Ars: dopo lo scippo sul Fondo pensioni dei regionali va in scena lo scippo di 127 milioni di Euro dalla sanità

1 marzo 2016

Ieri, a Sala d’Ercole, un’altra seduta vergognosa all’insegna dell’ascarismo a 24 carati. Con la maggioranza di centrosinistra che ha deciso di ‘rapinare’ a 5 milioni di siciliani altri 127 milioni di Euro. I retroscena di un’ennesima ‘porcata’. Con il governo Renzi che, ancora una volta, ringrazia gli ‘ascari’ dell’Ars. Le denunce dei grillini Sergio Tancredi e Stefano Zito. Riscossione Sicilia: Crocetta e i deputati sputtanati dal presidente della società, Antonio Fiumefreddo, si sono ‘vendicati’. Fiumefreddo è stato ‘sbarellato’ dalla società con un rito più ‘tribale’ che parlamentare. E oggi il mangia mangia su quello che resta della Tabella H

Dopo lo scippo sul Fondo pensioni dei dipendenti regionali arriva lo scippo di 127 milioni di Euro alla sanità della Sicilia. Così, per tappare i ‘buchi’ provocati dai soldi che Renzi e il suo PD depredano dal Bilancio della Regione, il governo di Rosario Crocetta e la maggioranza di centrosinistra non trovano di meglio che strappare altre risorse alla già disastrata sanità dell’Isola. Sul fronte delle esattorie, il presidente della Regione si è sbarazzato senza tanti complimenti del presidente di Riscossione Sicilia spa, Antonio Fiumefreddo. A chiedergli la testa di Fiumefreddo sono stati i deputati dell’Ars. Una vendetta quasi ‘tribale’ contro un presidente che ha ‘osato’ sputtanare i parlamentari indebitati con la società che gestisce in Sicilia la riscossione a ruolo dei tributi. In cambio della testa di Fiumefreddo, dal testo di legge sono sparite le due parole ‘magiche’: liquidazione ed Equitalia. In pratica, Riscossione Sicilia rimane nelle mani della Regione (e in particolare di Crocetta, che dovrebbe nominare o un commissario o un nuovo consiglio di amministrazione).

Questo, in estrema sintesi, il risultato della giornata parlamentare di ieri a Sala d’Ercole, dov’è ancora in corso il dibattito sul disegno di legge di stabilità (oggi pomeriggio dalle 15,00 in poi dovrebbe andare in scena la spartizione della ‘spoglie’ della ex Tabella H e l’allegato 1: contributi ad enti regionali).

Giornata brutta, quella di ieri. Giornata di ‘vendette’ e di tradimenti. E i primi ad essere stati traditi da un Parlamento siciliano a maggioranza ‘ascara’ sono stati proprio 5 milioni di siciliani. Ai quali il peggiore Governo della storia dell’Autonomia siciliana ha tagliato un altro ‘pezzo’ di sanità pubblica. Proviamo a spiegare che cos’è successo. L’ennesima vergogna di una politica siciliana senza ritegno. 

Ieri è tornato in scena il ‘buco’ della sanità siciliana. Non è un ‘buco’ provocato dagli sprechi, ma dai soldi che, da almeno sei-sette anni, nella pressoché totale opacità dei conti pubblici (nemmeno la Corte dei Conti, fino ad oggi, ha fatto chiarezza su questa incredibile storia), la Regione non eroga alle Aziende sanitarie Provinciali (ASP) e alle Aziende ospedaliere. Per provare a capire i termini di quella che, alla fine, è solo una volgare truffa contabile non sanzionata dalle autorità dobbiamo fare chiarezza sui alcuni ‘numeri’ della sanità siciliana.

Sulla carta – ma come vedremo solo sulla carta – la sanità costa in Sicilia circa 9,2 miliardi di Euro all’anno. In pratica non è così e ormai dovremmo essere intorno ai 7 miliardi e mezzo di Euro. Dove vanno a finire i soldi che mancano? Intanto vengono nascosti con il placet delle ‘autorità’. E non vi dovete stupire: da mesi la commissione legislativa Sanità (sesta commissione) chiede al Governo i dati relativi alla convenzione tra la Regione e l’ISMETT, la struttura legata agli americani di Pittsburg che, nata come centro trapianti, è stata trasformata in un ospedale polifunzionale al servizio di parlamentari, alti burocrati e massoni. Tutto con il denaro pubblico.

L’ultimo dato ufficiale dell’ISMETT riguarda il 2015: ben 94 milioni di Euro all’anno per tenere in piedi questa struttura. Di quest’anno si sa soltanto che ci sarebbe stata una riduzione lieve. Ma il dato ufficiale non c’è, perché l’assessorato alla Salute si rifiuta di fornire i dati ufficiali al Parlamento siciliano. Ordini che arrivano, sembra, dalla massoneria internazionale.

In questo scenario non è facile capire come stanno le cose. Ufficialmente, si dice e si scrive che la Regione paga quasi il 50% delle spese sanitarie siciliane (caso unico in Italia). In realtà non è così. Perché dei 4,6 miliardi che dovrebbe pagare lo Stato 2,4 miliardi circa sono le entrate dell’IRAP, la tassa sul lavoro che viene pagata dalle imprese siciliane.

Lo Stato dovrebbe tirare fuori solo 2,2 miliardi di Euro e non il 50% delle spese sanitarie! Ma ad avviso di chi scrive, Roma non tira fuori nemmeno questi 2,2 miliardi e mezzo di Euro. Ad avviso di chi scrive il miliardo e 800 milioni di Euro circa che viene in buona parte ‘risparmiato’ sulla pelle di 5 milioni di siciliani. Soldi che lo Stato non versa alla Regione e che, di conseguenza, la Regione non versa alle ASP e alle Aziende ospedaliere siciliane (anche se c’è chi dice che una parte di questi soldi potrebbe essere stata trattenuta dalla stessa Regione per pagare precari e forestali).

Da circa 5-6 anni, come già accennato, le ASP e le Aziende ospedaliere dell’Isola si sono ritrovate, in media, con il 10-15 per cento (e forse più) di risorse finanziarie in meno ogni anno. Questo spiega i risparmi forsennati messi in atto soprattutto negli ospedali pubblici: scomparsa di interi reparti, blocco degli stipendi dei medici pubblici, turni massacranti per medici e infermieri, chiusura di alcuni ospedali, Pronto soccorso nel caos, chiusura dei Punti nascita (che non sono stati sbaraccati per la ‘sicurezza’ delle donne siciliane, come cercano di farci credere, ma per risparmiare sulla pelle delle donne siciliane che debbono partorire: scelte amministrative e politiche degne dei peggiori cialtroni).

Le uniche cose che non sono diminuite sono le ‘operazioni’ (la dizione sarebbe un’altra e i nostri lettori non hanno bisogno di ulteriori spiegazioni…) sulla spesa farmaceutica e, soprattutto, sulle forniture mediante bandi che sembrano rigorosamente ‘addomesticati’…

Chi ha pagato per le risorse finanziarie previste dalla legge e non erogate per intero ad ASP e Aziende ospedaliere dell’Isola? In primo luogo i cittadini, come abbiamo già detto, con servizi sempre più carenti. Per il resto, i manager della sanità, d’accordo con il governo regionale, in parte hanno contratto debiti con le banche e in parte hanno usufruito di due mutui contratti dalla Regione: il primo di 600 milioni di Euro circa e il secondo pari a quasi un miliardi di Euro.

Siamo arrivati ai giorni nostri: il già accennato prelievo di 127 milioni di Euro dai fondi regionali destinati alla sanità siciliana serve a pagare questi mutui. Debiti, lo ribadiamo, che sono il frutto – a nostro modesto avviso – dei soldi che lo Stato eroga solo in minima parte a valere sui 2,2 miliardi di Euro che dovrebbe erogare ogni anno (Fondo sanitario nazionale che, in pratica, in Sicilia non esiste quasi più).

Di fatto, un Parlamento siciliano a maggioranza ‘ascara’ sta facendo pagare a 5 milioni di siciliani il ‘buco’ provocato dallo Stato.

L’assessore alla Salute, Baldo Gucciardi, ieri ha detto che la metà di questi 127 milioni di Euro li pagherà lo Stato. E ha detto una sonora bugia alla Pinocchio. Perché, come abbiamo dimostrato con i ‘numeri’, lo Stato non solo non versa alla Sicilia i 4,6 miliardi di Euro (il ‘presunto’ 50% delle spese sanitarie), ma dei 2,2 miliardi di Euro ci darà, sì e no, qualche centinaia di milioni di Euro.

Morale: checché ne dicano l’assessore Gucciardi e i suoi compagni di partito – guarda caso del PD – a pagare questi 127 milioni saranno i siciliani, a cominciare dai medici pubblici e dagli infermieri, che verranno ulteriormente sovraccaricati di lavoro!

Ma sulla sanità siciliana c’è anche un’altra ‘porcata’. Nel 2006 il Governo nazionale di Romano Prodi, con l’avallo del Parlamento nazionale di quegli anni, ha deciso che la quota di compartecipazione della Regione alle spese della sanità dovesse passare, in tre anni, dal 42% circa a quasi il 50%. E così è stato. In cambio lo Stato avrebbe riconosciuto alla Regione siciliana una quota delle accise sui carburanti raffinati in Sicilia. Questo prevedeva il testo della Finanziaria nazionale uscito dalla Camera, relatore l’allora parlamentare nazionale siciliano, Franco Piro.

Al Senato, dove la relatrice era Anna Finocchiaro, siciliana pure lei, il testo è stato artatamente ‘incasinato’. Grazie a tale ‘annacquamento’ – di cui i siciliani debbono essere ‘grati’ alla senatore Anna Finocchiaro (chissà perché quando ci vanno di mezzo gli interessi della Sicilia ci sono sempre personaggi del centrosinistra…) – le burocrazia ministeriali si rifiutano, unilateralmente, di riconoscere alla Sicilia la quota di queste accise (che non sono altro che imposte).

Quanto ha perso la Sicilia dal 2007 ad oggi? I conti li ha fatto qualche anno fa il parlamentare regionale del Movimento 5 Stelle, Sergio Tancredi: un miliardo di Euro per i tre anni di passaggio e 600 milioni di Euro all’anno dal 2010 ad oggi: cioè 4,2 miliardi di Euro circa. In totale, sono 5,2 miliardi che lo Stato deve alla Regione siciliana. Vicenda incredibile che ieri, in Aula, è stata ricordata da un altro parlamentare grillini, Stefano Zito.

Dopo di che – ciliegina sulla torta – ricordatevi, cari lettori, quello che scriviamo da quando questa schifezza di manovra economica e finanziaria 2016 è arrivata all’Ars per la discussione e per l’approvazione: nel silenzio generale stanno approvando una norma che cancellerà, con un colpo di spugna, tutti i crediti che la Regione vanta verso lo Stato: non soltanto questi 5,2 miliardi, ma anche i crediti degli anni passati e i crediti sanciti da sentenze della Corte Costituzionale.

Ricordatevene, cari siciliani, quando andrete a votare: votare per il PD e, in generale, per i partiti di centrosinistra significa dare il voto a gente che sta consentendo al governo Renzi – in assoluto il peggiore nella storia della Repubblica italiana – di depredare alla Regione siciliana una montagna di miliardi! Ci rivolgiamo a tutti i cittadini: agli impiegati pubblici, ai professionisti (medici, ingegneri, architetti, geologi, agronomi e via continuando), ai commercianti, agli agricoltori, insomma a tutti: gli effetti economicamente disastrosi di questa manovra li pagherete voi con un aumento spaventoso delle tasse! Non votate più per questa gente!

Passiamo a Riscossione Sicilia spa. Come abbiamo già detto, hanno vinto i parlamentari. Che, alla fine, si sono ‘vendicati’. E l’hanno fatto in modo subdolo, con le dimissioni inattese di due componenti del consiglio di amministrazione di tale società – Maria Filippa Palagonia ed Eustachio Cilea – che si sono dimessi ieri, mentre era in corso la seduta d’Aula. Una ‘botta’ anche per i tanti dipendenti di Riscossione Sicilia spa che pensavano di salvarsi andando a lavorare sotto le bandiere di Equitalia. Appuntamento che, a nostro avviso, è solo rinviato.

P.S.

Alla fine, se proprio la dobbiamo dire tutta, il presidente – anzi ormai ex presidente di Riscossione Sicilia spa, l’avvocato Antonio Fiumefreddo – esce a testa alta. Ha sputtanato tanti deputati dell’Ars in modo irrituale, certo, ma esibendo ‘numeri’ solo in parte smentiti. Alla fine è stato fatto fuori da Crocetta e dagli’ascari’: e di questo può andare fiero…

Foto tratta da tp24.it

 

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