Referendun contro le trivelle: la data del 17 Aprile potrebbe slittare. Intanto i Siciliani preparano lo scontro con i petrolieri

16 febbraio 2016

Sei Regioni italiane gestite da persone serie hanno sollevato due conflitti di attribuzione davanti la Corte Costituzionale su altrettanti quesiti esclusi dalla Corte di Cassazione. La Consulta si pronuncerà il 9 Marzo. Se darà ragione alle sei Regioni, il governo Renzi sarebbe costretto a rivedere la data del referendum. Intanto in Sicilia i comitati che si battono contro le trivelle che potrebbero distruggere il mare si organizzano al grido: ‘U mari non si spirtusa!

Il governo Renzi sta facendo di tutto per boicottare il referendum che punta a bloccare le trivelle. E lo sta facendo provando a giocare sul mancato raggiungimento del quorum. E’ per questo che ha scelto come data il prossimo 17 Aprile, evitando di abbinare la consultazione referendaria con le elezioni amministrative. Una grande scorrettezza che costerà alla ‘casse’ del nostro Paese 300 milioni di Euro in più. Ma, si sa, quando c’è da difendere gli interessi dei petrolieri (oggi in verità mezzo falliti con il petrolio ai minimi storici), il PD e Renzi non badano a spese.

Ma gli sforzi del nostro capo del governo, questa volta, potrebbero risultare inutili. Perché il referendum promosso da 9 Regioni (la Sicilia di Rosario Crocetta e del centrosinistra che la governa, con il PD in testa, non fa parte di queste 9 Regioni: ‘ascarismo’ petrolifero…) e dal movimento No Triv potrebbe slittare. Così, almeno, abbiamo letto sul quotidiano Il Messaggero:

“Lo slittamento potrebbe rendersi necessario – scrive la testata romana – a seguito dell’ultima carta calata da sei Consigli regionali che hanno sollevato davanti alla Corte Costituzionale due conflitti di attribuzione su altrettanti quesiti esclusi dalla Cassazione lo scorso gennaio”.

La parola, insomma, ritorna alla Consulta. Se i due ricorsi verranno accolti i cittadini italiani sarebbero chiamati ad esprimersi non soltanto sulla durata delle trivellazioni in mare, ma anche sui Piani delle aree, ovvero sugli strumenti di pianificazione delle trivellazioni che debbono coinvolgere le stesse Regioni e che il governo Renzi ha abolito con la legge di Stabilità.

Non solo. Potrebbe tornare in vita – sempre se la Consulta riterrà corretta tale tesi – anche il quesito sulla durata dei titoli per la ricerca e lo sfruttamento degli idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma: argomento, questo, che interessa molto la Sicilia, dove le trivelle, oltre che in mare, operano anche sulla terraferma.

La Corte Costituzionale si pronuncerà il prossimo 9 di Marzo. Se la Consulta darà ragione a chi ha inoltrato ricorso, il governo Renzi sarebbe costretto a rivedere la data del referendum, questo perché vanno comunque garantiti 45 giorni di campagna referendaria.

Sarà interessante capire cosa farà il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: firmerà il decreto del governo Renzi, con la data del 17 Aprile? O aspetterà il pronunciamento della Consulta? Per una questione di rispetto verso la Consulta (della quale lo stesso Mattarella ha fatto parte), il Quirinale, prima di firmare il decreto, dovrebbe attendere il pronunciamento dei giudici costituzionali. 

Intanto in Sicilia chi si batte contro le trivelle, che rischiano di provocare danni gravissimi al Mediterraneo, ci si prepara per il referendum. Nel Trapanese è andate in scena un’assemblea del Coordinamento Provinciale in difesa del territorio composto – oltre che da singoli cittadini – anche dalle associazioni Trapani Cambia, CortoCircuito, ‘Peppino Impastato’ di Salemi. Il Coordinamento provinciale ha deciso di costituirsi in Comitato provinciale referendario. Hanno aderito Possibile-Trapani, Rete degli studenti-Trapani, Cambia Petrosino, Misericordia Petrosino, comitato Spiaggia di Torrazza, Liberi a Sinistra.

“All’indomani dell’indizione del referendum – si legge in un comunicato – è risultato, infatti, necessario e quanto mai urgente organizzarsi al fine di sensibilizzare la popolazione sull’argomento. Una popolazione che già difficilmente potrà crearsi un’idea corretta dato il poco tempo a disposizione. Il comitato provinciale si impegna a svolgere iniziative di sensibilizzazione capillare perché violento e insensato è l’attacco sferrato ai diritti delle popolazioni e dei territori: attacco che si traduce in vere e proprie imposizioni che mettono in serio rischio l’ambiente, il diritto fondamentale alla salute, nonché interi comparti economici come l’attività ittica e il turismo. Urge pertanto diffondere il più possibile il messaggio che ‘U mari non si spirtusa”.

“Il Coordinamento provinciale in difesa del territorio – si legge sempre nel comunicato – aderisce altresì alla manifestazione regionale contro il Governo Crocetta indetta per il 30 Marzo. Una marcia popolare voluta da tutti i movimenti attivi sul territorio siculo in difesa dei diritti e dei territori. Ricordiamo infatti che il governatore siciliano non solo ha prima avallato le scelte del partito romano nel nome di benefici economici che ENI ha promesso in cambio delle concessioni; non solo si è reso responsabile dell’ennesimo ricatto salute-lavoro minacciando la chiusura del sito di Gela nel caso in cui non si fosse assecondata ENI; ha inoltre deciso di costringere l’intero PD regionale a votare contro la proposta referendaria per l’abrogazione delle norme dello Sblocca Italia in tema di concessioni petrolifere, pur essendo la Sicilia la Regione maggiormente coinvolta dal provvedimento”.

“La proposta referendaria è stata comunque presentata da altre Regioni e accolta dalla Corte Costituzionale. Un braccio di ferro al quale istituzioni e imprenditoria estrattiva e petrolchimica non potranno sottrarsi. Scenderemo dunque in piazza per dire anche in quella giornata ‘No’ alle trivelle e, in generale, a un modello di sviluppo per nulla virtuoso, fondato su devastazione ambientale, migrazione forzata, militarizzazione dei territori; un modello di sviluppo che, per avallare gli interessi di grandi imprenditori, super potenze mondiali e governo nazionale, mette costantemente in pericolo la nostra salute e ci nega una vita dignitosa nei luoghi in cui siamo nati. Riteniamo necessaria una partecipazione di massa e, per l’occasione, si sta organizzando una partenza in pullman. E’ possibile prenotare i posti scrivendo alla mail del coordinamento coordprov@gmail.com oppure ai seguenti numeri di contatto:

Chiara (Marsala)3284179665

Nicola (Salemi) 3270247352

Francesca( Petrosino) 3200517537

Emily (Trapani) 3284474656

Anche Il Movimento Siciliani Liberi – del quale il professore Massimo Costa è uno dei protagonisti – invita la popolazione della Regione siciliana e tutti i cittadini italiani di andare a votare “SI” al Referendum che si terrà giorno 17 Aprile 2016, per raggiungere il Quorum necessario ad impedire le trivellazioni nel Canale di Sicilia.

Contro le trivelle, sempre per votare Sì al Referendum, si è schierato anche il movimento Insieme si può di Alfio Di Costa.

 

P.S.

I protagonisti dei movimenti e delle associazioni che si battono contro i petrolieri e per la tutela del nostro mare possono inviare i propri comunicati e comunicare le manifestazioni che organizzano al nostro blog o possono contattarci sulla rete.

 

 

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