La spaccatura di Sicilia Nazione: il professore Costa ha fatto bene a scegliere la libertà

1 dicembre 2015

Massimo Costa non aveva nulla in comune con Gaetano Armao. La loro era un’alleanza politica innaturale. La fortuna ha voluto che uno ‘scivolone’ ha aperto gli occhi al vero leader degli indipendentisti siciliani. Che oggi può tornare, da leader, a lavorare per una Sicilia libera dalla mafia, dall’ascarismo e dai soliti trasformisti

Se proprio dobbiamo dirla tutta, la spaccatura di Sicilia Nazione era nelle cose. Che cosa ha a che spartire un idealista come il professore Massimo Costa con un legale di ‘grido’ – parliamo dell’avvocato Gaetano Armao – già assessore regionale del governo di Raffaele Lombardo? Nulla. Semmai era strano, quasi innaturale che due persone così diverse si trovassero insieme all’insegna dell’idea di una Sicilia indipendente.

Massimo Costa è una persona coerente. Docente universitario di materie economiche all’università di Palermo, il professore Costa è da oltre un decennio un protagonista della difesa dell’Autonomia siciliana. Quando iniziava la sua difesa dello Statuto della Sicilia, il professore Costa era praticamente solo. Piano piano, con una pazienza certosina, ha messo su un gruppo di persone, idealisti come lui – uomini e donne – con il quale ha iniziato un’attività di proselitismo che non è esagerato definire porta a porta.

Siamo testimoni di iniziative – parliamo degli anni passati – che vedevano la partecipazione di pochissime persone. Ma questo non l’ha mai scoraggiato. Anzi, per il professore Costa le difficoltà sono sempre state motivi in più per andare avanti e per lottare con maggiore determinazione. La sua passione, la sua preparazione, la sua carica ideale ne hanno fatto un punto di riferimento non soltanto per tutti gli autonomisti siciliani, ma anche per il variegato e complicato mondo degli indipendentisti dell’Isola. Una galassia di gruppi con la quale non è facile dialogare. Cosa che, ormai da tempo, Massimo Costa riesce a fare.

Insomma, il professore Costa è un punto di riferimento per tanti autonomisti e per gli indipendentisti siciliani. Anche se ormai di Autonomia siciliana si parla sempre meno. Vuoi perché gli articoli più importanti dello Statuto rimangono lettera morta (ci riferiamo agli articoli 36, 37 e 38, ma anche agli articolo 15 e 31), vuoi perché, con l’atteggiamento dei governi nazionali, che trattano la Sicilia come “l’ultima delle colonie”, l’Autonomia serve a poco.

Ormai la Sicilia è destinata a percorrere la strada della Catalogna. Ci vorrà più tempo, ma l’Unione Europea dell’Euro, controllata da massoni fondamentalisti, dalle banche e dalla finanza mafiosa (la vera mafia è quella finanziaria e oggi è dentro l’Unione Europea, ‘allineata e coperta’) e i governi italiani lavorano per l’indipendenza siciliana e, forse, per l’indipendenza di tutto il Sud Italia. Sono tali e tante le penalizzazioni che uno Stato centro-nordista infligge ogni giorno al Mezzogiorno che è normale, quasi automatico, pensare a quello che negli anni ’50 del secolo passato era “il Sud all’opposizione”: un Sud all’opposizione che, oggi, davanti a un’Europa che peggiora di giorno in giorno, non potrà che prendere i colori politici e culturali dell’indipendentismo.

Di questa stagione Massimo Costa è stato ed è un protagonista. La stessa cosa non si può dire di Armao, persona degnissima, per carità!, ma lontana anni luce da ogni forma di idealismo politico. Negli anni in cui Costa iniziava a battersi per l’Autonomia e la Sicilia, Armao si ritrovava al vertice del Teatro Massimo di Palermo, messo lì da Forza Italia (sindaco del capoluogo siciliano era allora Diego Cammarata).

Docente universitario di discipline giuridiche, l’avvocato Armao arriva alla politica attiva nel 2009: nominato assessore dall’allora presidente della Regione, Raffaele Lombardo: ovvero, da quello che, prima di Rosario Crocetta, era considerato il peggiore presidente della Regione siciliana nella storia dell’Autonomia (oggi Crocetta ha tolto a Lombardo questo record…).

Nella vita – e soprattutto in politica – le scelte sono importanti. Per un motivo semplice: perché una volta fatte, le scelte rimangono: il passato non si può cambiare.

Il governo Lombardo del 2009 era un governo regionale di ribaltonisti: Lombardo – che prima delle elezioni regionali del 2008 aveva stretto un patto con una parte del PD – ‘sbarella’ dal governo il centrodestra che l’ha eletto con quasi il 70% dei voti di lista e ‘imbarca’ nel governo il Partito Democratico, che aveva perso le elezioni. Tra gli alleati del governo Lombardo versione 2009 c’è anche Confindustria Sicilia.

Lombardo, un democristiano della peggiore specie, qualche anno prima, era stato sbattuto fuori dall’UDC da Giampiero D’Alia e aveva fondato un partito che si autoproclamava autonomista. Era l’Mpa, sigla che sta per Movimento per l’autonomia. All’inizio l’Mpa non era male. Lombardo portava avanti per davvero istanze autonomiste. Di quegli anni ricordiamo una mozione, firmata da tutti i deputati lombardiani dell’Ars, contro l’installazione del rigassificatore a Porto Empedocle.

Nel 2008, con la caduta di Totò Cuffaro, Lombardo si candida alla presidenza della Regione. E si candida bloccando, di fatto, Gianfranco Miccichè, che dagli anni ’90 sogna Palazzo d’Orleans. Si candida, Lombardo, con la ‘benedizione’ di Cuffaro, che era stato violentemente attaccato da Miccichè. Apparentemente Lombardo è il candidato del centrodestra. Di fatto, come già accennato, Lombardo è già d’accordo, sottobanco, con ‘pezzi’ del PD.

E’ importante tratteggiare alcuni passaggi dell’uomo politico-Lombardo: perché poi, chi deciderà di stare accanto a lui – è il caso, per l’appunto, di Armao – non potrà certo non sapere con chi ha deciso di accompagnarsi. Lombardo, alle regionali del 2008, ha cercato e avuto i voti di Cuffaro e del centrodestra, ben sapendo che avrebbe tradito questo elettorato. Ma per un democristiano-doroteo come lui, ‘scafato’ e disponibile a ogni forma di trasformismo politico, questa non è una notizia che può stupire.

Ciò che ha dato fastidio a tanti – anche ai non cuffariani – è stato il fatto di vedere Lombardo, pochi mesi dopo la sua elezione a presidente della Regione anche grazie ai voti di Cuffaro, scagliarsi contro il ‘cuffarismo’. Insomma anche l’ingratitudine è stata una caratteristica di Lombardo: in parte per acquisire potere sostituendo i cuffariani con i suoi ‘giannizzeri’, in parte per compiacere un partito – il PD – che in Sicilia, a parte i voti degli ex democristiani della Margherita, di voti ne ha sempre avuti pochi e che a Cuffaro ha sempre invidiato quello che i dirigenti del PD siciliano tutt’ora non hanno: il carisma.   

Quando, nel 2009, come già accennato, Lombardo chiama Armao come assessore, quest’ultimo sa benissimo con chi ha a che fare. Sa benissimo, Armao, che Lombardo ha usato l’Autonomia siciliana per farsi i cavoli propri. E lo sa tal punto, l’avvocato Armao, di che pasta è fatto Lombardo, che non deve aver faticato molto a spiegare all’allora presidente della Regione che, in fondo, il rigassificatore di Porto Empedocle non è poi tanto male…

Con Armao assessore Lombardo e i suoi seguaci autonomisti, o presunti tali, cambiano opinione: se qualche anno prima il rigassificatore di Porto Empedocle era una follia che avrebbe potuto pregiudicare un intero territorio vocato al turismo – parliamo della Valle dei Templi di Agrigento e delle spiagge agrigentine – nell’estate del 2009, ‘improvvisamente’, lo stesso rigassificatore da realizzare a due passi dal Tempio della Concordia diventa per lo stesso Lombardo cosa buona e giusta. In conferenza stampa, a un giornalista che gli chiede notizie di questo cambio di ‘opinione’, l’allora presidente della Regione risponde che il progetto non è sbagliato…

Lombardo è stato un pessimo presidente della Regione. E non poteva essere altrimenti. Intanto perché, come ci ricorda il Vangelo, dal male non può mai nascere il bene. Il suo governo era il frutto di un imbroglio verso l’elettorato. E di un accordo con i potenti di Confindustria Sicilia: potenti, ma anche portatori di interessi ‘altri’: ci riferiamo a un’antimafia di sciasciana memoria che, per il presidente di questa associazione – parliamo di Antonello Montante – è culminata in un’inchiesta a suo carico per mafia. Mentre Lombardo, oltre all’inchiesta per mafia, si è beccato anche una condanna per mafia: in primo grado, certo, ma pur sempre condanna.

E’ in questo ‘mare’ che ha ‘navigato’ Armao tra il 2009 e il 2012: che è un ‘mare’ un po’ diverso dagli ideali autonomistici del professore Costa. Tra le altre cose, c’è anche la candidatura di Armao alle elezioni comunali di Palermo del 2012. In una lista in coppia con un altro assessore della giunta Lombardo: Massimo Russo. Insomma, due assessori regionali – Armao assessore all’Economia, e Massimo Russo assessore alla Salute-Sanità – che si candidano a Palermo e non raggiungono nemmeno il quorum…

Armao, nella giunta Lombardo, da giurista, si occupava di ricorsi presso la Corte Costituzionale. Su tale fronte è stato bravo. Ma questo non basta per diventare leader degli indipendentisti.

Quando, qualche tempo fa, abbiamo visto insieme Armao con Massimo Costa siamo rimasti stupiti. Non da Armao – che avendo avuto a che fare con Raffaele Lombardo avrà sicuramente imparato l’arte di destreggiarsi – ma dal professore Costa. Ci chiedevamo: ma che hanno questi due in comune? La risposta è quella che abbiamo già scritto all’inizio: nulla.

Negli ultimi giorni – prima dell’addio del professore Costa ad Armao – avevamo sentito in giro voci strane. Si parlava di un incontro a Grammichele, il paese di Lombardo, che per ora fa il Cincinnato della situazione. A questo incontro avrebbero preso parte personaggi di primo piano della politica siciliana. Vero? Falso? Vattelappesca!

Fatto sta che, dopo una settimana da queste ‘voci’ giunte da Grammichele, Gianfranco Miccichè, vecchio alleato di Lombardo, è stato ‘incoronato’ per la seconda volta da Berlusconi coordinatore di Forza Italia in Sicilia. E chi si presenta al congresso di ‘rifondazione’ degli azzurri nell’Isola? Armao, da invitato. Suscitando vivaci proteste da parte di tanti indipendentisti che, giustamente, si chiedono: ma che c’entriamo noi con Forza Italia, con Miccichè e con Berlusconi? Armao si è sempre difeso dicendo che in politica bisogna dialogare con tutti: cosa che non è affatto vera: i grillini non dialogano con nessuno e potrebbero vincere le elezioni in Sicilia e, forse, anche le elezioni nazionali. La dimostrazione che in politica, alla faccia dei trasformisti, vale il celebre detto: meglio soli che male accompagnati!

In queste ore si parla anche di dirigenti del PD siciliano in uscita da questo partito: alcuni perché non condividono la linea renziana, altri perché non vogliono identificarsi con Crocetta e altri ancora perché in cerca di una nuova ‘sponda’, visto che ormai non verranno ricandidati nel Partito Democratico: né a Roma, né in Sicilia. A tal proposito, agli osservatori attenti, non sfugge che, fino al 2012, Miccichè, Lombardo e alcuni ‘pezzi’ del PD erano insieme. Hanno in testa qualcosa?

Non lo sappiamo. Ma una cosa la sappiamo con certezza: che in mezzo a questi ‘giocatori’ della politica trasformista, un idealista come il professore Costa sarebbe stato solo ‘macinato’ e strumentalizzato.

Ha fatto bene a chiamarsi fuori, il professore Costa. Ha fatto bene a riprendersi la sua libertà. E a ridare speranza ai tanti autonomisti e ai tanti indipendentisti della Sicilia. E, soprattutto, a tornare in pista da leader, senza compagni di strada sbagliati.

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