I politici tacciano su Piersanti Mattarella, strenuo difensore dell’Autonomia

6 gennaio 2016

Per rispetto, tutti i nostri politici ascari, dovrebbero scegliere il silenzio invece di ricordare un uomo la cui lezione tradiscono ogni giorno. Nei discorsi del Presidente, Piersanti Mattarella, di cui riportiamo alcuni stralci e un file che li racchiude, la difesa dell’Autonomia è una costante

Oggi ricorre il 36esimo anniversario della morte del Presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella, ucciso a Palermo dalla mafia o dalla politica mafiosa (il mistero su questo delitto regna sovrano, nonostante la condanna di boss come Riina e Provenzano) il 6 Gennaio del 1980.

Per rispetto alla sua statura morale e politica, ometteremo di riportare tutte le dichiarazioni dei politici siciliani ascari e ipocriti. Gli stessi che stanno inondando le agenzie di stampa con comunicati stampa in cui elogiano la grande lezione che ci ha lasciato uno dei migliori Presidenti della Regione che la Sicilia abbia mai avuto.

Lezione che gli attuali politici che oggi lo ricordano hanno tradito fino in fondo e per questo farebbero meglio a tacere.

L’amore di Piersanti Mattarella per la Sicilia non merita le parole di questi ascari da quattro soldi (con le dovute eccezioni che in questo momento non ci sovvengono) venduti alle segreterie romane.

Mattarella nel suo programma di ‘modernizzazione’ della Sicilia difese strenuamente la nostra Regione e la sua Autonomia. Era un autonomista unitario, credeva cioè nell’Unità dello Stato italiano, ma credeva anche nella specialità dell’istituzione autonomistica. Che, a suo parere, presupponeva una assunzione di responsabilità della classe dirigente, tutta.

Nei suoi discorsi (qui un file in cui potete leggerne alcuni) la difendeva a spada tratta pur sottolineando la necessità di un lavoro di squadra con le altre regioni del Sud per bilanciare lo strapotere del Nord:

“Occorre creare una forza di pressione capace di controbilanciare le spinte e le sollecitazioni che sull’apparato politico-burocratico esercita la struttura socio finanziaria del Nord”  diceva il Presidente. 

Difese l’autonomia anche davanti all’Unione europea, quando a Palazzo
d’Orleans, nella sala della Giunta regionale, arrivò l’allora Presidente della
Commissione esecutiva della Comunità Economica Europea, Roy
Jenkins. Era il 6 Settembre del 1979 e parlando di legislazione europea disse:

“Il risultato è l’emanazione di norme che non sempre tengono conto della realtà di tutte le regioni della Comunità, norme che sembrano fatte solo per una parte della Comunità e non per tutta, di modo che si innesca e si accresce quel processo centripeto di accorpamento delle risorse che è proprio di ogni sviluppo dualistico non integrato e che ha per effetto l’allargamento del divario”
“Sovente -sottolineava Mattarela rivolgendosi a Jenkins-  tali norme, signor Presidente, non tengono conto, in particolare, neppure del livello di autonomia locale di cui ad esempio la Sicilia fruisce all’interno della comunità nazionale, livello assai largo e che è frutto da un lato di peculiarità storiche, sociali, geografiche, economiche tuttora presenti; e dall’altro di lotte politiche e di tradizioni che costituiscono patrimonio inalienabile di questa terra ed al quale non rinunciamo”.
Pur volendo ricominciare da una Sicilia con “le carte in regola”, difese la sua Autonomia strenuamente anche dal Governo nazionale e dal suo tentativo di “appiattimento e livellamento” del regionalismo:

“L’autonomia regionale speciale che costituisce la risposta democratica
ed unitaria del nuovo Stato repubblicano alle istanze della Sicilia del dopoguerra rimane patrimonio inalienabile di cui siamo e saremo sempre gelosi custodi” diceva Piersanti Mattarella. 

Alla luce di ciò, i nostri politici, per rispetto, farebbero meglio a tacere (e ancor più bene avrebbero fatto a non andare alla commemorazione stamattina): quelli che stanno svendendo la Sicilia e i diritti sanciti dallo Statuto a Roma; quelli che accettano un inviato del Governo nazionale alla guida dell’assessorato all’Economia; quelli che non si oppongono a questo stato di cose; quelli che fanno finta di opporsi; quelli che per la carriera hanno sacrificato i Siciliani e le potenzialità della nostra regione.

Tacciano tutti per non offendere la memoria di un vero Presidente dei Siciliani, di un vero Siciliano, di un vero politico: Piersanti Mattarella. Qualità che anche quelli che mai hanno votato il suo partito (la parte migliore della Dc) non possono negargli. 

 

ndr Una nostra lettrice nel commentare questo articolo ( vi invitiamo a leggere per intero il suo commento riportato sotto) ci fa notare, giustamente e argutamente, che il fratello di Piersanti Mattarella, ovvero l’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, stamattina alla commemorazione non c’era: “Non c’era stamani, – scrive Fausta nel commento- perché la famiglia Mattarella ritiene di non aver avuto completa giustizia e Sergio Mattarella è anche Presidente del Consiglio Supremo della Magistratura. Era assente anche al Cimitero, quando il sindaco di Castellamare del Golfo ha deposto una corona sulla tomba di famiglia Mattarella”.

Non possiamo che plaudire a questa scelta (lo scriviamo anche su la vocedinewyork.com) . Bene ha fatto a non confondersi con quella banda di traditori che stamattina sono andati lì per fare passerella ed esporsi alle telecamere.

Bene avrebbe fatto anche Piero Grasso a stare a casa, non solo per i motivi di cui sopra (l’ascarismo congenito) ma anche perché sull’omicidio di Piersanti Mattarella fu il primo (era magistrato di turno) ad indagare senza alcun successo….

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