Sicilia e-Servizi e il ‘blitz’ di Ingroia: arbitrio o teatrino?

9 dicembre 2015

Se è bastato un ‘blitz’ per porre fine alle interruzioni si servizi informatici che hanno causato gravi danni alla Regione (e soprattutto ai cittadini-utenti siciliani) come mai non è stato fatto prima? Cosa si nasconde dietro questa storia dai contorni tutt’altro che chiari?

Sarà per via della mia non più verde età, sarà perché mi è capitato nella vita di leggere articoli di veri giornalisti e quindi di avere acquisito un gusto per le spiegazioni dei fatti, per l’analisi e per le domande un po’ cattive, quelle che si muovono sul filo della logica e della ragione, sarà… sarà… Ma  quando mi imbatto in articoli in cui non si osservano le suddette elementari regole, io, senza andare a cercare altre fonti, ma solo  usando  delle mie esigue forze, analizzo l’articolo e poi arrivo a mie conclusioni.

Valuterete voi se sono giuste o sbagliate.

Veniamo al caso di specie.

Capitan Sicilia (e-Servizi), al secolo l’ex PM Antonio Ingroia, come un tempo fece Badoglio da Addis Abeba, ci telegrafa da Ponte Saint Martin, in Val d’Aosta e ci comunica che, alla testa delle truppe vittoriose è entrato in possesso di tutto il materiale telematico e tutto l’hardware (computer, server ed applicativi) che la società Engineering, già socia di Sicilia  e-Servizi, ha tenuto gelosamente sotto chiave in tutti questi anni, consentendosi  in buona sostanza di tenere la Regione sotto ricatto, avendo essa sola la disponibilità di tutti i servizi telematici regionali.

Tutto questo è finito. Negli articoli trionfalistici che riportano la notizia si parla addirittura di blitz della Regione. La definizione di blitz è nota: “Operazione  militare condotta di sorpresa e con grande rapidità (forma accorciata di blitz krieg, guerra lampo)”. Come sia stato possibile entrare in casa altrui e prelevare il tutto non è dato sapere. Nessuno negli articolisti  se lo chiede, né ce lo spiega. Né tantomeno ce lo spiega Ingroia nella sua conferenza stampa per come è riportata sui giornali.

E’ stata un’irruzione, un’operazione di polizia? E’ stato coinvolto il Corpo forestale? Se è andata così, come mai la società Engineering non ha opposto resistenza? Ovvero, ha resistito e ne  scaturito un conflitto a fuoco? Ci sono state  vittime? Silenzio.

Se invece tutto si  è  svolto in pace e in pieno accordo tra le parti, se dunque la società ha deciso di cedere ed ha consentito l’operazione, che cosa è mutato nei rapporti tra la Regione perché la società non opponesse resistenza? Silenzio.

E se dunque nulla è mutato, è lecito pensare che l’operazione si sarebbe potuta fare prima, e che quindi si sarebbero  potuti evitare i ripetuti black out che certamente hanno causato danni gravi alla Regione? E se il blitz si poteva fare prima perché non si è fatto?

Qualcuno si premurerà di quantificare e presentare il conto delle spese causate dell’inerzia e per il montaggio di questo teatrino? C’è un giudice a Palermo cui non faccia velo l’amicizia personale o la colleganza per fare luce su quello che così, prima facie, sembra un esercizio arbitrario delle proprie ragioni?

 

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