Scandalo Ciapi: la Corte dei Conti ribalta la sentenza di primo grado e appioppa condanne per 10 milioni di Euro!

15 gennaio 2016

La condanna più pesante è stata inflitta al deputato regionale del PD ed ex presidente del Ciapi, Francesco ‘Ciccio’ Riggio, che dovrà risarcire alla Regione 3 milioni e 700 mila Euro circa. Mentre l’ex dirigente generale della Regione, Rino Lo Nigro, dovrà risarcire oltre un milione di Euro. I giudici contabili contestano, tra le altre cose, le assunzioni senza concorso di 277 soggetti. Il Ciapi è un soggetto pubblico e andavano espletati i concorsi. Un princìpio che, se applicato a Regione e Comuni, avrebbe effetti devastanti sul precariato stabilizzato e in (improbabile) via di stabilizzazione

Il ‘caso Ciapi’ – l’ente di formazione professionale della Regione siciliana, sede di Palermo – torna alla ribalta della cronaca. Di scena è la sezione giurisdizionale d’appello della Corte dei Conti per la Sicilia, che ha condannato l’ex presidente dell’ente e attuale parlamentare regionale del PD, Francesco ‘Ciccio’ Riggio, l’ex capo dell’Agenzia per l’Impiego, Rino Lo Nigro, e gli ex componenti del Comitato tecnico-scientifico per danno erariale nella gestione di tale ente formativo regionale. La Corte dei Conti ha picchiato duro, se è vero che la condanna appioppata agli ex protagonisti ammonta a 10.336.234 euro.

Il pronunciamento di appello aperto davanti alla Corte dei Conti per la Sicilia a carico di ex assessori regionali e dirigenti regionali ribalta il giudizio di primo grado in base a un diverso calcolo della decorrenza dei termini per la prescrizione. Il danno erariale contestato fa riferimento al finanziamento per il piano di consulenza e apprendistato Coorap, presentato dal Ciapi e finanziato con fondi dell’Unione Europea.  

L’ex presidente del Ciapi ed attuale deputato dell’Ars, Riggio, dovrà restituire 3 milioni e 722.374 Euro. Mano pesante anche anche l’ex dirigente generale della Regione, che era a capo dell’Agenzia per l’Impiego, Rino Lo Nigro, chiamato a restituire un milione e 63 mila e 535 Euro. Condanne anche per Daniela Avila (598 mila e 239 Euro), per Giuseppe Bonadonna (anche per lui 598 mila e 239 Euro da restituire alla pubblica amministrazione) e stessa somma da restituire anche per Rosario Candela, Santo Conti, Natalino Natoli, Enzo Stefano Testagrossa, Giangiuseppe Gattuso. Condanna anche per Calogero Bongiorno (un milione e 63 mila 535 Euro) e per Salvatore Federico Schembri (299 mila e 119 Euro). L’unico a non essere stato condannato è l’ex assessore regionale al Lavoro e Formazione professionale, Luigi Gentile. Il giudice di primo grado l’aveva assolto per prescrizione, senza entrare nel merito. Il Procuratore Aloisio, in appello, ha richiesto l’annullamento del capo della sentenza e il rinvio al primo giudice per la decisione nel merito. La sospensione del giudizio di appello per l’ex assessore Gentile è “una questione meramente processuale, non avendo nessuna valenza di sostanziale assoluzione”.

“Per completezza di informazione – si legge in una nota della Procura della Corte dei Conti – con la predetta sentenza numero 12/A/2016 (Presidente estensore Pino Zingale, PM Diana Calaciura), la Sezione d’Appello ha sostanzialmente accolto l’impugnazione proposta dal Procuratore Aloisio avverso la sentenza numero 325/2015 della Sezione di primo grado che aveva assolto i componenti del Comitato Tecnico Scientifico e il dirigente generale dell’Agenzia Regionale per l’Impiego e la Formazione Professionale dalla contestazione di irregolare gestione dei fondi assegnati al Ciapi di Palermo per la realizzazione del progetto CO.OR.AP., finanziato con fondi europei”.

“A garanzia del risarcimento del danno contestato ai soggetti in questione (circa 15 milioni di euro) – prosegue la nota della magistratura contabile – il Procuratore aveva richiesto e ottenuto il sequestro conservativo di un considerevole patrimonio immobiliare loro intestato, dichiarato inefficace con la sentenza di assoluzione emessa in primo grado. La condanna definitiva in sede di appello, per un importo complessivo di 10.336.234 euro, dovrà essere eseguita dall’Amministrazione regionale sotto la vigilanza della Procura regionale. I soggetti coinvolti sono stati condannati per un duplice ordine di ragioni. Sotto un primo aspetto, l’azione del Procuratore regionale è stata ritenuta tempestiva poiché, in adesione ai motivi di appello, la decorrenza del termine iniziale della prescrizione è stata individuata nella rendicontazione delle spese all’Amministrazione regionale, e non nella data di accreditamento dei fondi, come ritenuto dal giudice di prime cure. Inoltre, l’attività di gestione dei componenti del Cts e le scelte operate dal Dirigente regionale che ne erano il presupposto, sono caratterizzate da ‘gravissimo disinteresse e disprezzo per la cosa pubblica che connota un’estrema gravità dell’elemento colposo’ (cfr. sentenza n.12/A/2016)”.

La condanna più pesante colpisce Riggio, primo dei non eletti all’Ars nella lista del PD nel collegio di Palermo, entrato a Sala d’Ercole dopo le dimissioni di Fabrizio Ferrandelli. Al deputato regionale ed ex presidente del Ciapi la magistratura contabile chiede il 30 per cento del presunto danno erariale perché, scrive la corte presieduta da Pino Zingale (della quale fanno parte Vincenzo Lo Presti, Valter Camillo Del Rosario, Eugenio Musumeci e dal primo referendario Sergio Vaccarino) “è sicuramente significativo che alcuni appellati abbiano riconosciuto al presidente Riggio (indiscussa e, per certi versi, inquietante figura di grand commis di Stato, fermamente ancorato, negli anni, alla poltrona di presidente del Ciapi, pur nel radicale mutare dei colori dei vari governi regionali) l’esercizio di un ‘effettivo potere decisionale… (che) non concedeva ai componenti del Comitato alcuna possibilità di sostanziale replica critica”.

La vicenda risale al giugno del 2007, quando l’allora dirigente dell’Agenzia per l’Impiego, il già citato Rino Lo Nigro, approva il progetto Coorap, sigla che sta per Consulenza, orientamento e apprendistato. Progetto che viene finanziato con i fondi europei per circa 7 milioni di Euro. Cifra che, come per magico incanto, diventerà un po’ più del doppio (oltre 15 milioni di Euro). A quanto pare, a Bruxelles non vedono bene questo progetto. Tant’è vero che nell’estate del 2008 spediscono in Sicilia gli ispettori  dell’Olaf, l’ufficio europeo chiamato a ‘sgamare’ possibili frodi.

Nell’Autunno dell’anno successivo – 2009 – gli ispettori stilano un rapporto dove non mancano le contestazioni. Agli ispettori non convincono le procedure messe in atto dal Ciapi di Palermo per il reclutamento del personale, le procedure per le forniture, il ricorso alle consulenze esterne e il mancato raggiungimento degli obiettivi (in realtà, il Ciapi di Palermo aveva raggiunto ‘altri obiettivi…).
Sulle assunzioni la magistratura contabile è andata gù dura: “Il pm – scrivono i giudici contabili nella sentenza – ha sottolineato come il progetto Coorap non prevedesse l’assunzione dei 277 operatori specializzati reclutati per il servizio di consulenza orientativa. Va fin da subito rilevato che tale spesa ha comportato un importo totale di 9.767.725,79 euro, cioè maggiore a quanto originariamente previsto per l’intero progetto”.

Insomma, per dirla in breve, a parere dei magistrati della Corte dei Conti gli operatori sarebbero stati assunti a ‘umma ‘umma: “Tenuto conto della natura di ente strumentale della Regione siciliana attribuita al Ciapi – si legge sempre nella sentenza – risulta violata la normativa che disciplina l’assunzione del personale nelle amministrazioni pubbliche”.

Il Ciapi è un ente pubblico e, per assumere, avrebbe dovuto rispettare la Costituzione italiana, che prevede i concorsi. Il princìpio sottolineato in questa sentenza, se esteso alla Regione siciliana e ai Comuni potrebbe determinare un terremoto, perché metterebbe in discussione migliaia e migliaia di assunzioni effettuate dagli anni ’80 fino ai nostri giorni. E bloccherebbe, di fatto, i ‘presunti’ diritti che i precari di Regione e Comuni oggi chiedono al governo regionale e alò governo nazionale (i riferimento è alla stabilizzazione). Sotto questo profilo, la sentenza del Ciapi, per la Sicilia, è storica.    

Lo stesso discorso vale per i quasi 4 milioni di Euro di forniture. Che sono state ‘pilotate’, scrivono i magistrati contabili, “senza effettuare preventivamente indagini di mercato ed espletare gare di evidenza pubblica”. Per non parlare del milione e 265 mila Euro circa di consulenze per le quali non sarebbe stata “dimostrata l’utilità che l’acquisizione di tali figure professionali avrebbe avuto nella realizzazione del progetto” (ve l’immaginate se la Corte dei Conti dovesse usare queste considerazioni per i consulenti della Regione siciliana, dei Comuni e degli enti e società di regione e Comuni? Ci sarebbe da ridere…).

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