… e così, tra una “Missione di pace” e l’altra la Sicilia è oggi un obiettivo militare

15 novembre 2015

Gli atti terroristici di Parigi non sono lontani dalla Sicilia. Che ci piaccia o no, in questa guerra la nostra Isola c’è dentro fino al collo. Tra Muos di Niscemi, Sigonella e aeroporto di Birgi (e altre armi nascoste chissà dove) siamo diventati un obiettivo militare. Quello che nei primi anni ’80 temeva Pio La Torre si è verificato. Con l’avallo del PD italiano e siciliano

Lo confessiamo: commentare fatti di guerra – perché di questo si tratta: di una guerra nella quale anche noi siciliani siamo coinvolti fino al collo – non è piacevole. Se non altro perché le guerre, come ci ricorda Bertolt Brecht, non hanno mai portato nulla di buono:

“La guerra che verrà non è la prima.

Prima ci sono state altre guerre.

Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.

Fra i vinti la povera gente faceva la fame.

Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”.

In queste ore i francesi – come leggiamo sui giornali – sono di nuovo per le strade di Parigi: nei cinema, nei bar, nei teatri. Per dimostrare di non avere paura. Mentre Hollande annuncia: “Siamo stati aggrediti, saremo spietati”.

In realtà, spietati i francesi lo sono già stati. Se non ricordiamo male, sono stati proprio loro, qualche anno fa – presidente era Nicolas Sarkozy – a volere a tutti i costi la guerra in Libia. Anzi, per essere precisi, l’eliminazione fisica di Gheddafi. Notiamo che nel passaggio da Sarkozy a Hollande la politica estera francese non è cambiata: il primo ha bombardato la Libia, il secondo sta bombardando la Siria.

Le avventure bombarole dei due leader francesi ci dicono che in questo Paese, in politica estera, centrodestra e centrosinistra sono intercambiabili e non alternativi. La stessa cosa – e non è certo un caso – avviene nell’Unione (vera o presunta) Europea, dove i moderati della signora Merkel (?) governano con il PSE (gli altrettanto ‘presunti’ socialisti europei, personaggi che, senza offesa per nessuno, di socialista hanno solo il nome che, portato da loro, non può che infangare la tradizione socialista).

Detto questo, non possiamo che esprimere una profonda pietà cristiana per i morti di Parigi. Ma non possiamo fare finta di non vedere ciò che è sotto i nostri occhi. E non possiamo non chiederci: i francesi pensavano veramente di seminare bombe a destra e a manca senza pagarne le conseguenze? Davanti agli atti terroristici, spesso, le democrazie sono fragili. Ma la Francia di Hollande, ‘spietata’ in Siria come in Libia, di fragilità, in queste ultime ore, ne ha mostrate tante, forse troppe.

Della Francia si occuperà il governo francese, che in queste ore torna a mostrare i muscoli. A noi, in questa sede, ci preme occuparci della Sicilia. Per dire a chiare lettere ai lettori di questo blog che noi siciliani, nostro malgrado, come già accennato, in questa guerra – che non è affatto religiosa, come cercano di farci credere, ma legata a interessi economici e militari – ci siamo dentro fino al collo. E ci siamo dentro come obiettivo militare.

Agli osservatori attenti non sarà sfuggito un particolare che non ci sembra secondario: e cioè che gli atti terroristici di Parigi sono andati in scena pochi giorni dopo la conclusione – avvenuta il 6 novembre scorso – di una grande esercitazione militare NATO. Per la precisione, la più grande esercitazione militare messa in atto in Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Un dispiegamento di forze impressionante – che è partito proprio dalla Sicilia – avrebbe dovuto scoraggiare qualunque nemico. Invece, come dimostrano i fatti di Parigi, è avvenuto l’esatto contrario. Di fatto è una sfida. I terroristi stanno dicendo alla NATO e all’Unione Europea: voi e le vostre armi non ci fate né impressione né, tanto meno, paura.

I terroristi – chiunque essi siano – sanno perfettamente cos’è la Sicilia oggi. Sanno che quando è iniziato il bombardamento in Libia l’aeroporto di Trapani Birgi ha interrotto i voli civili per diventare base militare strategica. Sanno che esiste la base militare di Sigonella che è, forse, uno dei più grandi depositi di armi nucleari d’Europa. E sanno perfettamente a cosa servirà il Muos di Niscemi: che non è uno “strumento di pace”, come ha dichiarato il nostro ‘geniale’ presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, ma uno strumento di guerra.

Nei primi anni ’80 del secolo passato Pio La Torre militava in un partito – il Pci – che, forse nel nome del ‘Compromesso storico’, aveva deciso di sentirsi “sicuro sotto l’ombrello della NATO”. Ciò nonostante, Pio La Torre, allora segretario del Pci siciliano, creò un grande movimento pacifista insieme con il mondo cattolico. Pio La Torre non si “sentiva sicuro sotto l’ombrello della NATO”.  Al contrario, sosteneva – e non aveva torto – che i missili Cruise di Comiso avrebbero fatto della Sicilia un obiettivo militare. Con molta probabilità, la sua lotta contro la militarizzazione della Sicilia (e contro la corruzione che non risparmiava certi personaggi del suo partito) è alla base del suo assassinio, avvenuto il 30 aprile del 1982.

Ebbene, oltre trent’anni dopo l’assassinio di Pio La Torre, al netto della retorica, nella sinistra italiana e siciliana, dell’eredità di Pio La Torre non resta nulla. Basti pensare al Muos di Niscemi, che tra gli oppositori non annovera certo i vertici romani e siciliani del Partito Democratico (in questo senso, Crocetta può esibire con ‘orgoglio’ la tessera del PD…). Così come non resta nulla del movimento cattolico che organizzava le marce della pace con Pio la Torre, se è vero che oggi i movimenti cattolici, in Sicilia, preferiscono gestire il grande affare dei centri di accoglienza per i migranti a 35 Euro cadauno…

Per non parlare dell’eliminazione di Gheddafi, che ha visto il PD in prima fila in questa guerra demenziale, soprattutto vista dalla parte degli interessi italiani. Non dobbiamo dimenticare che l’Eni, nei mesi precedenti l’attacco in Libia, aveva ‘chiuso’ un accordo strategico proprio con Gheddafi. Il nostro Paese sarebbe diventato l’interlocutore della Libia nella gestione del petrolio. Cosa, questa, che non piaceva ai francesi, che infatti ci hanno trascinato in una guerra assieme all’Unione Europea e agli americani.

Abbiamo offerto le nostre basi militari e altri apparati logistici per una guerra che andava contro i nostri interessi. Intelligenti i nostri governanti di allora, Berlusconi in testa, no? Oggi, di guerra in guerra (pardon, si chiamano “missioni di pace”…), ci ritroviamo ad essere quello che Pio La Torre ha provato a scongiurare rimettendoci la propria vita: un obiettivo di guerra.

Sappiamo che dire queste cose non è ‘politicamente corretto’. L’ex Presidente della Repubblica e già leader dei ‘miglioristi’ del Pci, Giorgio Napolitano, ci resterà male. Pazienza, ce ne faremo una ragione.

p.s.

Sulla pagina facebook di Pino Apprendi, uno dei pochi dirigenti del PD siciliano che è rimasto un uomo di sinistra, leggiamo: “Discriminiamo anche la modalità di morte. I 200 morti dell’aereo russo non hanno fatto testo”.

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