I Comuni siciliani senza soldi pagano i dipendenti con i soldi che il Ministero stanzia per i migranti

20 novembre 2015

A denunciarlo è il vice presidente di ANCI Sicilia, Paolo Amenta: la UE penalizza lo Stato; il governo Renzi taglia i fondi a Regioni e Comuni; questi ultimi tolgono i soldi ai migranti richiedenti asilo e ai centri per i minori. In pericolo la rendicontazione e dei fondi europei. La responsabilità del governo Crocetta, che avendo cambiato oltre 50 assessori in quattro anni ha paralizzato l’amministrazione regionale

I Comuni siciliani senza soldi, in molti casi, per pagare i propri dipendenti utilizzano le risorse finanziarie che dovrebbero servire per retribuire chi si occupa dei minori (compresi i minori arrivati con i barconi) e il cosiddetto Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR), cioè i centri che ospitano gli immigrati che chiedono asilo politico al nostro Paese. A denunciare quanto sta accadendo è il vice presidente dell’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale Comuni Italiani), Paolo Amenta.

E’ il gioco dei tagli finanziari che, partendo dall’Unione Europea, arriva fino alle categorie più deboli: Bruxelles impone penalizzazioni al nostro Paese; il governo italiano scarica le penalizzazioni su Regioni e Comuni; i Comuni siciliani, non sapendo più come pagare il proprio personale a causa dei tagli, pagano i precari indebitandosi con le banche e retribuiscono il personale con i soldi che dovrebbero servire per pagare i centri che ospitano i migranti richiedenti asilo.

In realtà, la Sicilia paga non tanto per i tagli che promanano da Bruxelles, ma per i soldi che ogni anno lo Stato scippa al Bilancio regionale (circa 9 miliardi di Euro ogni anno, se consideriamo tutte le voci) a prescindere dai tagli di Bruxelles. Per il governo Renzi – appoggiato in questo dagli ascari siciliani del PD – la Regione siciliana è un bancomat che serve per finanziare altre Regioni. Risultato: i Comuni dell’Isola, che sono l’ultimo anello della catena, non sanno più dove trovare i soldi per andare avanti. Che fare?

Dice Amenta: “Non ci sono più margini di salvezza in Sicilia, in un contesto come quello attuale, per il sistema degli Enti locali, per il Terzo settore e per il Sistema produttivo che si interfacciano con la Pubblica Amministrazione, se la Regione non trasferisce immediatamente ai Comuni, ormai privi di liquidità, le somme in conto capitale e quelle relative al Fondo di riequilibrio del personale, e se non si proroga la data di scadenza del 31 Dicembre per la rendicontazione dei fondi europei, senza rischiare di restituire indietro i soldi. Il rischio è di un collasso annunciato, senza alcuna ancora di salvataggio, con ripercussioni gravissime per tutta l’economia isolana e per la tenuta sociale”.

“Succede infatti – sottolinea il vice presidente di ANCI Siiclia – che molti Comuni si sono ridotti ad utilizzare i fondi erogati periodicamente da Prefetture e Ministero dell’Interno per l’attività del Terzo settore nella gestione di Comunità per minori e SPAR, per pagare gli stipendi dei propri dipendenti, dimenticando che  queste strutture da mesi, in alcuni casi da 6/8 mesi, aspettano proprio queste somme per corrispondere le spettanze ai loro dipendenti. Causando così altri drammi in un settore sensibile, come quello sociale, che garantisce servizi importanti al sistema degli Enti locali”.

Insomma, spiega Amenta, per pagare i propri dipendenti comunali, i Comuni utilizzano i soldi che dovrebbero essere erogati ai chi gestisce i centri per gli immigrati richiedenti asilo e i centro per minori extracomunitari.

“Di fatto – continua Amenta –  per l’anno in corso, dei 360 milioni di euro relativi alla quota corrente dei 115 milioni delle quota capitale, e dei 200 milioni del Fondo di riequilibrio per il personale (i contrattisti per intenderci), la Regione ha trasferito ai Comuni appena 55 milioni della quota corrente e 80 del Fondo di riequilibrio. Se a ciò si aggiunge il 50% circa di evasione della fiscalità locale, che in Sicilia dovrebbe sostituire i trasferimenti dello Stato, ci si rende conto come i Comuni siano ormai alla morte. E con essi quanti, tra cooperative sociali, imprese, fornitori gravitano nel sistema della Pubblica Amministrazione, tagliati come sono anche dal sistema bancario che non garantisce più crediti”.

Ai problemi si sommano altri problemi: “Con un quadro del genere – precisa ancora il vice presidente dell’ANCI Sicilia – arriva l’ulteriore mazzata di una rendicontazione dei fondi europei che non potrà essere effettuata entro il 31 Dicembre, con il rischio di dover restituire almeno un miliardo e 200 milioni,  e  il rimborso almeno del 50% dei pagamenti effettuati”.

I Comuni, dice in poche parole Amenta, hanno già utilizzato una parte dei fondi europei. In pratica, li hanno spesi. Ma adesso, per responsabilità di una Regione che rischia di non riuscire a rendicontare i fondi della Programmazione 2007-2013 entro il 31 Dicembre di quest’anno, non solo rischiano di perdere il finanziamento, ma rischiano, anche, di restituire i soldi che hanno già speso: e sarebbe un disastro, considerato che i Comuni siciliani, come già accennato, sono quasi tutti in ‘rosso’.

“Insomma – aggiunge ancora Amenta – la situazione finanziaria del sistema territoriale è veramente ad un passo dalla tragedia. L’unica a non rendersi conto di ciò è la politica regionale, il governo e il suo presidente, che continuano a giocare sugli assessorati e gli scontri interni ai partiti, a tal punto di essere riusciti a spostare l’importante incontro romano tra Stato e Regione sulla situazione finanziaria della Sicilia”.

“E allora – conclude Amenta – o in tempi brevi la politica e il governo regionale chiamano per un confronto tutti gli attori, dai Comuni al Terzo settore al sistema delle imprese, o lo scontro e la paralisi dell’Isola sarà inevitabile. E i segnali per riprendere il filo della questione come ANCI li abbiamo indicati da tempo, e vanno attuati entro il 31 Dicembre 2015:

1) Saldo dei trasferimenti della quota in conto capitale;

2) totale completamento dei trasferimenti del Fondo di riequilibrio per il personale per garantire gli stipendi dei contrattisti;

3) proroga di qualche mese della rendicontazione dei fondi europei, per evitare di perderli e doverli restituire.

Il resto sono tutte chiacchiere e chi continua a giocare sulla pelle dei siciliani dovrà assumersene le responsabilità”.

p.s.

La responsabilità dell’eventuale flop sulla rendicontazione dei fondi europei è del governo Crocetta, che ha cambiato 50 assessore in tre anni paralizzando l’amministrazione regionale. Dobbiamo ricordare che parliamo della Programmazione dei fondi europei 2007-2013. Il governo Crocetta ha avuto due anni di proroga per rendicontare le somme (dal 2013 al 2015). Ma ha utilizzato male questo tempo. In queste ultime ore, invece di occuparsi di questo problema che rischia di affossare definitivamente centinaia di Comuni siciliani, Crocetta e gli esponenti del centrosinistra, PD in testa, discutono delle poltrone del quarto governo…

 

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