La farsa delle società partecipate che il governo Renzi non eliminerà

8 gennaio 2016

Un roboante annuncio ci dice che il governo Renzi si accinge a sbaraccare 7 mila società pubbliche. Ma se andiamo a leggere il provvedimento ci accorgiamo che la proposta dell’Esecutivo deve passare dal vaglio delle Commissioni legislative di Camera e Senato. Cioè da organismi politici. Che non si priveranno mai di formidabili strumenti clientelari!

“La scure del governo si abbatte su 7.000 società pubbliche”.

E’ fatta! Il governo nazionale falcidierà  entro breve tempo le società partecipate statali, regionali  e comunali improduttive.  Alleluia! E voi ci crederete? Come sarebbe a dire, certo che ci crediamo, perché, tu non ci credi?

Certo che non ci credo, perché dovrei crederci? Ragioniamo. Se si fossero volute realmente abolire sarebbe bastata una norma di legge chiara e netta: Articolo unico: “Le società tali e tal’altre sono abolite con effetto dall’entrata in vigore della presente legge”.

La scelta dei due tempi, una legge e uno o più decreti attuativi di quella legge è sempre il sistema migliore per annunciare con enfasi una cosa che non si farà. La  burocratizzazione delle procedure è il modo più sicuro per non farne niente.  Vediamo dunque quel che succederà.

Da un lato bisogna stabilire come si fa a stabilire (direbbe Totò) quali sono le società improduttive. E quindi la definizione dei criteri generali. Dall’altro lato occorre definire i decreti  attuativi veri e propri. La procedura prevista è la seguente. Il  buon ministro dell’Economia, Padoan, prepara le bozze, il Consiglio dei ministri le discute e le approva e le trasmette alle Commissioni competenti di Camera e Senato (competenti in cosa? Boh!), che sono tenute ad esprimere il loro parere entro un mese sulle bozze. E qui, diceva la nonna, si rompono i  telefoni.

L’inserimento in un procedimento  amministrativo di un parere di un organismo politico è l’esatto contrario della buona amministrazione, è un insulto alla Costituzione. Le Commissioni parlamentari non sono  organismi amministrativi, ma politici, la loro genesi, il loro DNA  è politico, quindi  sottostanno a regole politiche.

Se politicamente non sono d’accordo sulla soppressione di tutte o di parte delle società Renzi può solo chiedere un passaggio su uno dei Tram di Leoluca Orlando.  Hai voglia di prefiggere termini  agli organi  politici, e nemmeno si possono dare per dati i pareri quando scadono i termini, perché le conseguenze politiche potrebbero essere gravissime. Perché se il governo scavalca la politica, la politica prima o poi la fa pagare al governo.

Quindi,  hic rodus, hic … aspetta.

Se  le Commissioni decidono che i criteri presentati dal governo non vanno bene, comincia un gioco di veti incrociati che porta lontano lontano, nel tempo e nello spazio. Entrando nel merito, dopo,  mettiamo dopo tre anni  in tutto, che cosa accadrà? Niente, non accadrà niente, o quasi. Delle 7.000 e spicci società andranno al macero gli spicci, quelle proprio impresentabili e figlie di Dei minori, o minimi .

Perché sei cosi pessimista?, mi  chiederà qualcuno. Semplice, le partecipate sono vita per la politica, l’ho già detto in questo blog e  lo ripeto e lo chiarisco meglio. In  tutte le partecipate, sia  gli organi di amministrazione che gli impiegati appartengono alla politica e rispondono  alla politica; sono serbatoi  dove la politica opera compensazioni politiche con altri pezzi dello Stato.

Tutti i “partecipati” impiegati, manager e consulenti sono o figli, o padri o fratelli o sorelle,  mogli o mariti, concubine o cinedi, amici o amichetti, compagni, compagne e conviventi in genere di qualcuno che conta. Non c’è nessuno che stia lì per meriti suoi. I corpi separati dello Stato si riuniscono lì. Ecco perché dei componenti di questo circo quasi nessuno va in galera.

Ci sono poi le consulenze. Perché un  consiglio di amministrazione di una partecipata sente l’imperioso bisogno di dotarsi di consulenze milionarie? Semplice, perché una consulenza  milionaria è provvidenza per chi la deve  eseguire, per chi l’ha commissionata  e per chi ha nominato il committente. E voi volete che qualcuno nel governo centrale o in quello regionale o comunale o condominiale pensi veramente di rompere il giocattolo? Noo!

Sono così sicuro da poter affermare che  non ci riuscirebbe nemmeno Pol Pot  redivivo con la sua armata delle tenebre, il suo esercito di kmer rossi.

Si accettano scommesse.

 

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