I dipendenti regionali sono il ‘muro basso, ma nessuno parla delle società partecipate

4 gennaio 2016

La Regione siciliana, per realizzare i propri compiti istituzionali, non ha bisogno di società partecipate. Anzi, ci sono settori, oggi gestiti dalle società partecipate, che potrebbero fare capo agli uffici dell’Amministrazione regionale. Come la riscossione dei tributi. O come la gestione del servizio informatico

Congratulazioni vivissime alle 4 società partecipate della Regione che, per salvarsi la pelle, hanno rinunciato a tanti privilegi! Somigliano tanto al mitico mafioso Frank “tre dita” Coppola, detto così perché, per sfuggire all’arresto e all’ergastolo che lo aspettava, si tagliò due dita di una mano che gli erano rimaste intrappolate e  scampò.

Bravi, bravi per davvero. Meritate  gli onori della cronaca! E così  anche gli eletti per chiamata diretta possono assurgere a livello di eroi! Quando si dice “godere di una buona stampa!

Dal punto di vista morale questa condizione è già condannata da Dante che nel Canto V del Paradiso se la prende con quelli che credono di salvarsi l’anima  utilizzando  a fin di bene i danari che hanno rubato “di maltolletto vuoi fare buon lavoro”.

Maltolletto, appunto, furto. 

Deve essere chiaro che la costituzione di società partecipate da parte dei governi regionali che si sono succeduti negli ultimi dieci anni è un atto doloso, un atto criminogeno, che ha avuto la sola funzione di creare un consenso politico e un serbatoio di clientes. E’, come  lucidamente scrive nel suo libro Nico Perrone, l’attuazione di un disegno criminoso: Il dissesto  programmato. E questo vale per lo Stato e per le Regioni.

Nel caso poi della nostra Regione, che non ha nemmeno la previsione statutaria che autorizzi la partecipazione, come invece in altre Regioni (e già questo dovrebbe fare pensare) basta riflettere in buona fede sulla sua organizzazione amministrativa e sulla peculiarità dei suoi fini per concludere che essa non ha bisogno, a differenza per esempio degli enti locali, di  costituire società miste. Per raggiungere i suoi obbiettivi  la Regione non è chiamata  a  svolgere  attività che, per la loro natura, i suoi dipendenti non siano in grado di fare.

Bastava, e basta ancora oggi, creare un adeguato  mansionario e procedere alla ricerca pubblica (!) dei soggetti adeguati. Qualche esempio. Uno staff di tecnici  informatici interni è perfettamente in grado si svolgere le funzioni affidate a Sicilia e Servizi. Ancora: uno staff tecnico all’interno  del Dipartimento delle Finanze  sarebbe perfettamente in grado di  riscuotere i tributi.

E invece no. La politica  crea  ‘carrozzoni’ e li lancia in orbita. La sua orbita. Nessuna partecipata, per come viene, gonfiata di amministratori, consulenti e personale, tutto costosissimo, può riuscire a raggiungere il pareggio di bilancio. Sono tutte rigorosamente in perdita. E’questo l’unico modo di esistere delle partecipate  regionali. Sono costruite così, andranno sempre così, la loro funzione e il loro vero scopo sociale è questo, sono contenitori. E noi, i contribuenti, paghiamo. Fino a quando?

Ma come vedete basta che per qualche mese si mettano in pareggio, rinunciando al dessert, e diventano esempi illustri di buone  pratiche. Poveri dipendenti regionali! I cattivi, quelli che non lavorano, gli inefficaci, gli inefficienti, i privilegiati siete voi!

Nulla si dice dei “partecipati”. Nessuno  che si preoccupi di sapere quali strategie insondabili si inventino gli amministratori di queste società, quali consigli  rivoluzionari forniscano i consulenti, che lavoro fanno ogni giorno gli impiegati addetti. Nessuno che si preoccupi dei risultati che raggiungono, se li raggiungono. Nessuno sa.

Per esempio: che fa Sviluppo Italia Sicilia? Niente! Ve lo dico io! Niente da mesi, è riportato dai giornali come se fosse una sciocchezza, eppure continua stare sul  groppone dei contribuenti.

Qualcuno  conosce qualche risultato delle ricerche affannose del Parco scientifico e tecnologico? Se c’è, si faccia avanti. Sono questi i segreti meglio custoditi dal governo regionale che, ogni tanto, si sveglia dal suo sonno dogmatico e prepara le liste di proscrizione. Baccei, il nostro ineffabile assessore all’Economia, veste il laticlavio, si trasforma in Catone il Censore, pronuncia il suo “delenda Carthago” ed esce dalla comune. Ci vediamo  alla prossima recita.

Crocetta si profonde in atti di trasparenza  dandoci il conto della serva. Quanti sono, chi sono gli amministratori, quali sono gli scopi statutari, qual è la spesa complessiva. Se gli scopi sociali vengono raggiunti non ce lo dice mai, perché il vero scopo statutario, l’ho detto prima, è foraggiare amici, mogli, mariti, figli e figlie  di amici.

Che bello sarebbe vedere pubblicata la lista di tutti i 7.000 (settemila!! Ragazzi!!) impiegati delle partecipate con accanto gli sponsor e i parenti importanti!! Chissà che un giorno non accadrà. Basterebbe mandare a casa i politici che li hanno messi lì.

Ricordate sempre che quando qualcuno, e ovviamente non parlo di giornalisti, parla troppo spesso di una cosa è perché ne vuole tacere un’altra. E’ quello che succede con i regionali. Io sono sicuro che se spulciamo tra gli impiegati delle partecipate  qualche parente eccellente lo troviamo.

Cosa che non succede  tra i regionali  che ovviamente diventano il muretto basso, lo specchietto per le allodole.

C’è qualche giornalista che  vuole rischiare la vita indagando sulla galassia impiegatizia delle partecipate regionali? Che so, provenienza, parentele, amicizie.

No, vero? Troppo rischioso.

Meglio accanirsi contro i regionali. Facile e sicuro, i lettori si indignano e i giornali  vendono qualche copia in più.

 

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