L’Ars taglia i soldi ai dirigenti regionali, ma mantiene stipendi d’oro ai dirigenti di enti e società regionali

26 febbraio 2016

Le clientele degli enti e delle società regionali non si toccano. Ci sono dirigenti di questi ‘carrozzoni mangiasoldi’ che si portano a casa da 250 mila e 300 mila Euro all’anno. Piccioli ‘mansi’ che la manovra finanziaria 2016 ha confermato. ‘Bocciato’ un milione di Euro per l’università di Enna. Il “Sì” di sala d’Ercole è arrivato per la ‘valorizzazione’ invernale degli stabilimenti balneari. Aspettiamoci un’invasione di ristoranti, pizzerie, bar e discoteche realizzate in legno lungo le spiagge. Forse gli stabilimenti termali di Sciacca e di Acireale potranno essere dati in affitto

La politica siciliana non si smentisce. Nei giorni scorsi, con l’approvazione di una norma ai limiti dell’illegittimità, ha tolto un milione di Euro ai dirigenti ordinari della Regione (in pratica, la norma decurta somme che ai dirigenti vanno riconosciute da contratto, aprendo, di fatto, una stagione di contenzioni, per la gioia degli avvocati). Ieri, invece, prima ha approvato un emendamento del Movimento 5 Stelle che introduceva un tetto alle indennità dei dirigenti degli enti regionali e delle società partecipate dalla stessa Regione, portandolo da 118 mila Euro a 79 mila Euro. Subito dopo l’Aula ci ha ripensato e ha eliminato il toto l’articolo di legge. Morale: i dirigenti di enti e società, in molti casi inutili, continueranno a percepire da 200 a 350 mila Euro all’anno lordi.

Tutto questo è avvenuto con il voto segreto: nell’illusione che i siciliani non capiscano che a reggere il gioco di queste clientele (in  alcuni casi, di ‘divisioni’ di queste prebende con la politica…) siano i partiti di centrosinistra.

“Incredibile ma vero – è stato infatti il commento di Santi Formica, della Lista Musumeci -: il governo della ”rivoluzione’ e del risparmio ha ‘bocciato’ una norma che avrebbe abbassato le spese della Regione”.

Duro pure il giudizio di Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia: “La ‘bocciatura’ della norma sul tetto di spesa dei dirigenti degli enti partecipati dalla Regione rappresenta un chiaro atto di mantenimento delle clientele e di conservazione della casta. Il mantenimento di questi stipendi da nababbbi rappresenta un atto di vera tracotanza. Bravo Crocetta, bravo il PD, questa è la loro rivoluzione di arroganza e clientele”.

Nei giorni scorsi, in un’intervista, Vladimiro ‘Mirello’ Crisafulli, il dirigente storico della Sinistra di Enna e inventore e sponsor del quarto polo universitario della Sicilia – parliamo ovviamente dell’università Kore di Enna – ha ribadito che non ha alcuna intenzione di lasciare il PD. Benché sconfitto alle ultime elezioni comunali – per non farlo diventare sindaco tutti i partiti si sono coalizzati contro di lui, che ha comunque perso per una manciata di voti – Crisafulli resta del Partito Democratico: cosa, questa, che ad Enna e dintorni deve dare molto fastidio a chi, magari nel suo partito, pensava di averlo eliminato politicamente.

È in questo scenario che si inserisce la ‘bocciatura’ del contributo di un milione di Euro all’università Kore di Enna. Sala d’Ercole ha approvato una norma che prevede “interventi finanziari in favore delle Università degli Studi”. tale norma destina una quota parte dei fondi PAC (circa tre milioni di Euro) agli Atenei di Palermo, Catania e Messina. Enna è stata esclusa (52 i parlamentari che, nel segreto dell’urna, hanno votato per ‘impiombare’ l’università Kore di Enna, 11 i favorevoli).

Sempre ieri l’Aula ha detto “NO” alla tassa sugli aeroporti. E’ stato respinto l’articolo che avrebbe introdotto un’imposta sulle emissioni sonore degli aerei civili. ‘Bocciata’ anche – sempre con il voto segreto – la norma sulla valorizzazione dei beni immobili della Regione. Gli immobili sarebbero stati affidati a società pubbliche già costituite. Sottop, a quanto pare, c’era qualche ‘operazione’ da un milione e mezzo di Euro preparata da tempo. Ma l’Aula, grazie a un emendamento dei grillini, ha mandato tutto all’aria.

Approvata, invece, la norma che proroga al 2018 il recupero, “a fini abitativi, dei sottotetti, delle pertinenze, dei locali accessori e dei seminterrati degli edifici esistenti e regolarmente realizzati”. Il “Sì” dell’Ars è arrivato per i parcheggi di interscambio da realizzare a Palermo, a Catania, a Messina e, in generale, nei Comuni con un numero di abitanti superiore a trenta mila.

L’Ars, invece di occuparsi del 60 per cento e forse più delle strade provinciali della Sicilia ormai inagibili ha pensato bene di inserire nella manovra finanziaria una nuova ‘scorpacciata’ di appalti per ridurre il traffico pesante nei centri urbani. 

E’ andata in porto, invece, una bella ‘operazione’ camuffata ad arte come la nuova valorizzazione, per tutto l’anno, degli stabilimenti balneari. Cosa, questa, che è vera solo in parte. Contro questa norma – che di fatto aggira in modo pesante, se non devastante, la legge regionale numero 78 del 1976 (la legge che ha introdotto l’inedificabilità assoluta entro i 150 metri dalla battigia) – si è giustamente pronunciato il parlamentare dell’UDC, Girolamo ‘Mimmo’ Turano, che non le ha certo mandate a dire:

“E’ una norma – ha detto Turano – che permetterà di realizzare strutture precarie entro i 150 metri dal mare, camuffandole come esercizi balneari”.

Gli effetti potrebbero essere devastanti, non soltanto lungo le spiagge della nostra Isola – che di fatto verranno in buona parte privatizzate – ma anche nelle Riserve naturali costiere, se è vero che, da qualche anno a questa parte, gli ambientalisti che li gestiscono sono a caccia di soldi.

Con la scusa che in Sicilia il tempo è bello anche in inverno, assisteremo, con molta probabilità, all’espansione degli stabilimenti balneari presenti e alla realizzazione di nuovi stabilimenti. Li realizzeranno in legno, ovviamente, “pronti per essere rimossi”: ma oltre che per andare a prendere il sole e per godersi il mare, tali stabilimenti diventeranno bar, ristoranti, discoteche. Forse – ma non è detto – non li trasformeranno in alberghi “pronti per essere smontati”…

Soddisfatto il presidente della regione, Rosario Crocetta, per l’occasione in Aula (ogni tanto anche lui ‘frequenta’ il Parlamento siciliano, a tempo perso, naturalmente, quando non ha cose più ‘importanti’ da fare…). Massacro del territorio? Ma quando mai, ha detto i governatore: “La collocazione dei lidi è disciplinata dai piani dei Comuni dove non è possibile non saranno installati”.

Peccato che i Comuni sono tutti senza soldi. Risultato probabile: per rimpinguare le ‘casse’ i sindaci delle città costiere faranno a gare per ‘valorizzare’ le spiagge. la regione ci dovrebbe guadagnare pure. Sempre che, come la scorsa estate, la Tunisia rimanga infognata nelle guerre e i turisti continuino a scegliere la Sicilia.

Positivi i commenti di Mariella Maggio, PD, presidente della commissione Territorio e Ambiente, e di Giuseppe Picciolo, capogruppo di Sicilia Futura.

I deputati dell’Ars, bontà loro, hanno dedicato una parte del loro prezioso tempo alle Terme di Sciacca e di Acireale. le due gloriose aziende termali della Sicilia sono chiuse. Nei primi anni del 2000, com’è noto, i beni di queste aziende termali regionali sono stati conferiti a due società per azioni: una spa per le Terme di Sciacca e una società per le Terme di Acireale.

Le due società non sono state create per rilanciare i due stabilimenti termali, ma per cederli ai privati. Un progetto di privatizzazione che i dirigenti di Forza Italia della Sicilia non hanno avuto la capacità politica di portare a termine. Così le due società sono state poste in liquidazione.

Ci sono beni che sono nella disponibilità delle stesse società termali in liquidazione e beni della Regione che sono stati ceduti in usufrutto. Questa situazione confusa ha impedito ai liquidatori di bandire le gare per affittare queste strutture termali. Con la norma approvata dall’Ars i liquidatori potranno bandire le gare e affittare gli stabilimenti.

L’Aula riprenderà i lavori oggi pomeriggio alle 15,00.

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