrivare a fine mese, fino al problema dei servizi sanitari.
Da anni, infatti, è la sanità il vero cruccio, il buco nero del malessere degli isolani, ed in particolare il reparto di maternità e ginecologia. Si è passati dall’essere ASL autonoma ed autosufficiente, una ventina di anni fa, ad un continuo e costante ridimensionamento della struttura e dei servizi per i cittadini. La criticità del reparto di ostetricia e ginecologia inizia con la richiesta di adeguamento e riassetto dei punti nascita secondo i nuovi criteri che, in teoria, dovrebbero garantire la più completa attenzione e assistenza al bambino che dovrà nascere ad alla mamma. Nei vari decreti ed accordi Stato-Regioni, si è stabilito, come sappiamo, che per essere considerato sicuro, un punto nascita deve registrare minimo 500 parti annuali. La struttura, tra l’altro, deve garantire una guardia attiva di 24 ore, quindi con turnazioni del personale per garantire un servizio di assistenza continuo.
Ma la conseguenza è che i piccoli centri delle zone più disagiate (ricordiamo la rabbiosa protesta del comune di Petralia, sulle Madonie) e le isole, sono lasciate senza alcun presidio adeguato.
Pantelleria, in questi anni, ha goduto di un protocollo particolare – grazie alla forte presa di posizione dell’amministrazione guidata dal sindaco, Salvatore Gino Gabriele, del direttore dell’Asp di Trapani, Fabrizio De Nicola e dell’allora assessore regionale alla sanità, Lucia Borsellino,- che permetteva alle mamme in attesa con una gravidanza normale di partorire sull’isola, e trasferire in terraferma tutte le gravidanze problematiche. La struttura è stata dotata di strumentazione adeguata e figure professionali a garantire il servizio di controllo ed assistenza. Coadiuvato, con base a Pantelleria, del servizio sanitario, con elicottero, del 118.
Ma una nuova tegola si è abbattuta negli ultimi giorni di febbraio con il nuovo innalzamento del limite di nascite annue fissato a 1000, e con il nuovo conseguente adeguamento di strutture e persone che porterà a circa 40 unità, la pianta organica di ogni punto nascita.
Nei giorni scorsi, nel corso di un incontro, il responsabile Asp pur garantendo che il punto nascita sarà mantenuto, non ha potuto che fissarne la sospensione per cercare di adeguare la struttura alle nuove esigenze. De Nicola ha fissato in circa 8 mesi il tempo necessario per trovare una soluzione.
Ma, come accennato, il provvedimento ha suscitato forte contestazione e non è mancato qualche momento difficile durante l’incontro, con tante giovani mamme che hanno chiesto garanzia e attenzione alla delicata situazione a cui sono legate, consapevoli delle difficoltà di un futuro incerto. Hanno manifestato confrontandosi con fermezza perché non è soltanto una questione di avere garantita una adeguata assistenza sanitaria che tutti come cittadini dovremmo avere, ma ci si preoccupa delle forte spese economiche a cui dovranno andare incontro per partorire in terraferma. Problema non certo di secondaria importanza visto che tra alberghi e ristoranti occorreranno di sicuro grosse cifre che non tutte le famiglie potranno sostenere.
Si va delineando, da parte delle mamme, la volontà di far nascere i loro figli sull’isola, una coraggiosa sfida contro dei provvedimenti astrusi e senza senso, si fanno dei tagli lineari mettendo in difficoltà quei luoghi che oggettivamente meritano un altro tipo di attenzione diversa.
Tutto è in discussione e tanti sono i dubbi; su reali tempi di soluzione, se l’ipotesi chiusura definitiva sia alle porte o chi potrà garantire concretamente un adeguato sostegno economica. E’ di oggi la richiesta del sindaco Salvatore Gino Gabriele, di una audizione alle Commissioni Sanità del Senato e della Camera dei Deputati, per esporre la situazione di Pantelleria circa il punto nascita, sostenendo la bontà della struttura ospedaliera e l’ottima organizzazione di assistenza e sicurezza di cui è dotata, nella speranza di avere una via previlegiata di soluzione. Tutti speriamo per il meglio.
La polita e la burocrazia hanno i loro percorsi e tempi, le donne in attesa e la gente comune vivono il disagio. C’è una rabbia sommersa, di pancia, che non ha pace in questi giorni, tutto è troppo lontano, tutto è più grandi di noi, anche l’isolamento, di fatto, di essere isolani, sembra allontanarci dal mondo.
AVVISO AI NOSTRI LETTORI
Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.-La redazione
Effettua una donazione con paypal