Roma ordina e Crocetta e il PD obbediscono: addio legge sui consorzi di Comuni

11 novembre 2015

Il pero fa le pere. Tradotto: da una classe politica a maggioranza di ‘ascari’ non può che sortire un governo di ‘ascari’. Crocetta e il PD, in quanto ‘ascari’ e Roma-dipendenti, non potevano che perdere la dignità politica, abbandonando una legge che avrebbero dovuto difendere. Ma se uno gli attributi non li ha non se li può dare…

 

Per una volta, anche se ce ne sarebbe motivo, mi astengo dal fare qualche considerazione sulla corsa miserevole  all’accaparramento  dei posti negli uffici di gabinetto e nelle segreterie tecniche dei assessori. Uffici che, per legge, dovrebbero essere di collaborazione diretta all’azione degli assessori e che invece sono diventati greppie e mangiatoie di uomini e donne senza altra qualità che  una svisceratezza servile incondizionata. Punto.

Rassegniamoci. Il pero fa le pere e se le pere marciscono prima di venire a maturazione l’albero va  tagliato. Questa politica può esprimere solo governi così  e questi governi questo sanno e possono fare. Quello che invece questo governo non può fare è essere un governo vero, forte, determinato, capace di far valere le sue ragioni, soprattutto in questioni di grande rilevanza politica come quella sui liberi consorzi di Comuni, la legge che dovrebbe sostituire le Province e che è stata impugnata dal governo nazionale.

Nella seduta di ieri l’Assemblea regionale siciliana ha messo “in dormi” la legge impugnata. Tutto rinviato al prossimo anno. Da un governo che strombazza la sua natura politica forte e invincibile ci saremmo aspettati una soluzione politica forte. Purtroppo  il tema dei liberi consorzi di Comuni presenta una complessità che va al di là della capacità di comprensione politica dei nostri attuali ‘sgovernanti’ che sono stati costretti, loro malgrado, a occuparsene per cavalcare la demagogia di Crocetta che delle eliminazione delle Province aveva fatto un suo cavallo di battaglia. Tema che postulava e postula una profonda capacità di valutazione del  quadro istituzionale generale, e una  visione  del futuro della nostra  Isola e non un’ulteriore occasione per creare un meccanismo  di spartizione e allocazione di posti di potere.

Queste però sono le teste. E fino  a quando   non cadranno(metaforicamente, si capisce) sulla ghigliottina della vergogna ce li dobbiamo  tenere. E pensare cha una legge sui liberi consorzi c’è già. E’ quella approvata gli anni  Cinquanta del secolo scorso. La si trova nei codici delle leggi della Regione vigenti. Bastava darle un’occhiata, una spolveratina e via. Forse nessuno avrebbe potuto opporre  alcunché. Nemmeno lo Stato e forse avremmo evitato di assistere allo squallore offertoci dalla viltà politica dei nostri legislatori che al primo “bau!” del  governo centrale  se la sono  fatta  addosso e poi si sono posti a 90 gradi in attesa di ordini…

Ai nostri super eroi è bastata dunque la  minaccia di impugnativa e tutti hanno sconfessato quel capolavoro  legislativo e si sono messi a gara su come  accontentare lo Stato, impersonato da quattro politici presi al Mugello come Calandrino, Bruno e Buffalmacco, i super eroi di Boccaccio.

Un governo con gli attributi, convinto del suo buon diritto, va per la sua strada, contrasta l’impugnativa sul piano del diritto e intanto dà esecuzione alla legge, la sua legge. Assumendosene la responsabilità politica.

Qualcuno obietterà  che gli attributi ci sono è che  mancano i tavoli dove sbatterli. Quando a decidere sulla competenza esclusiva della Regione sono le  bellezze al bagno vuol di dire che è  proprio finita. Spetta a noi  cittadini elettori staccare la spina di questi morti viventi. Credetemi, non dico i preti, ma neanche i santi avrebbero da dire su  questa dolce morte.

 

 

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