E’ ufficiale: Renzi ha tolto alla Sicilia altri 5 miliardi e mezzo di Euro. L’Ars tra ascari e fiction su 2,5 miliardi ballerini

29 gennaio 2016

Maggioranza a trazione PD e opposizione (grillini e centrodestra) d’accordo: è giusto che Roma si prenda il 70% dei fondi ex PAC destinati alla Sicilia. La politica politicante siciliana, sempre più ascara, batte un colpo solo per contestare la ripartizione di 2,5 miliardi di Euro teorici tra Gela, Termini Imerese e Messina. Lo fa con una risoluzione la Commissione Finanze. Ma è solo un atto d’indirizzo – o se preferite una ‘preghiera’ rivolta a Renzi – perché la ripartizione in tre sole aree dell’Isola di 2,5 miliardi (che poi saranno molti di meno) è stata decisa da Roma e non da Crocetta e Baccei. Insomma, ieri è andata in scena una politica siciliana da operetta oscena…

E’ ufficiale: il governo Renzi ha scippato alla Sicilia altri 5 miliardi e passa di Euro. Lo ha certificato ieri la Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars, che ha preso atto del nuovo scippo: su quasi 8 miliardi di Euro del ‘Patto per il Sud’ destinati alla nostra Regione (fondi ex PAC), arriveranno, sì e no, 2,5 miliardi di Euro (o forse molti di meno, come vedremo). Nessuna protesta da parte della politica siciliana, di maggioranza e di opposizione. Con quasi 5 miliardi e mezzo lo Stato ‘risanerà’ i propri conti, continuando a finanziare guerre in mezzo mondo (le cosiddette “missioni di pace”), pagherà gli interessi sul debito pubblico e, soprattutto, rifinanzierà gli interventi in favore delle imprese (leggere sgravi fiscali) che operano, nel 90 per cento dei casi, nel Centro Nord Italia. La Commissione Bilancio del Parlamento dell’Isola ha anche votato all’unanimità una risoluzione che, in teoria, impegna il governo regionale a rimodulare i 2,5 miliardi di Euro che, in realtà, sono già stati destinati a Gela (Rosario Crocetta), a Termini Imerese (Giuseppe Lumia) e a Messina (Giampiero D’Alia).

Vi risparmiamo le dichiarazioni dei vari parlamentari di Sala d’Ercole che pensano che la risoluzione approvata ieri dalla Commissione Bilancio e Finanze per rimodulare la spartizione di 2,5 miliardi tra Gela, Termini Imerese e Messina possa sortire effetti positivi. Vediamo di raccontare come stanno le cose.

Intanto va detto che la decisione di dirottare a Gela, a Termini Imerese e a Messina i 2,5 miliardi di Euro dei fondi del ‘Patto per il Sud’ non è stata presa dal governo regionale di Rosario Crocetta, ma dal governo Renzi. Ciò significa che la risoluzione approvata ieri dalla Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars ha solo un valore d’indirizzo.

Stando a quanto apprendiamo da nostre fonti ‘romane’, il governo Renzi non avrebbe alcuna intenzione di erogare alla Sicilia 2,5 miliardi di Euro, ma molto meno. Detto in parole ancora più crude, l’esecutivo nazionale non solo si sta tenendo quasi 5 miliardi e mezzo di Euro di fondi ex PAC che spettano alla Sicilia (ricordiamo che si tratta di fondi europei e nazionali destinati alla Sicilia e non utilizzati, vuoi perché il governo nazionale non li ha erogati, vuoi per i ritardi della politica siciliana, vuoi per il Patto di stabilità), ma – come accennato – non ha alcuna intenzione di erogare per intero i restanti 2,5 miliardi di Euro.

Così, per semplificare il futuro scippo sui 2,5 miliardi di Euro teorici (scippo che non sarà inferiore al 50 per cento), il governo Renzi ha individuato tre aree della Sicilia alle quali ‘giustificherebbe’ senza tanti problemi la mancata erogazione di almeno metà delle somme promesse. Perché un conto è fare fronte alle proteste, ad esempio, di 100 Comuni ai quali vengono dimezzate le somme, mentre cosa molto più semplice è dividere i 2,5 miliardi di Euro teorici, facendo conoscere in anticipo ai referenti politici di tali luoghi che – ammettiamo – su 800 milioni di Euro programmati sulla carta per ogni territorio ne arriveranno, sì e no, 250-300.

Il metodo, del resto, giova ai referenti politici di queste tre aree della Sicilia, che sanno in anticipo, bene o male, su quali somme effettive potranno contare e su come organizzare la spartizione clientelare di tali risorse: che non serviranno – come cercano di farci credere – per fronteggiare il dissesto geologico (figuriamoci!), ma per fronteggiare un altro ‘dissesto’: e cioè per tentare di acquisire il consenso che il centrosinistra a trazione PD perde ogni giorno che passa.

Che significa tutto questo? Che la risoluzione approvata dalla Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars pone più problemi di quelli che i deputati che l’hanno votata pensano di risolvere. In primo luogo perché l’eventuale rimodulazione della spesa di questi 2,5 miliardi teorici – ammesso che tale rimodulazione si materializzi – non dipende dal governo regionale di Crocetta, ma da Roma. Sotto questo profilo, ieri – per la prima volta da quando ha messo piede in Sicilia – l’assessore all’Economia per conto del governo Renzi, Alessandro Baccei, ha detto la verità: lui con la programmazione della spesa teorica di questi 2,5 miliardi non c’entra nulla: ha deciso tutto Roma.

Insomma, non c’è alcuna spaccatura tra il governo Crocetta e la sua maggioranza. Per un motivo semplice: perché Crocetta e Baccei non sono responsabili della decisione di dirottare a Gela, Termini Imerese e Messina i 2,5 miliardi di Euro teorici. Questa decisione è stata presa dal governo Renzi. 

Che succederà a questo punto? Che il governo Renzi – che ormai ha sostituito il governo Crocetta anche nell’utilizzazione dei fondi ex PAC destinati alla Sicilia, alla faccia dell’Autonomia! – dovrà decidere se rimodulare l’impiego di tali fondi, o se tirare dritto e ignorare le critiche alla ripartizione di tali risorse tra Gela, Termini Imerese e Messina formulate ieri dalla Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars.

Per il resto, dall’Ars non arrivano grandi notizie. A parte l’ascarismo imperante – che ormai riguarda maggioranza e opposizione (né i grillini, né gli esponenti del centrodestra hanno chiesto notizie dei 5 miliardi e passa che mancano all’appello) – si sa che questa settimana parlamentare è volata via con un nulla di fatto; si sa che la prossima settimana dovrebbe consentire alla Commissione Bilancio e Finanze di varare il disegno di legge di stabilità 2016; e che dalla settimana successiva – cioè tra 10-12 giorni – Sala d’Ercole dovrebbe iniziare la discussione generale sulla manovra economica e finanziaria 2016.

Foto tratta da massimoparisi.over-blog.com

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