“U paisi du cazzu”

7 novembre 2015

Ogni volta che leggo i proclami di Renzi, riscopro il perché i dittatori odiano la satira. Perché la satira è verità, è più vera del suo oggetto.
E, nel caso di Renzi, penso a Crozza: la sua imitazione di Renzi mi ha fatto capire meglio di una biografia sul Nostro, che cosa è veramente Renzi.


Un Pinocchio, una marionetta tenuta da fili diabolici che lo fanno muovere a loro piacimento e cui un ventriloquo presta la sua voce.
E questa marionetta che nessun italiano ha voluto, che è stato messo al posto che occupa da una congiura di palazzo ordita in un parlamento delegittimato dalla sentenza della Corte Costituzionale è proprio il Presidente del Consiglio degno del nostro Paese, di quel Paese che il povero Stefano Satta Flores in un film denuncia degli anni 70 del secolo scorso definiva “u paisi du cazzu”.
Le fanfaronate di Renzi sono simili a quelle di un personaggio di una vecchia canzone di Celentano, “In quella casa di Voghera”. Tutti ci vanno perché si balla il fox trot e ognuno,così millanta, si porterà una bella donna. Il più fanfarone a questo punto si scatena: “ E io porto la Bardot”(come dire oggi la Jolie).
Renzi, in uno dei suoi momenti di del(i)rio ha promesso il ponte, le devitalizzazioni, gli incapsulamenti, lo sbiancamento (dei denti, attenzione!) e le protesi peniere.
E poi strade, stradine, vicoli ciechi, traverse, traversine, traversoni, cross, lanci lunghi e pedalare.
E i… prendono nota.

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