Unioni civili e omosessuali: alla ricerca dei veri problemi

16 gennaio 2016

La politica deve evitare in tutti i modi che il concetto di unione civile e, per caduta, la normativa di riferimento possa omologarsi ed identificarsi con quello delle unioni omosessuali. Ragionando sul cuore della questione: le adozioni

Il nostro Paese, si stigmatizza, è tra i pochi  che non hanno ancora legiferato sulle unioni civili.  E’ da 30 anni, ci si indigna, che  l’argomento è portato in Parlamento e che non se ne fa nulla. Che cosa si aspetta?

Tutto vero, tutto sacrosanto.  Ma, a parte la vicinanza della Santa Sede che fa sentire certamente la sua voce e fa pesare la  sua influenza, c’è forse qualcosa di più  complesso, di più sotterraneo, qualcosa di non  detto, ma soltanto pensato che obstat all’avvio spedito e alla concreta definizione di quello che viene chiamato dagli interessati un  percorso di civiltà e di  avanzamento?

Io credo di sì.  Un primo problema è costituito dalla  incapacità della politica di  dotarsi di strumenti culturali per muoversi con autorevolezza e chiarezza nella gestione appunto politica del rapporto con il mondo omosessuale. Ambiguità. Riserve mentali, tatticismi, insomma tutto un corredo interpretativo e operativo che  trasferisce sul piano dei comportamenti  con speculare precisione la complessità di un mondo con il quale è oggettivamente difficile confrontarsi, ma con il quale, o per maggiore sensibilità politica, o per necessità elettorali e di ricerca del consenso,  è giocoforza confrontarsi.

E cosi la politica non riesce a fronteggiare l’urto del mondo omosessuale che tenta  di ricondurre  le unioni civili all’interno del loro mondo. E questo è sbagliato. La politica deve evitare in tutti i modi che il concetto di unione civile e, per caduta, la normativa di riferimento possa omologarsi ed identificarsi con quello delle unioni omosessuali. Sotto il duplice profilo della normazione positiva e dei comportamenti.

Secondo e più delicato punto. La preoccupazione, che come ogni minoranza, quella omosessuale, se gli dai la mano, si prende la mano con tutti il piede, come si dice dalle nostre parti. Niente è più feroce e determinato, si dice, di una minoranza che ha colto e percepito le debolezze della maggioranza. E qui si richiede grande acume per capire e fare capire che siamo tutti nella stessa barca, che siamo tutti uguali e che siamo tutti degni di rispetto verso gli altri e capaci di rispettare gli altri.

Terzo punto, il cuore del problema: le adozioni. Le motivazioni che vengono portate da chi è contrario alle adozioni  sono la punta di un iceberg. La vere motivazioni stanno nella preoccupazione per il futuro dei minori adottati,  qualunque sia il rapporto dei minori con uno dei componenti la coppia dello stesso sesso, sia che siano figli legittimi, naturali o adottivi. O, peggio ancora, secondo alcuni tra gli oppositori, se, sfuggendo ai divieti della nostra  legge, si  sia generato un figlio con l’inseminazione artificiale o  con l’utero in affitto.

Tutto questo non è, ripeto, non è il vero problema. No, io credo che tutti gli oppositori alla legge abbiano  preoccupazioni più gravi.  Che imprinting, si chiedono, avranno i minori, quando avranno acquisito la coscienza di sé e della peculiarità della famiglia in cui vivono? Che cosa assorbiranno da quelle peculiarità? Che cosa li attirerà, che cosa li disgusterà?

Sapendo bene che gli omosessuali (in eccesso colposo di difesa) sbandierano, esibiscono il loro stato e se ne dichiarano orgogliosi, che essere omosessuali è bello, è giusto, è meglio, si è ingenerata la convinzione che il destino dei minori, bambini e bambine, è segnato. E questo per molti è intollerabile.

Messa così, la strada è senza uscita. Qualunque soluzione che non passi da una elaborazione compiuta di quel problema e la sua metabolizzazione avrà strascichi  dolorosissimi e conseguenze politiche gravi come, ad esempio, la ricerca addirittura di un referendum abrogativo della legge che verrà (se verrà).

Il vaso di Pandora è ormai scoperchiato e bisogna trovare la forza, il coraggio e il senno per limitarne le conseguenze.

 

 

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