Dopo il via libera ai droni di Sigonella, l’ISIS colpirà la Sicilia? La parola ai Siciliani

25 febbraio 2016

Un fatto è fuor di dubbio: il Governo Renzi non è il Governo Craxi. Se il leader socialista diede lustro e onore all’Italia, bloccando gli americani a Sigonella, l’attuale capo del governo del nostro Paese, leader di un partito che non sappiamo come definire, si è prostrato al cospetto del ‘premio Nobel per la pace’, Obama, concedendo agli USA la facoltà di far partire i droni, supponiamo per le solite, italiche ‘missioni di pace’… Ma cosa pensano i Siciliani? La nostra Isola è diventata un obiettivo da colpire? Abbiamo avviato un sondaggio che andremo aggiornando man mano che arriveranno le risposte

Il Governo Craxi bloccò gli americani a Sigonella, costringendo i militari statunitensi a lasciare la Sicilia con la coda in mezzo alle gambe. Il Governo Renzi ha aperto le ‘gambe’ di Sigonella, dando agli USA la libertà di fare decollare dalla base militare della piana di Catania i droni armati per operazioni militari contro l’ISIS in Libia e in tutta l’area del Nord Africa. L’articolo in cui vi abbiamo raccontato questi ultimi fatti ha registrato migliaia di lettori (lo trovate qua) a conferma del fatto che i Siciliani non hanno affatto sottovalutato la notizia.

Un interesse comprensibile se si considera che a nessuno piace che il proprio territorio diventi una vera e propria piattaforma militare da cui partono operazioni offensive e, di conseguenza, anche un obiettivo da parte di chi questi attacchi li subisce.

Costernazione e rabbia in considerazione del fatto che il Governo Renzi ha fatto tutto in gran segreto e che nessuno si è sentito in dovere di informare i Siciliani.

Un fatto è certo: la preoccupazione sta crescendo. Sappiamo che, dopo i fatti di Parigi, anche in Sicilia l’allerta terrorismo è stato innalzato al massimo. In quell’occasione era stata stilata anche una lista di possibili obiettivi che, ovviamente, includevano oltre alle basi militari, il Muos di Niscemi (altro ‘regalo’ degli americani e del Governo nazionale ai Siciliani), alcuni simboli della Cristianità, come la cappella Palatina del Palazzo Reale (sede dell’Assemblea regionale siciliana) e, in generale, le principali città dell’Isola oltre a raffinerie di Augusta e le piattaforme petrolifere (in Sicilia gli idrocarburi si cercano in mare, ma anche sulla terraferma).

Ma cosa è cambiato adesso che la Sicilia è stata ufficialmente trascinata in una nuova guerra contro gente che risponde con attentati terroristici? I rischi sono aumentati?

Visto che nessuno, al di là dello Stretto, si è preoccupato di informarci, né tantomeno di ragionare sui possibili rischi a cui ci hanno esposto, abbiamo deciso di dare la parola ai Siciliani. Insomma, solo noi possiamo preoccuparci della Sicilia e questo è un fatto certo. Nel nostro piccolo sondaggio stiamo coinvolgendo tante persone e molte ci stanno rispondendo.

Cominciamo col pubblicare le risposte che abbiamo già ricevuto (aggiungeremo man mano quelle che ci arriveranno), diverse tra loro e che riservano pure qualche sorpresa. Apriamo le danze con Pietro Ancona, storico leader della Cgil siciliana e attento osservatore della politica estera che, come di consueto, offre una visione originale: “L’ISIS è una creatura degli USA, non ha nessun interesse a colpire la Sicilia così come non ha interesse a colpire Israele. Semmai ad attaccarci potrebbe essere qualche patriota libico”. Per Ancona, insomma, se c’è qualcuno che non gradirà la collaborazione italiana a questi nuovi attacchi, è proprio la Libia.

Di diverso parere il deputato regionale del M5S, Sergio Tancredi, secondo il quale “sicuramente la Sicilia è più esposta, soprattutto Mazara del Vallo che ospita la stazione di pompaggio da dove passano miliardi di metri cubi di gas che arriva dal Nord Africa”. Insomma, come hanno già fatto, i terroristi potrebbero prendere di mira gli asset energetici, colpire quindi gli interessi economici di quelli che considerano nemici.

Abbiamo interpellato anche Maurizio Balistreri, docente universitario a Messina, già parlamentare regionale, autonomista ed esponente storico della tradizione socialista siciliana: “Certamente siamo più esposti dopo l’autorizzazione ai droni armati da Sigonella, ma penso che gli obiettivi dell’ISIS siano sempre gli aeroporti militare e il Muos, oltre alla stessa base di Sigonella”.

Non solo questi obiettivi per Pino Apprendi, esponente del Partito Democratico siciliano, per il quale “a rischio sono i posti dove si affollano le persone. Lo erano prima e lo sono ancora di più ora con Sigonella coinvolta in pieno. Le città possono essere Palermo Catania e Mazara del Vallo. I luoghi più frequentati simbolo con platea internazionale di visitatori Palazzo dei Normanni, Catania Aereoporto e a Mazara il porto”. 

Anche Santo Trovato, indipendentista del movimento Siciliani Liberi, pensa alle città: “Con i mezzi che ha a disposizione l’ISIS, non credo che gli obiettivi possano essere le basi militari americane e i siti di stoccaggio di armi in Sicilia degli americani. Penso, piuttosto, che gli obiettivi possano essere, a scopo puramente terroristico e mediatico, posti dove vi è grande concentrazione di persone, quali, per esempio, teatri, ristoranti o grossi centri commerciali (a Catania vi sono diversi grossi centri commerciali) e anche aeroporti. Ma, allo stato dell’arte, non credo che la Sicilia possa essere per l’ISIS un obiettivo primario. Penso, piuttosto, a città italiane più rappresentative, quali, per esempio, Milano o Roma, o anche Firenze e Venezia”.

Ci risponde anche Igor Gelarda del sindacato di polizia Consap. Che ci offre una risposta articolata. Innanzitutto parla di rischi legati a rappresentanti delle istituzioni di origini siciliane: “L’ ISIS – dice – potrebbe prendere di mira il Presidente della Repubblica, che è il simbolo della nostra nazione e poi anche il presidente del Senato che è una delle più alte cariche istituzionali. Ancora ovviamente riferimenti e origini siciliane ha anche il ministro dell’Interno”.

“Tuttavia- prosegue Gelarda-  io sono tra coloro che esclude l’idea che, normalmente, i terroristi in generale, possano arrivare in Sicilia tramite i barconi. Per cui sei un pericolo c’è per la Sicilia, questo non è direttamente collegato al fatto che è un luogo di sbarco, quanto proprio alle personalità che vi sono al suo interno. Certo, non possiamo escludere qualche operatore solitario che magari arrivi anche attraverso i barconi, ma sicuramente non si tratterebbe di un attacco strutturato del califfato. Ancora e per finire il rischio per la Sicilia sta anche nella sua posizione geografica: colpire un obiettivo in Sicilia significherebbe colpire il centro del Mediterraneo, ovvero quella cerniera che unisce o che divide il mondo islamico dalla cultura occidentale”.

Pensa a qualche lupo solitario anche Gian Joseph Morici, collega che vive a Parigi e che da anni segue i fatti di terrorismo: “In Sicilia potrebbe accadere quello che può succedere da qualsiasi altra parte. Esclusi obiettivi sensibili, quali quelli militari, il pericolo è rappresentato da imprevedibili lupi solitari”. 

Abbiamo lasciato per ultimo il commento sicuramente più originale. Quello di Giuseppe Pizzino, leader di Progetto Sicilia: “Mi dispiace, ma non penso di essere utile a questo sondaggio considerato che ritengo più dannosi i parlamentari siciliani rispetto ai terroristi dell’ISIS, prima eliminiamo i terroristi indigeni e poi pensiamo agli stranieri”. 

Come detto, stiamo continuando a raccogliere risposte che aggiungeremo man mano che arrivano. Anche voi, se volete, potete dire la vostra, commentando l’articolo qui sotto o inviando le vostre riflessioni a inuovivespri@gmail.com.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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