Da Sigonella droni armati contro l’Isis, ma i Siciliani non devono sapere…

22 febbraio 2016

E’ il Wall Street Journal a dare la notizia: il Governo italiano, da circa un mese e in gran silenzio, ha autorizzato gli americani a fare decollare da Sigonella droni armati per operazioni militari contro l’Isis in Libia e in tutta l’area del Nord Africa. 

Il giornale racconta di negoziati che vanno avanti da un anno e sottolinea anche che Roma avrebbe detto sì a patto che si tratti di missioni difensive, a supporto cioè delle forze speciali già presenti in zona. L’amministrazione Obama starebbe ancora tentando di persuadere il governo italiano ad autorizzare l’uso dei droni anche in operazioni offensive, come quella condotta venerdì scorso contro un campo dell’Isis a Sabratha, nel nordovest della Libia in cui sono stati uccisi almeno 30 jihadisti.

Ad occhio e croce si tratta di una ricostruzione che suscita qualche dubbio: si tratta, infatti, di droni armati e non di droni spia o di ricognizione; difficile- e illogico- che possano essere utilizzati per altri scopi se non quelli che prevedono l’uso di armi di cui sono dotati. Non solo: le forze speciali già presenti in zona hanno compiti d’attacco. Che cosa potrebbero fare i droni se non appoggiare questi attacchi? 

Che significa questo per la Sicilia?

Va da sé che la Sicilia entra a pieno titolo negli obiettivi strategici dell’Isis visto che dalla nostra regione, checché ne dicano i giornali americani, partono operazioni che non possono che essere offensive. 

Un ringraziamento particolare al Governo Renzi che, come dice il WST, ha dato il permesso agli Usa “quietly”, che tradotto significa senza fare sapere niente a nessuno, nemmeno ai Siciliani che evidentemente non hanno neanche il diritto di sapere di essere stati coinvolti in una guerra.

Aggiornamento

Matteo Renzi, intervistato da RTL, ha detto che “le autorizzazioni saranno caso per caso, se si tratta di fare iniziative contro dei terroristi c’è uno stretto rapporto tra noi, gli americani e gli altri alleati. E di conseguenza siamo in piena sintonia con i nostri partner internazionali. La priorità è sempre e comunque quella di una risposta diplomatica. Poi se ci sono delle evidenze che ci sono dei potenziali attentatori che si stanno preparando, l’Italia fa la sua parte con tutti gli altri”.

La sostanza non cambia. Intanto, visto il servilismo del Governo italiano (come dimostra il caso Muos, ad esempio), non è credibile che ci possa essere un caso in cui l’autorizzazione non sarà concessa. E resta intatta la gravità del silenzio con cui è stata operata questa scelta svelata ai Siciliani da un giornale straniero.

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