La Sicilia che affonda: Crocetta è il presidente della Regione o fa finta di esserlo? Mandiamolo a casa

4 febbraio 2016

Acqua, rifiuti, Muos, agricoltura, artigianato, formazione professionale, politiche del lavoro, Comuni, ex Province: i disastri provocati del governo Crocetta ormai non si contano più. Inutile prendersela con un non presidente della Regione buono solo per calare la testa a Roma. Il problema siamo anche noi Siciliani che non riusciamo a organizzare una protesta corale per mandare a casa questo personaggio e un Parlamento siciliano che non riesce nemmeno a difendere le leggi che approva davanti la Corte Costituzionale – Aggiornamento: il papocchio dell’assessore Pistorio in materia di appalti…

L’ultima puntata di un serial che sembra infinito è andata in scena ieri a Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano: i vertici dell’ENI sono arrivati a Palermo per discutere del futuro di Gela (leggere il rilancio dell’industria in questa città dopo la chiusura della raffineria), ma lui, Rosario Crocetta (peraltro ex sindaco di Gela), non si è presentato. Forse ormai si è abituato alla propria assenza.

Perché, a volerla dire tutta, la Sicilia non ha mai conosciuto un presidente della Regione più assente di questo personaggio.

Alcuni osservatori sostengono che il suo, ormai, è un meccanismo di difesa: più parla, più diventa meno credibile. Perché – spiegano sempre questi osservatori – avendo rigorosamente tradito quasi tutti gli impegni assunti durante la campagna elettorale dell’estate del 2012, meno parla, meglio è.

Non sappiamo se questa possa essere una giustificazione. Ma non si può non osservare lo spettacolo incredibile al quale assistiamo in questi ultimi mesi.

Il presidente di una Regione, per definizione, segue le cose più importanti dell’Amministrazione. E accompagna i propri assessori per dare forza e autorevolezza alle scelte amministrative. In Sicilia assistiamo invece a qualcosa di incredibile.

Da quando si è insediato l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, il presidente della Regione è stato praticamente esautorato in una materia che dovrebbe essere lui a gestire, e non un assessore, peraltro non siciliano! I rapporti finanziari tra Stato e Regione, per definizione, li gestisce il presidente della Regione. Invece Crocetta non viene nemmeno interpellato. E non dice nulla. Subisce e sta zitto.

L’assessore Baccei convoca le conferenza stampa, parla con i giornalisti. Illustra le linee del governo. Fa, insomma quello che dovrebbe fare il presidente della Regione. Anzi, fa di più: tratta con il governo nazionale – del quale è diretta promanazione, con un mostruoso conflitto di interessi politico – su questioni che riguardano la Sicilia. E’ stato Baccei, nei mesi scorsi, a comunicare ai giornalisti, nel corso di una conferenza stampa, che l’articolo 37 dello Statuto siciliano è “di difficile applicazione”. E che l’articolo 36 va smantellato.

Su questi fatti gravissimi, annunciati da un personaggio – Baccei – che nessuno in Sicilia ha eletto, il presidente Crocetta non ha trovato nulla da dire. Il fatto politico diventa ancora più grave se si pensa che Baccei è stato nominato da Crocetta su indicazione di Renzi. E che agisce per conto di un Presidente del Consiglio – lo stesso Renzi – che non ha alle spalle un mandato parlamentare.

Perché Renzi, lo ricordiamo, non è nemmeno parlamentare della Repubblica.

Da dove trae, Renzi, la legittimazione a governare l’Italia? Da un Parlamento di ‘nominati’ che è stato, di fatto, delegittimato da una sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato incostituzionale la legge elettorale nota come Porcellum.

Riassumendo, possiamo dire che Renzi – che non è nemmeno parlamentare – guida il governo del nostro Paese grazie al voto di un Parlamento delegittimato. Da Presidente del Consiglio impone al presidente della Regione siciliana – con pressioni politiche – il signor Baccei come assessore regionale all’Economia. Il signor Baccei – che non ha alcuna legittimazione, se non la nomina di Crocetta, ‘decide’ la sorte di due articoli finanziari dello Statuto siciliano: l’articolo 36, dice Baccei, va sbaraccato; l’articolo 37 va applicato al ribasso.

Quindi, se ci riflettiamo, lo Statuto autonomistico siciliano – che è ‘costituzionalizzato’ e che in parte non è stato applicato – dovrebbe adesso essere in parte sbaraccato (articolo 36) e in parte ulteriormente sminuito (applicazione al ribasso dell’articolo 37) da due soggetti – Renzi e Baccei – che non hanno alcuna legittimazione popolare.

Il tutto sotto gli occhi di un Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che è siciliano; e di un presidente del Senato, Piero Grasso (la seconda carica dello Stato, secondo la nostra Costituzione), anche lui siciliano!

Il tutto con il silenzio del nostro presidente della Regione, Rosario Crocetta, che trova tutto questo normale.

Proviamo ad elencare i danni che ha prodotto questo signore? In campagna elettorale aveva detto che avrebbe lottato contro il MUOS di Niscemi. Dopo che è stato eletto ha affermato che il MUOS “è uno strumento di pace”…

A difendere i Siciliani dagli effetti nefasti del MUOS è la magistratura, non il governo regionale. Questa è una considerazione oggettiva. Che, piaccia o no a chi delegittima la magistratura, dà addirittura ragione a Magistratura democratica, che negli anni ’70 del secolo passato sosteneva che la magistratura, là dove le condizioni l’avessero richiesto, avrebbe potuto e dovuto sostituirsi alla politica.

Di fatto, è quello che sta succedendo con il MUOS a causa dei don Abbondi del governo regionale…

Rosario Crocetta aveva promesso il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua. Ha fatto poco o nulla per fare in modo che il Parlamento siciliano approvasse una legge per il ritorno alla gestione pubblica del servizio idrico. Sala d’Ercole ha approvato lo stesso una legge forse un po’ confusa: ma con il chiaro obiettivo di tornare alla gestione pubblica dell’acqua.

Anche su questo fronte abbiamo assistito – e continuiamo ad assistere – a qualcosa d’incredibile. Un assessore regionale con delega alla gestione dell’acqua – la signora Vania Contraffatto – che nessuno ha eletto, ma che, come Baccei, è stata imposta al governo siciliano dal PD di Renzi, dice al Parlamento siciliano che è sbagliato approvare la legge.

La legge viene approvata dall’Ars. Ma non viene applicata. Perché il governo regionale – in questo caso il presidente della Regione, perché è lui che firma e pubblica le leggi regionali – aspetta il ‘giudizio’ del governo nazionale.

In realtà, quello del governo nazionale non è un ‘giudizio’, ma un ‘parere’ sulla costituzionalità della legge approvata dal Parlamento siciliano. Palazzo Chigi, su questa e su tutte le altre materie, non è la ‘Cassazione’. Sulla costituzionalità delle leggi si pronuncia la Corte Costituzionale e non il governo del nostro Paese!

Il governo nazionale – che ormai si è sostituito all’Ufficio del Commissario dello Stato (ancora ‘complimenti’ agli autori di questo papocchio: grandi ‘giuristi’…) – dice che la legge sull’acqua pubblica approvata dal Parlamento siciliano sarebbe “incostituzionale”. E’ un suo parere.

Che fa il governo Crocetta di fronte alla presa di posizione di Roma? Decide di non difendere le ragioni del Parlamento siciliano e di dare per buona – perché di fatto è quello sta succedendo – la tesi del governo Renzi, secondo il quale la legge siciliana sull’acqua pubblica sarebbe incostituzionale.

Insomma: un governo nazionale presieduto da un personaggio che nessuno ha mai eletto – Renzi – sostiene che una legge approvata dal Parlamento siciliano (composto, piaccia o no, da 90 deputati eletti dal popolo) sarebbe incostituzionale. Con il governo siciliano che umilia il Parlamento dell’Isola e dice a Roma: “Avete ragione voi”.

E chi è che comunica ai parlamentari siciliani che il governo regionale non chiederà alla Corte Costituzionale di pronunciarsi sulla legge siciliana sull’acqua pubblica? La signora Contraffatto, assessore regionale che nessuno, in Sicilia, ha mai eletto!

Dunque la parola di questa signora – nominata dal signor Crocetta – vale molto di più di una legge approvata dal Parlamento siciliano. Il presidente dell’Ars e i vice presidenti del Parlamento siciliano non hanno nulla da dire?

Dunque la parola di questa signora vale molto di più del risultato del referendum sull’acqua, quando gl’italiani si sono pronunciati in favore della gestione pubblica dell’acqua.  

Il vero problema, però, è Crocetta, questo non-presidente della Regione. Certo, la maggioranza di centrosinistra ha le proprie responsabilità. Certo, il PD siciliano ha le proprie responsabilità.

Ma chi dovrebbe difendere la Sicilia e non lo sta facendo è il presidente della Regione.

Dobbiamo ricordare la storia delle trivelle nel Mediterraneo? La Sicilia è l’unica Regione del nostro Paese, toccata da questo gravissimo problema, a non aver presentato ricorso presso la Consulta. Interessi di partito, visto che Crocetta è del PD? Non esiste. Anche altri presidenti di Regione sono del PD. Ma hanno presentato lo stesso il ricorso. Perché prima vengono gli interessi della gente, poi gli affari, detti anche interessi di partito. Per il signor Crocetta, invece, funziona al contrario.

Il discorso potrebbe continuare con i rifiuti, altro settore gestito dalla signora Contraffatto. Tutti sanno che gli inceneritori non risolvono il problema legato all’emergenza rifiuti: servono solo a fare affari. L’ha spiegato in tutte le salse il professore Aurelio Angelini, docente di Sociologia dell’ambiente all’Università di Palermo, una delle massime autorità in Italia in materia di gestione e trattamento dei rifiuti. Ma Crocetta fa finta di nulla.

Assistiamo, così, al ‘caso’ – sicuramente unico – di un presidente della Regione che quando parla fa danni, quando non parla produce lo stesso danni.

Sbagliato prendersela solo con lui. O con il PD.

La verità è che i primi responsabili dei disastri di Crocetta siamo noi siciliani. Non tanto perché l’abbiamo eletto (nel 2012 i suoi sponsor erano celebratissimi e alcuni – è il caso di Confindustria Sicilia di Antonello Montante – esempi di ‘legalità), quanto perché non riusciamo a trovare un modo per mandarlo a casa.

Conosciamo bene i danni che ha fatto (incredibile, ad esempio, il ‘Patto scellerato’ che ha firmato nella primavera del 2014, quando ha rinunciato, a nome di 5 milioni di Siciliani, a circa 5 miliardi di Euro: se ci fosse anche un quarto di questi soldi che ci sono stati riconosciuti, con una sentenza, dalla Corte Costituzionale oggi migliaia di siciliani non sarebbero in profonda crisi!). Ma, lo ribadiamo, di concreto non facciamo nulla per liberare la Sicilia da questo personaggio e da chi lo tiene ancora a Palazzo d’Orleans.

La crisi della Sicilia è ormai generale, sistemica. ma ogni categoria sociale ed economica protesta per i fatti propri.

I forestali vanno da una parte. I dipendenti della Formazione professionale – che stanno tornando in piazza – vanno per proprio conto.

Gli artigiani siciliani, ai quali hanno tolto il fondo di rotazione della CRIAS (Cassa Regionale per il Credito agli Artigiani), protestano da un’altra parte ancora.

Il Forum per l’acqua e i beni comuni protestano per i fatti propri.

E via continuando con gli agricoltori (forse i più colpiti dalla Malasignoria del governo regionale: basti pensare ai 320 milioni dell’agricoltura biologica rimasti bloccati con esiti che potrebbero complicarsi), con i giovani disoccupati, con i Comuni lasciati senza risorse finanziarie, con le Province abbandonate.

Anche se oggi c’è la rete non c’è ancora una protesta corale per mandare a casa un presidente della Regione disastroso e un Parlamento siciliano composto, in larga parte, da soggetti privi di credibilità, che non a caso, ripetutamente, hanno salvato Crocetta dalle mozioni di sfiducia per continuare a ‘galleggiare’, di fatto continuando a danneggiare la Sicilia e i Siciliani.

Siamo in grado, noi Siciliani, di organizzare una protesta di piazza corale? Siamo in grado di scendere in piazza tutti insieme per mandare a casa questo personaggio?

 

Aggiornamento ore 14 e 27

Una lettrice ci fa notare che nella ‘lista’ dei disastri provocati dal governo Crocetta abbiamo dimenticato la legge sugli appalti ‘impugnata’ sempre dal governo Renzi, il trasporto ferroviario, il porto di Messina e i collegamenti marittimi senza bandi.

Per ciò che riguarda le legge sugli appalti la confusione che oggi regna in Sicilia è pressoché totale. Anche in questo caso il governo Crocetta non ha presentato ricorso presso la Corte Costituzionale. Apprendiamo che il 20 Gennaio scorso 2016 l’attuale assessore regionale alle Infrastrutture, Giovanni Pistorio, ha diramato una circolare con la quale ha stabilito la reviviscenza della vecchia legge regionale del 2011…
Peccato che quanto fatto dall’assessore Pistorio sia solo un papocchio che si aggiunge ai papocchi di Crocetta: la reviviscenza, infatti, può essere utilizzata solo se la legge è stata abrogata e non solo impugnata.
Della serie, dilettanti allo sbaraglio!

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