LA CGIL siciliana ‘abbaia’: guai a chi tocca i nostri precari da stabilizzare!

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Ai vertici di questa organizzazione sindacale non è andata giù la lettera aperta che il dottore Franco Busalacchi ha scritto a Enzo Abbinanti, responsabile della Funzione pubblica e grande protettore del precariato. I sindacalisti, invece di rispondere alle critiche, anche aspre, preferiscono annunciare querele. Meglio cambiare argomento, no? Meglio svicolare. Altrimenti i ‘compagni’ della CGIL siciliana dovrebbero spiegare perché i raccomandati del precariato debbono avere la meglio su tanti giovani siciliani che, pur avendo studiato con profitto nei Licei e nelle Università, non parteciperanno mai a un concorso pubblico, che non verrà mai bandito, e saranno costretti ad emigrare. I veri numeri del precariato siciliano che la stessa CGIL nasconde

La lettera aperta (che potete leggere qui) che il dottore Franco Busalacchi ha scritto a Enzo Abbinanti, segretario regionale della CGIL con delega alla Funzione pubblica, non sembra essere andata a genio ai vertici di tale organizzazione sindacale. Che hanno replicato con il seguente comunicato dal titolo ridondante:

“Precari. Ex funzionario della Regione attacca dirigente sindacale e la CGIL si rivolge ai suoi legali: “Contro Abbinanti parole pretestuose e offensive che ledono la dignità dell’intera organizzazione”. 

Segue il comunicato:

“La CGIL interviene sul violento e gratuito attacco verbale comparso ieri su una testata web da parte di un ex alto burocrate della Regione nei confronti di Enzo Abbinanti, dirigente di Fp CGIL Sicilia. ‘Ad Abbinanti va la nostra piena e incondizionata solidarietà’, dicono Michele Palazzotto, segretario generale di Fp CGIL Sicilia e Mimma Argurio della segreteria regionale CGIL.

La posizione espressa da Abbinanti sul precariato siciliano – aggiungono i due dirigenti della Cgil – è di tutta l’Organizzazione e non una opinione personale”.

La Cgil, confederale e di categoria, conferma senza esitazione la linea di definitivo superamento della condizione di precarietà degli oltre ventimila lavoratori delle pubbliche amministrazioni siciliane, per liberare una volta e per tutte migliaia di uomini e donne dal giogo cui la politica li ha condannati per anni. Chi oggi scarica sul sindacato la responsabilità di scelte che la politica ha operato nell’ultimo mezzo secolo in Sicilia sul fronte occupazionale – aggiungono Palazzotto e Argurio – compie un atto di disonestà intellettuale, soprattutto se ha ricoperto ruoli di vertice nella pubblica amministrazione in anni certamente non limpidi per la gestione della cosa pubblica. 

La Cgil, pur rispettando le diverse opinioni che ciascuno è libero di esprimere, valuterà con i propri legali le azioni da intraprendere contro quello che si connota soltanto come un attacco personale e pretestuoso, lesivo della dignità e dell’onestà di uno dei nostri dirigenti sindacali e di tutta l’Organizzazione che, continuando ad ispirarsi ai propri valori, continuerà a lottare per difendere i diritti di tutti i lavoratori”.

L’impressione di chi scrive è che la CGIL siciliana, sull’argomento precari, non sembra avere molti argomenti. Invece di rispondere nel merito di una polemica, se vogliamo pure aspra, i signori della CGIL si rifugiano dietro le querele. Quando si parla del futuro di migliaia e migliaia di persone – soprattutto di giovani – bisognerebbe avere il coraggio delle proprie idee. Ma se uno il coraggio non ce l’ha, si sa, non se lo può certo dare. Se poi non ha nemmeno idee da difendere, ma solo clientele da proteggere, beh, allora non gli rimane che chiamare la mamma…

Nella lettera del dottore Busalacchi c’è un preciso riferimento all’articolo 97 della Costituzione. I vertici della CGIL siciliana conoscono tale articolo della Carta fondamentale del nostro Paese? Sanno cosa c’è scritto? Nell’articolo 97 della Costituzione c’è scritto che nella pubblica amministrazione si accede tramite concorso.

Per quale motivo i precari debbono avere la precedenza su chi ha frequentato con profitto il Liceo e poi l’Università e, magari, vorrebbe partecipare ad un concorso pubblico, per entrare nella pubblica amministrazione?

Perché i precari debbono essere ‘stabilizzati’ e i giovani siciliani laureati, per trovare lavoro, debbono emigrare? Vi sembra una cosa seria?

Cosa direbbe di voi Giuseppe Di Vittorio? Si sarebbe schierato con voi, per ‘stabilizzare’ i vostri amici e sodali nella pubblica amministrazione – che magari poi daranno in cambio il voto – o vi avrebbe preso a calci nel sedere?

E’ su questo punto che dovete rispondere, cari ‘compagni’ della CGIL. Invece, non avendo argomenti, vi catapultate dai magistrati per avere ‘giustizia’. Ma la giustizia, la vera giustizia, è quella che voi, insieme con una classe politica siciliana di ‘ascari’, avete tolto a generazioni intere di siciliani che, anche per vostra responsabilità, pur avendo frequentato bene – lo ribadiamo – Liceo e Università non sono mai stati messi nelle condizioni di partecipare a un concorso pubblico per accedere nella pubblica amministrazione siciliana, con riferimento a Regione, Province e Comuni.

Cos’è successo, in Sicilia, dopo la morte di Piersanti Mattarella, il presidente che sognava una “Sicilia con le carte in  regola”? Ai tempi di Mattarella i dipendenti regionali erano meno di mille e 900: ed erano tutti qualificati. Dal 1981 in poi è iniziata la sarabanda delle assunzioni senza concorsi pubblici: una sarabanda che non è più stato possibile fermare. Da allora ad oggi i concorsi pubblici si contano sulla punta delle dita. E alcuni sono stati anche annullati.

Lo vogliamo dire, ‘compagni’ della CGIL siciliana, perché certi concorsi pubblici – per esempio quello ai Beni culturali – sono stati prima rinviati di anno in anno e poi annullati? Perché nel frattempo i posti che sarebbero dovuti andare ai vincitori di concorso sono stati occupati dai precari. E si sa, in Sicilia, in certi casi, si applica, in chiave tribale, il celebre adagio: “Dove il maggiore c’è, il minore cessa”. Dove il “maggiore”, in questo caso, è rappresentato dall’esercito di raccomandati del precariato; mentre il minore è incarnato da chi, pur avendo studiato, è costretto a lasciare la Sicilia.

Siete veramente bravi, ‘compagni’ della CGIL, a trincerarvi dietro le vostre “code di ricambio” e dietro le vostre “nuvole in affitto”: sempre pronti a fare la morale agli altri, mai disponibili a guardare dentro voi stessi.

Ma, cari compagni della CGIL siciliana, la storia vi insegue. Voi, assieme a CISL e UIL e a una già citata classe politica siciliana di ‘ascari’ avete ridotto l’Autonomia siciliana a un volgare ‘assumificio’.

Le prerogative legislative di una Regione a Statuto speciale, che sarebbero dovute servire per far crescere la società e l’economia della nostra Isola, sono state piegate a interessi di parte, spesso ignobili, qualche volta anche mafiosi.

P.S.

Ah, dimenticavamo: nella vostra ‘pregevole’ lettera leggiamo di “oltre ventimila lavoratori delle pubbliche amministrazioni siciliane”.

Cari ‘compagni della CGIL siciliana: avete forse qualche problema con l’aritmetica? In voi è diventato ‘precario’ anche il saper far di conto?

Intanto, pronto accomodo, i precari dei Comuni siciliani, da soli, sono 24 mila (e forse più). Poi ci sono quelli delle Province, o ex Province. Quindi il precariato che opera nelle strutture sanitarie. E poi i precari che operano negli uffici regionali e negli enti regionali. E poi ci sono i circa 13 mila assunti dagli ATO rifiuti che voi della CGIL considerate già “dipendenti pubblici” (chi scrive, su tale argomento, ha quasi litigato con Michele Palazzotto, che pure conosco e stimo da quasi un trentennio).

Abbiamo la sensazione che i precari siciliani da ‘stabilizzare’, per usare un termine a voi caro, sono un po’ di più di 20 mila: 30 mila? 40 mila? 50 mila? quanto saranno se gli aggiungiamo i 13 mila degli ATO rifiuti e quelli assunti dagli ATO idrici? Sì, ci sono anche loro: assunti da società private, ma pronti a diventare ‘pubblici’, come sta succedendo a Palermo e provincia.

Che fa, compagni della CGIL siciliana, glielo dite voi ai ragazzi siciliani che oggi frequentano i Licei e le Università che, per i prossimi dieci anni e forse più, non ci saranno concorsi per accedere nelle pubbliche amministrazioni della Sicilia, perché ‘prima’ si dovranno stabilizzare questi 50-60 mila precari? 

 

 

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  • sig Ambrosetti....facile è dire non stabilizziamo quelle persone perchè è d'obbligo assumere attraverso i concorsi per dare pari opportunità a tutti, giusto, ma quando Di Vittorio asserì ciò la situazione in Italia era quella che si assumeva per chiamata diretta, per raccomandazioni potenti e basta, la nostra Sicilia, territorio da cui emigrano i migliori cervelli o comunque giovani i cerca del diritto qui negato per la cattiva politica dei governanti e dei burocrati che hanno fatto la macelleria dei giovani speranzosi , è una terra dove i coloni depredano, dove si usa l'elettorato per scopi non nobili e i giovani sono merce di scambio di politici senza scrupoli che si nutrono non di cibo biologico ma di potere di carne umana.
    Ho visto con cadenza quindicinale immissioni di personale negli uffici della regione che entrati a vario titolo hanno accettato da precari, lavori gratificanti e ricoperto i vuoti d'organico che l'amministrazione più volte richiedeva ma mai ha colmato con una ricognizione dei fabbisogni veri e di una pianta organica utile ad una società sana e non marcia.
    L'assumificio o stipendificio sono il risultato delle politiche miopi, clientelari ed egoistiche. I precari si assumono nella stragrande maggioranza dei casi, con ruoli di bassa categoria e poi ricoprono senza metterlo nero su bianco, responsabilità e compiti superiori non retribuiti.Sono sfruttati con stipendi che non arrivano ai 1300€ e fanno ciò che i dirigenti non sanno o non vogliono fare.
    Conviene al governo regionale tenere questo stato di cose e si, si risparmia tantissimo e poi si compra il silenzio delle masse che hanno un contentino e restano sempre debitori del politico di turno .
    I concorsi....si come quelli che si sono sempre svolti, lei sa come sono gestiti nella stragrande maggioranza dei casi.......come con il reclutamento delle piccole società o consorzi che poi sono diventati società a partecipazione totalmente regionale.Il tarlo non è nei sindacati, meno che meno nella CGIL che ha come compito la tutela dei diritti dei lavoratori tutti.
    Che mi dice Ambrosetti e sig. burocrate Busalacchi..., tutti abbiamo figli o nipoti che hanno studiato e guardano con ambizione ad un posto sicuro per vivere una vita serena, felice, con una casa ,figli da mantenere con dignità ed onestà, non vogliamo per loro questo e per tutti? certo. I precari da tutte le estrazioni sociali provengano, hanno diritto ad un lavoro stabile e quando ci si trova davanti una minima possibilità di sfruttare un canale ci si tuffano tutti.
    Che dire, bisogna avere davvero occhio di attento osservatore della storia e della politica ed esperienza, ne abbiamo visto di tutti i colori con alcuni politici che con il potere non hanno fatto che il bene proprio e delle loro famiglie.....perchè è così che si fa, no?
    La politica del lavoro adesso ci vuole tutti precari, precari nelle sedi, nella continuità del lavoro , negli orari,negli stipendi,nel cervello, è questo il futuro delle giovani generazioni.
    Sono una donna che lavora in una pubblica amministrazione ed il posto me lo sono guadagnato con sacrifici e con studi di alto livello professionale, facendo uno dei pochi concorsi pubblici che si sono banditi nel 1981.Mi sento una privileggiata dinnazi ai precari che ogni due anni non sanno se dovranno andare a casa o se i fondi non bastano per retribuirli tutti nei tempi giusti.A questi dobbiamo anche guardare.
    Mi piacerebbe che un governo stabilisse quali e quanti sono le vere necessità di una amministrazione per esperire poi i concorsi aperti anche a quanti oggi da precari accettano mal volentieri un posto con la retribuzione non proporzionata a quanto svolgono.

  • Io sono un migrante, figlio di migranti. Migrante che probabilmente migrerà nuovamente all'estero per cercarsi un futuro migliore. Noi non ci siamo mai cercati raccomandazioni politiche, per questo motivo ci chiamano "scemi".
    E' inutile ripeterlo e nasconderlo, tanto ormai lo sappiamo tutti che il precariato è voto di scambio

  • Ecco cosa ha lasciato la vecchia politica: raccomandati da stabilizzare e disprezzo per quei siciliani onesti che sono costretti a migrare all'estero per poter sopravvivere.
    Questa marea di dipendenti pubblici, forestali, impiegati comunali, ecc... sono un'offesa per tutti quei siciliani che migrano all'estero per poter campare e per quei meritevoli laureati che non riescono a trovare lavoro nella propria terra

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