LA CGIL siciliana ‘abbaia’: guai a chi tocca i nostri precari da stabilizzare!

26 gennaio 2016

Ai vertici di questa organizzazione sindacale non è andata giù la lettera aperta che il dottore Franco Busalacchi ha scritto a Enzo Abbinanti, responsabile della Funzione pubblica e grande protettore del precariato. I sindacalisti, invece di rispondere alle critiche, anche aspre, preferiscono annunciare querele. Meglio cambiare argomento, no? Meglio svicolare. Altrimenti i ‘compagni’ della CGIL siciliana dovrebbero spiegare perché i raccomandati del precariato debbono avere la meglio su tanti giovani siciliani che, pur avendo studiato con profitto nei Licei e nelle Università, non parteciperanno mai a un concorso pubblico, che non verrà mai bandito, e saranno costretti ad emigrare. I veri numeri del precariato siciliano che la stessa CGIL nasconde

La lettera aperta (che potete leggere qui) che il dottore Franco Busalacchi ha scritto a Enzo Abbinanti, segretario regionale della CGIL con delega alla Funzione pubblica, non sembra essere andata a genio ai vertici di tale organizzazione sindacale. Che hanno replicato con il seguente comunicato dal titolo ridondante:

“Precari. Ex funzionario della Regione attacca dirigente sindacale e la CGIL si rivolge ai suoi legali: “Contro Abbinanti parole pretestuose e offensive che ledono la dignità dell’intera organizzazione”. 

Segue il comunicato:

“La CGIL interviene sul violento e gratuito attacco verbale comparso ieri su una testata web da parte di un ex alto burocrate della Regione nei confronti di Enzo Abbinanti, dirigente di Fp CGIL Sicilia. ‘Ad Abbinanti va la nostra piena e incondizionata solidarietà’, dicono Michele Palazzotto, segretario generale di Fp CGIL Sicilia e Mimma Argurio della segreteria regionale CGIL.

La posizione espressa da Abbinanti sul precariato siciliano – aggiungono i due dirigenti della Cgil – è di tutta l’Organizzazione e non una opinione personale”.

La Cgil, confederale e di categoria, conferma senza esitazione la linea di definitivo superamento della condizione di precarietà degli oltre ventimila lavoratori delle pubbliche amministrazioni siciliane, per liberare una volta e per tutte migliaia di uomini e donne dal giogo cui la politica li ha condannati per anni. Chi oggi scarica sul sindacato la responsabilità di scelte che la politica ha operato nell’ultimo mezzo secolo in Sicilia sul fronte occupazionale – aggiungono Palazzotto e Argurio – compie un atto di disonestà intellettuale, soprattutto se ha ricoperto ruoli di vertice nella pubblica amministrazione in anni certamente non limpidi per la gestione della cosa pubblica. 

La Cgil, pur rispettando le diverse opinioni che ciascuno è libero di esprimere, valuterà con i propri legali le azioni da intraprendere contro quello che si connota soltanto come un attacco personale e pretestuoso, lesivo della dignità e dell’onestà di uno dei nostri dirigenti sindacali e di tutta l’Organizzazione che, continuando ad ispirarsi ai propri valori, continuerà a lottare per difendere i diritti di tutti i lavoratori”.

L’impressione di chi scrive è che la CGIL siciliana, sull’argomento precari, non sembra avere molti argomenti. Invece di rispondere nel merito di una polemica, se vogliamo pure aspra, i signori della CGIL si rifugiano dietro le querele. Quando si parla del futuro di migliaia e migliaia di persone – soprattutto di giovani – bisognerebbe avere il coraggio delle proprie idee. Ma se uno il coraggio non ce l’ha, si sa, non se lo può certo dare. Se poi non ha nemmeno idee da difendere, ma solo clientele da proteggere, beh, allora non gli rimane che chiamare la mamma…

Nella lettera del dottore Busalacchi c’è un preciso riferimento all’articolo 97 della Costituzione. I vertici della CGIL siciliana conoscono tale articolo della Carta fondamentale del nostro Paese? Sanno cosa c’è scritto? Nell’articolo 97 della Costituzione c’è scritto che nella pubblica amministrazione si accede tramite concorso.

Per quale motivo i precari debbono avere la precedenza su chi ha frequentato con profitto il Liceo e poi l’Università e, magari, vorrebbe partecipare ad un concorso pubblico, per entrare nella pubblica amministrazione?

Perché i precari debbono essere ‘stabilizzati’ e i giovani siciliani laureati, per trovare lavoro, debbono emigrare? Vi sembra una cosa seria?

Cosa direbbe di voi Giuseppe Di Vittorio? Si sarebbe schierato con voi, per ‘stabilizzare’ i vostri amici e sodali nella pubblica amministrazione – che magari poi daranno in cambio il voto – o vi avrebbe preso a calci nel sedere?

E’ su questo punto che dovete rispondere, cari ‘compagni’ della CGIL. Invece, non avendo argomenti, vi catapultate dai magistrati per avere ‘giustizia’. Ma la giustizia, la vera giustizia, è quella che voi, insieme con una classe politica siciliana di ‘ascari’, avete tolto a generazioni intere di siciliani che, anche per vostra responsabilità, pur avendo frequentato bene – lo ribadiamo – Liceo e Università non sono mai stati messi nelle condizioni di partecipare a un concorso pubblico per accedere nella pubblica amministrazione siciliana, con riferimento a Regione, Province e Comuni.

Cos’è successo, in Sicilia, dopo la morte di Piersanti Mattarella, il presidente che sognava una “Sicilia con le carte in  regola”? Ai tempi di Mattarella i dipendenti regionali erano meno di mille e 900: ed erano tutti qualificati. Dal 1981 in poi è iniziata la sarabanda delle assunzioni senza concorsi pubblici: una sarabanda che non è più stato possibile fermare. Da allora ad oggi i concorsi pubblici si contano sulla punta delle dita. E alcuni sono stati anche annullati.

Lo vogliamo dire, ‘compagni’ della CGIL siciliana, perché certi concorsi pubblici – per esempio quello ai Beni culturali – sono stati prima rinviati di anno in anno e poi annullati? Perché nel frattempo i posti che sarebbero dovuti andare ai vincitori di concorso sono stati occupati dai precari. E si sa, in Sicilia, in certi casi, si applica, in chiave tribale, il celebre adagio: “Dove il maggiore c’è, il minore cessa”. Dove il “maggiore”, in questo caso, è rappresentato dall’esercito di raccomandati del precariato; mentre il minore è incarnato da chi, pur avendo studiato, è costretto a lasciare la Sicilia.

Siete veramente bravi, ‘compagni’ della CGIL, a trincerarvi dietro le vostre “code di ricambio” e dietro le vostre “nuvole in affitto”: sempre pronti a fare la morale agli altri, mai disponibili a guardare dentro voi stessi.

Ma, cari compagni della CGIL siciliana, la storia vi insegue. Voi, assieme a CISL e UIL e a una già citata classe politica siciliana di ‘ascari’ avete ridotto l’Autonomia siciliana a un volgare ‘assumificio’.

Le prerogative legislative di una Regione a Statuto speciale, che sarebbero dovute servire per far crescere la società e l’economia della nostra Isola, sono state piegate a interessi di parte, spesso ignobili, qualche volta anche mafiosi.

P.S.

Ah, dimenticavamo: nella vostra ‘pregevole’ lettera leggiamo di “oltre ventimila lavoratori delle pubbliche amministrazioni siciliane”.

Cari ‘compagni della CGIL siciliana: avete forse qualche problema con l’aritmetica? In voi è diventato ‘precario’ anche il saper far di conto?

Intanto, pronto accomodo, i precari dei Comuni siciliani, da soli, sono 24 mila (e forse più). Poi ci sono quelli delle Province, o ex Province. Quindi il precariato che opera nelle strutture sanitarie. E poi i precari che operano negli uffici regionali e negli enti regionali. E poi ci sono i circa 13 mila assunti dagli ATO rifiuti che voi della CGIL considerate già “dipendenti pubblici” (chi scrive, su tale argomento, ha quasi litigato con Michele Palazzotto, che pure conosco e stimo da quasi un trentennio).

Abbiamo la sensazione che i precari siciliani da ‘stabilizzare’, per usare un termine a voi caro, sono un po’ di più di 20 mila: 30 mila? 40 mila? 50 mila? quanto saranno se gli aggiungiamo i 13 mila degli ATO rifiuti e quelli assunti dagli ATO idrici? Sì, ci sono anche loro: assunti da società private, ma pronti a diventare ‘pubblici’, come sta succedendo a Palermo e provincia.

Che fa, compagni della CGIL siciliana, glielo dite voi ai ragazzi siciliani che oggi frequentano i Licei e le Università che, per i prossimi dieci anni e forse più, non ci saranno concorsi per accedere nelle pubbliche amministrazioni della Sicilia, perché ‘prima’ si dovranno stabilizzare questi 50-60 mila precari? 

 

 

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