Palermo, lo ‘strano’ caso di Amg e lo scandalo ‘nascosto’ (e consociativo) delle società collegate

10 dicembre 2015

Da tre anni e mezzo la Giunta di Leoluca Orlando nasconde i conti delle società collegate. Il tutto, denuncia la vice presidente del Consiglio comunale, Nadia Spallitta, in palese violazione di legge. La grande spartizione di appalti e consulenti. La finta opposizione di PD e Forza Italia ‘ospiti fissi’ del sindaco-monarca

A Palermo nessuno controlla le società per azioni controllate dal Comune. Nonostante la legge imponga il cosiddetto controllo analogo, gli amministratori di queste società, in combutta con l’amministrazione comunale di Leoluca Orlando, adottano decisioni di chiaro stampo clientelare senza rendere conto a nessuno. A norma di legge – lo ribadiamo – gli atti di queste società, che operano con il denaro dei contribuenti, dovrebbero rendicontare il proprio operato al Consiglio comunale. Invece ignorano le disposizioni di legge e, ribadiamo ancora una volta, fanno quello che vogliono.

Il tutto avviene sotto gli occhi ‘distratti’ di tutte le ‘autorità’. 

In questo contesto di gestione della cosa pubblica senza alcun controllo da parte del Consiglio comunale si inserisce la scelta dell’Amg – la società del Comune di Palermo che si occupa della gestione delle reti che distribuiscono il gas in città –  presa nel 2013, di stipulare un’onerosa transazione, a carico della stessa società, senza alcun preventivo atto di indirizzo, né autorizzazione da parte dell’organo preposto al controllo.

In particolare, nel 2012, racconta Nadia Spallitta, vice presidente vicario del Consiglio comunale di Palermo, l’Amg era stata condannata con sentenza di primo grado a pagare 10 milioni alla Saipem, mentre quest’ultima, di contro, ne avrebbe dovuto versare uno all’Amministrazione comunale. Il debito complessivo della società, secondo le indicazioni date dagli uffici del Comune, ammonterebbe a circa 20 milioni di euro.

“Non è ben chiaro chi abbia dato questo tipo di indicazione piuttosto che proporre il ricorso in appello – sottolinea Nadia Spallitta, che nella vita fa l’avvocato – anche alla luce dei danni lamentati dal Comune pari a circa 40 milioni di Euro. L’allora presidente dell’Amg, e il relativo consiglio d’amministrazione, decidevano di procedere con una transazione di ben 17 milioni di Euro da liquidare in tre rate. Trattandosi di una somma enorme sarebbe stato quantomeno opportuno, oltre che doveroso, che il Consiglio comunale venisse messo a conoscenza dell’intera vicenda, anche perché sembrerebbe che l’Amministrazione abbia versato già all’Amg circa 10 milioni di Euro per onorare il debito derivante dalla transazione”.

Insomma, la giunta Orlando, senza passare dal Consiglio comunale, si comporta come si comportavano i podestà durante il fascismo: decide come utilizzare il denaro pubblico senza mettere a conoscenza di questo fatto il Consiglio comunale.

Durissimo il commento di Nadia Spallitta: “Ritengo che la vicenda meriti l’attenzione della Corte dei Conti perché credo che possano essere ravvisate ipotesi di danno all’Erario e che comunque debba essere approfondita la scelta della mancata impugnazione della sentenza di primo grado del Tribunale. Trasmetterò quindi l’intera documentazione alla Procura della Corte dei Conti, sollecitandone l’intervento anche in relazione alla difficoltà oggettiva del Consiglio comunale di svolgere il ruolo e il compito di controllo sulle società partecipate”.

Il mancato controllo delle società partecipate dei Comuni da parte dei Consiglio comunali, così come previsto dalla Legge, è uno degli scandali ‘sommersi’ che vanno in scena negli enti locali siciliani. A Palermo la situazione è gravissima. Il dato tecnico è che i bilanci delle società collegate e tutti gli altri atti contabili non entrano a far parte del Bilancio del Comune. Il dato politico è che la maggioranza del Consiglio comunale chiude gli occhi davanti a una violazione di legge.

Questo è avvenuto anche qualche giorno fa, quando il Consiglio comunale ha approvato di notte un grottesco Bilancio di previsione 2015. La parola grottesco ci sta tutta, perché a norma di legge – legge di contabilità pubblica che al Comune di Palermo viene calpestata per nascondere chissà quali interessi – il Comune di Palermo avrebbe dovuto approvare il proprio Bilancio di previsione 2015 entro il 31 Dicembre del 2014 e non a chiusura di anno!

Considerati i tagli di Stato e Regione i ritardi – anche se non di un anno! – possono anche essere in parte giustificati. L’aspetto incredibile è che, a Palermo, dopo tre anni e mezzo di Amministrazione Orlando, nessuno, nemmeno i revisori dei conti del Comune, abbiano ancora avuto il ‘piacere’ di conoscere i bilanci delle società collegate. Di fatto, il sindaco Orlando, in materia di contabilità pubblica, non si comporta come il sindaco di una città gestita in regime di democrazia, ma come un monarca assoluto, per certi versi peggiore dei podestà fascisti, che almeno rispondevano alle gerarchie del regime, mentre Orlando, come un tiranno dell’antica Grecia, risponde solo a se stesso.

Ma, è chiaro, Orlando non potrebbe permettersi di fare i cavoli propri se non avesse alle spalle un Consiglio comunale che glielo consente. Il Consiglio comunale avrebbe gli strumenti per chiedere conto e ragione sui conti delle società collegate: per esempio, bloccando a oltranza i lavori. Perché non lo fa? Semplice: perché su 50 consiglieri comunali, solo tre cercano di far applicare la legge e fanno ‘casino’: sono Angelo Figuccia di Forza Italia, Luisa La Colla e la già citata Nadia Spallitta, entrambe del PD. Tutti gli altri consiglieri comunali o sono attaccati con il Bostik ad Orlando, o… Insomma bisognerebbe chiederglielo…

Tra i finti oppositori di Orlando ci sono quasi tutti gli altri consiglieri comunali del PD e i consiglieri di Forza Italia. Insieme, questi consiglieri comunali di Forza Italia e del PD danno vita a una sorta di ‘opposizione della pagnotta’: altro che vera opposizione alla giunta Orlando!

Il risultato di questo consociativismo ‘scientifico’ è il mangia-mangia che va in scena nelle società collegate. Il tutto, come scrive Nadia Spallitta, “in palese violazione di precise disposizioni di legge, del Regolamento sul controllo analogo approvato nel 2011 dal Consiglio comunale e delle direttive europee che impongono l’esame preventivo, contestuale e successivo degli atti di programmazione economico-finanziaria e patrimoniale delle società partecipate”.

Insomma, “l’Amministrazione comunale, dopo 3 anni e mezzo, continua a non trasmettere al Consiglio le proposte di delibera avente ad oggetto l’analisi e l’approvazione di budget, bilanci e piani di sviluppo economico delle tante aziende collegate allo stesso Comune. Ne deriva un’azione, da parte delle stesse società collegate, assolutamente autonoma, senza controlli e senza alcuna integrazione né armonizzazione rispetto alle politiche comunali”, conclude Nadia Spallitta.

Che faranno le ‘autorità’? Interverranno? O faranno come le ‘opposizioni’ di PD e Forza Italia?

p.s.

Anche noi la pensiamo come Nadia Spallitta: su questa storia dei bilanci delle società collegate che non vengono trasmesse ai Consigli comunali dovrebbe intervenire la Corte dei Conti. Anche se un’Amministrazione comunale è amministrata dal centrosinistra. Il discorso riguarda non soltanto il Comune di Palermo, ma anche gli altri Comuni siciliani. Il gioco, per chi non l’avesse ancora chiaro, è il seguente: le società collegate accumulano montagne di debiti dando appalti esterni e assoldando centinaia di consulenti che vengono spartiti in modo ‘ecumenico’ tra maggioranza e opposizione. I Consigli comunali fanno finta di niente, visto che fanno parte del ‘gioco’. Poi, nel silenzio generale, ogni Comune aumenta imposte e tasse comunali. E il cerchio si chiude sulla pelle dei cittadini.

Non è il caso di mettere la parola fine a questa schifezza?

 

 

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