Presidente Renzi, ma dove sono i fondi per il Sud nella legge di stabilità?

22 novembre 2015

Nei mesi scorsi, quando la SVIMEZ ha per l’ennesima volta certificato il disinteresse del governo nazionale vero il Sud, Renzi ha promesso “grandi interventi per il Mezzogiorno”. Ma nel testo della legge di stabilità approvato dal Senato non c’è nulla. Dicono che, nel passaggio alla Camera, gli investimenti per il Sud si materializzeranno. Noi siamo qui

Ricordate? Un paio di mesi addietro la SVIMEZ – l’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno – nella relazione annuale, ha certificato l’abbandono del Sud. Lo Stato non interviene più nel Meridione. Non ci sono investimenti, niente infrastrutture, niente di niente. In una parola, l’intervento ordinario nel Sud, da parte dello Stato, è scomparso. Da Napoli in su lo Stato realizza infrastrutture: strade, autostrade, porti, aeroporti. Nel Sud lo Stato non ‘caccia’ un Euro. Da decenni. Il Sud va avanti grazie ai fondi europei, che vengono spesi solo in parte. Lo Stato, al Sud, si limita solo a far pagare le tasse ai cittadini.

Qualche mese fa, quando la SVIMEZ – come fa ogni anno da anni – ha messo tutto nero su bianco, c’è stata una sollevazione: ah, così non può andare, bisogna fare qualcosa e bla bla bla. Il capo del governo, Matteo Renzi, ha promesso un mega investimento da qui al 2022: circa 70, forse 80, addirittura 90 miliardi di Euro. Già il fatto che Renzi abbia frazionato nel tempo il ‘presunto’ investimento destava qualche perplessità.

Qualche settimana dopo si è scoperto che questo mega investimento era teorico. In compenso il governo Renzi ha ‘promesso’ di organizzare meglio la spesa dei fondi europei che Bruxelles stanzia per le Regioni ad Obiettivo convergenza del Sud Italia. Le Regioni ad Obiettivo convergenza sono quello che presentano un reddito medio inferiore alla media europea. In Italia sono la Calabria, la Sicilia, la Campania e la Puglia. Sapete che ha intesta di fare il governo Renzi? Gestire direttamente questi fondi che dovrebbero essere gestiti dalle Regioni. Invece di stanziare fondi statali per il Sud Renzi e il PD vogliono gestire, da Roma, i fondi europei che Bruxelles destina al Sud!

Invece di lasciare alle Regioni solo la gestione delle grandi infrastrutture, il governo Renzi, in barba al principio di sussidiarietà, vuole impossessarsi dei fondi europei destinati al Sud. Non a caso abbiamo citato il principio di sussidiarietà, perché in base a questo principio dovrebbero essere i Comuni a gestire i fondi europei che riguardano i Comuni, mentre i GAL (sigla che sta per Gruppi di Azione Locale, associazioni che vedono insieme imprese private e Comuni) dovrebbero gestire, autonomamente, i fondi europei che riguardano lo sviluppo locale.

Riassumiamo: il governo Renzi – e il Parlamento nazionale di ‘nominati’ che gli dà manforte e approva le richieste del governo – non solo nella manovra in discussione in questi giorni nel Parlamento nazionale (parliamo del disegno di legge di stabilità già approvato dal Senato) non ha stanziato nulla per il Sud, ma vorrebbe anche condizionare la spesa dei fondi europei nel Sud! La cosa incredibile è che nessuno dice nulla: nessuno critica il fatto che governo e Parlamento nazionale non hanno previsto interventi per il Sud; e nessuno critica il fatto che Roma vorrebbe mettere sotto controllo i fondi europei!

Si dice che, nel passaggio alla Camera dei deputati il governo Renzi troverà le risorse per il Sud. Noi siamo qui, pronti a prenderne atto. Ma pronti anche a denunciare l’eventuale assenza di interventi nel Mezzogiorno. Intanto lo scenario è il vuoto-pneumatico per il Sud: e di questo vuoto non registriamo interesse da parte della grande stampa e delle tv. Vedremo cosa succederà a Montecitorio.

Quanto ai fondi europei, segnaliamo le difficoltà nella spesa di queste risorse. Che sono legate in parte ai ritardi delle burocrazie regionali, in parte alla complessità delle ‘regole’ messe in piedi da Bruxelles e, in parte, dal Patto di stabilità dell’Unione Europea che con una mano stanzia i fondi strutturali per le regioni economicamente deboli e, con l’altra mano, blocca la spesa di questi fondi. Sarebbe razionale e opportuno non far rientrare la spesa dei fondi europei nel Patto di stabilità, eliminando un’illogicità ‘strutturale’, perché non si possono stanziare fondi per le aree economicamente deboli dell’Unione e poi dire: “Sì, ma potete spenderli ogni anno fino a un certo punto”.

Quanto alla Sicilia, segnaliamo quello che questo blog ha già sottolineato: l’inadeguatezza del governo regionale di Rosario Crocetta che, avendo cambiato quattro Giunte in tre anni ha ritardato la spesa dei fondi europei destinati alla Sicilia. Con il rischio di far perdere alla nostra Regione oltre un miliardo di Euro. Con una rendicontazione che, per la parte che riguarda le infrastrutture nel territorio, è avventurosa (e stiamo usando un vocabolo elegante), se è vero che gli uffici del dipartimento della Programmazione e i Comuni starebbero rendicontando come opere realizzate on i fondi della Programmazione 2007-2013 opere pubbliche antecedenti questo periodo.

La verità è che il governo Crocetta è inadeguato e se questo meccanismo di rendicontazione verrà scoperto da Bruxelles non solo la regione perderà un sacco di soldi, ma si beccherà pure qualche pesante sanzione.

p.s.

Non possiamo non segnalare un elemento che dovrebbe far riflettere gli uffici dell’Unione Europea. I fondi strutturali stanziati da Bruxelles, per definizione, debbono essere “addizionali”. Ciò significa che si devono sommare all’intervento ordinario dello Stato e non sostituirsi all’intervento ordinario dello Stato. Perché se si sostituiscono all’intervento ordinario dello Stato non colmeranno mai il divario economico – parliamo dell’Italia – tra Sud e Centro Nord. Come mai, in tutti questi anni, gli uffici dell’Unione Europea non hanno segnalato all’Italia tale anomalia? Se non altro perché l’addizionalità la chiede Bruxelles. Che invece, fino ad oggi, si è limitata a certificare la spesa dei fondi europei nelle Regioni italiane ad Obiettivo convergenza, evitando di verificare se i fondi europei spesi sono stati addizionali o sostitutivi rispetto all’intervento dello Stato. Se i burocrati di Bruxelles nutrono dubbi, beh, possono sempre chiedere ‘lumi’ alla SVIMEZ, che gli dirà come stanno le cose in Italia in materia di addizionalità dei fondi europei nel Sud Italia…

 

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