Scianò (Fns): “Troppi imbroglioni tra i sedicenti indipendentisti”

10 ottobre 2015

Dai giovani indipendentisti torturati nelle carceri italiane al milazzismo. Dalla sitematica cancellazione della storia siciliana ai giorni nostri. Inizia con Pippo Scianò, leader storico del Fronte Nazionale Siciliano, il nostro viaggio nel mondo dell’indipendentismo siciliano

Inizia con Pippo Scianò, leader storico del Fronte Nazionale Siciliano, il nostro viaggio nel mondo dell’indipendentismo siciliano. Un mondo variegato e frammentato, ma sempre vivace e interessante, con le sue luci e le sue ombre. Cercheremo di incontrare i principali protagonisti di questa galassia e cercheremo di non escludere nessuno, anche se siamo consapevoli che si tratta di una impresa ardua considerato il numero di associazioni e movimenti che si dichiarano separatisti o indipendentisti.
Ma, il nostro viaggio, come detto,  non poteva non cominciare da quello che è considerato il più convinto sostenitore della causa indipendentista, il massimo divulgatore della vera storia della Sicilia, un combattente che, da sempre, usa l’arma della cultura per demolire le bugie storiche di cui i siciliani sono vittime inconsapevoli.

Oggi, Scianò è presidente onorario del FNS. Ci ha fatto dono di alcune riflessioni sulla storia dell’indipendentismo (dai giovani indipendentisti siciliani torturati nelle carceri italiane del secondo dopoguerra, al milazzismo, fino ai giorni nostri) per aiutarci a capire come, un fenomeno di massa, oggi sia diventato un argomento poco conosciuto: “Non ci deve sorprendere se pensiamo all’opera di deculturizzazione che lo Stato ha portato avanti dal dopoguerra ad oggi e ai politici ascari che l’hanno sostenuta”. Questo significa che è tutto irrimediabilmente finito? “No. Siamo in un momento di crisi, ma credo ci siano le premesse per un risveglio del popolo siciliano e quindi dell’indipendentismo”. Scianò punta il dito anche “contro i falsi sicilianisti, che sono tanti e che inficiano la lotta. Purtroppo- dice- l’anti Sicilia è presente in molto di questi partiti che si definiscono indipendentisti o autonomisti. Nessuna unione è possibile con questi imbroglioni”.no mafia
Quando nasce il Fronte Nazionale Siciliano?

“Posso dire che il Fronte è nato a poco a poco, nel corso di alcuni anni. Tutto è cominciato quando, ero un emigrato che aveva fatto la scelta controcorrente di tornare a vivere in Sicilia. Negli anni “60”, cercavo un contatto con gli indipendentisti siciliani, ma non trovavo nessuno.  Ero stato “fuori”, e quando sono tornato, avevo un amore per la Sicilia e una voglia di lottare maggiore dei miei coetanei che risiedevano qui. Nel Nord avevo visto arrivare migliaia di siciliani. Lì c’era il miracolo economico, innescato dagli aiuti internazionali. In Sicilia c’erano solo miseria e ignoranza. Ma, c’era purtroppo anche il rigetto della Sicilianità. Il Movimento per l’Indipendenza della Sicilia (Mis), quello storico, guidato da Finocchiaro Aprile, non aveva più vere e proprie rappresentanze politiche. Chiedevo in giro, ma niente. Finché, un giorno,  in via Maqueda, per caso, ho visto a fianco di una porta un cartello logoro dove c’era scritto “Mis”. Era quasi coperto da un poster del mago Valentino. Avevo trovato la sede, in questo palazzo antico quasi cadente.  Bussai alla porta e venni accolto cordialmente. Si faceva riferimento all’avvocato, Michele Crisafulli,  che era stato ufficiale dell’esercito Italiano durante la Resistenza, oltre ad essere uno dei migliori avvocati di Palermo. Non stava bene fisicamente, ma era lucidissimo e parlava del fallimento dell’autonomia e della necessità di nuove idee ed energie. In quel momento, sembrava, però, che non si potesse fare niente. Eravamo negli anni sessanta. Tutti i reduci dell’indipendentismo Siciliano sembravano rassegnati.

Perché? La repressione dello Stato aveva spento ogni speranza?

Senza dubbio, ma non solo per questo. In quel momento era troppo forte e amara la delusione del fallimento dell’esperienza governativa di Silvio Milazzo. Il milazzismo, infatti,  aveva avuto il merito di risvegliare il sicilianismo. Nel primo periodo di questa esperienza era rinata la speranza di una Sicilia affrancata.  Ovunque, per le strade, nei mercati, la gente acclamava Milazzo. I comizi erano affollatissimi. Insomma, il popolo si era destato. Purtroppo, il nuovo fallimento, segnerà anche una brutta battuta d’arresto per il sicilianismo. Si scoprì altresì la sua Unione siciliana cristiano sociale (Uscs) era etero-diretta. Dietro c’era Mattei. Poiché l’Uscs aveva assorbito i fermenti indipendentisti, con la sua fine, si spensero anche quelli. C’è da dire che, tutte queste operazioni di partiti regionali erano anticipatrici di quello che sarebbe avvenuto dopo. Ma, intanto, questo fenomeno, la, altrove, era già fallito, in Sicilia si era “spento” nell’arco di due o tre anni. Mi permetto di ripetere che in nessun altro luogo c’era stato un movimento indipendentista come quello siciliano, nessuno aveva avuto l’Evis, o tanti consensi popolari neanche gli altoatesini.

Quanti consensi aveva avuto la causa indipendentista?

Direi un consenso totale. Dopo la morte di Antonio Canepa,  durante il periodo in cui a capo dell’Evis c’era Concetto Gallo, non vi era famiglia,  ricca o povera, con esponenti che lavorassero in magistratura, in questura o in campagna o nei lavori più disperati ad ogni livello e di tutte le categorie sociali, insomma, che non avesse un giovane pronto ad arruolarsi all’Evis. C’era una mobilitazione giovanile massiccia. Pensi che, durante le trattative segrete per lo Statuto, le pressioni delle mamme furono fortissime. C’erano, allora, migliaia di giovani indipendentisti, senza nessun precedente penale, in carcere.  Tanto che non c’era più dove metterli, li stipavano anche nei corridoi e loro portavano allegria ai carcerati con i loro canti. In pratica, le mamme chiesero ai dirigenti separatisti,  a partire da Finocchiaro Aprile, che stavano trattando con lo Stato di intercedere per la liberazione dei figli. E loro lo fecero. Fu concessa, infatti, una amnistia anomala, totale, diversa da quella che concederà Togliatti. De Gasperi la accettò malvolentieri, ma i ragazzi vennero liberati. Mis
Ma, come mai c’erano migliaia di giovani indipendentisti in carcere?

Perché fu introdotta la tortura. E loro non erano ‘pellacce’, non potevano resistere a questi metodi indecenti. Facevano quindi i nomi di quelli che conoscevano. L’Evis tuttavia restava una organizzazione segreta, coperta da un  favore popolare immenso. Fu Concetto Gallo, in sede di Costituente, a chiedere la fine della tortura che era usata quasi ufficialmente. Comunque, nessun partito politico in Sicilia ha mai raggiunto i numeri degli iscritti indipendentisti. I comizi di Finocchiaro Aprile attiravano folle immense. Questi parlava a braccio. Conosciamo i suoi discorsi grazie al lavoro di Concetto Battiato, giornalista( e zio del cantautore Franco), che li ha raccolti e trascritti. Ogni suo discorso vale un libro.
La fine del Mis non era, però, lontana.

Dunque, il Mis cessò di esistere nel 48, con la sconfitta elettorale. Quella classe dirigente che aveva fatto la rivoluzione e portato la Sicilia nei consessi internazionale, non fu in grado di gestire i tempi nuovi. Tempi di corruzione, di voti di scambio, di strumentalizzazione del bisogno della gente.
Una sconfitta elettorale basta a segnare la fine del Mis?

Ho sentito solo una risposta intelligente dai dirigenti dell’Evis, i quali, col senno del poi, dissero: “La colpa è nostra perché abbiamo vissuto una sconfitta elettorale come la fine del nostro movimento politico. Elettoralmente furono sconfitti, ma le motivazioni restavano e dovevamo continuare a portarle avanti”. D’altronde, anche lo  Statuto era stato un tradimento. Perché fu concesso in malafede e perché non fu mai applicato. Come disse uno storico insospettabile, l’unitario, Francesco Renda,  lo Statuto non fu riempito di contenuti sicilianisti, fu solo un fatto giuridico e tecnico. Non venne difesa la lingua siciliana, né la verità storica. Si pensava che, su quella base, si potesse costruire. Castrogiovanni parlava addirittura di un ‘quasi Stato’ riferendosi alla Regione Siciliana. Non si era considerato che poi lo statuto verrà affidato a partiti e uomini asserviti agli interessi del Nord che tutt’ora hanno la meglio. Ieri come oggi.
Anche Concetto Gallo, diceva che i primi nemici dello Statuto erano stati i politici ascari siciliani.

La Sicilia fu considerata colonia interna di uno Stato. E si cominciò a  cancellare la storia siciliana, più di quanto avessero fatto i fascisti, sostituendola con storielle. Intanto cominciavano nuove convenzioni internazionali, le speculazioni sul petrolio, gli accordi europeisti e, puntualmente, gli interessi siciliani venivano calpestati.
Quale era  stato l’atteggiamento delle potenze straniere dinnanzi al movimento indipendentista?

Stati Uniti e Russia non volevano l’indipendenza della Sicilia. Ed erano loro gli stati EGEMONI. Tutto il resto è costituito da favole, inclusa quella che gli americani volevano fare della Sicilia un loro stato. L’indipendenza della Sicilia avrebbe creato squilibri. Nemmeno l’Inghilterra era favorevole. La Sicilia, insomma, non era uno scoglio. Era troppo importante, per lasciarla andare per conto proprio.
E la mafia?

Altre favole. Innanzitutto ad aiutare gli alleati nello sbarco fu la mafia siculo-americana, quella di Lucky Luciano per intenderci. La mafia siciliana era ridotta a quattro vecchi. Anche nei film, ad esempio, si vede che sono gli Americani, dopo lo sbarco, a cercare Vizzini.  Lui neanche sapeva dello sbarco. Da lì, piano piano, si riforma la mafia. Che aiuterà il Governo  italiano ad estirpare il separatismo dalle provimce dove era fortemente radicato, come provano le memorie del mafioso Nick Gentile  e come racconta Marcello Cimino, direttore de l’Ora, in un suo articolo.
Lei parla spesso di deculturizzazione

Già. I siciliani ne sono vittime molto più di altre etnie italiane. Il separatismo faceva paura, la Sicilia doveva restare al servizio degli interessi del Nord e come detto, nessuno regione aveva avuto un movimento popolare come quello siciliano. Quindi ecco la strumentalizzazione del bisogno dei siciliani,  la deculturizzazione nelle scuole e nei mass media che cavalcavano il mito risorgimentale. A questo proposito debbo dire che i “professori” siciliani commettono un doppio delitto: contro la cultura e contro la Sicilia avallando le bugie storiche. Dire che Garibaldi, nell’occupazione della Sicilia, è stato appoggiato dai siciliani, è un’altra bugia. Garibaldi aveva, fra le altre, una Legione straniera di Ungheresi al proprio servizio,  crudele e violenta. Fu una invasione militare pesante e ben organizzata in Piemonte dal Governo di Londra. Al seguito di Garibaldi, tranne pochissimi idealisti e gli ungheresi, vi erano soprattutto delinquenti e picciotti di mafia ai quali veniva subito riconosciuta una pensione. Altro che “garibaldini” DOC . L’Unità d’Italia è un fatto troppo tragico per il SUD tutto. Ma, la verità è scomoda. Non a caso è difficile trovare case editrici disposte a pubblicare i miei libri. Guardiamoci intorno. Siamo circondati da  monumenti che falsificano la realtà, raccontano favole al posto dei fatti realmente accaduti. E purtroppo, alla fine, il popolo sconfitto si è identificato col vincitore. E ne adotta la cultura, i miti e tutto il resto. Questo fenomeno è chiamato ” Alienazione culturale”.
Oggi cosa resta?

Le ragioni giuridiche restano. Ma, se guardiamo alla cronaca, ci accorgiamo che  vince l’anti Sicilia. Hanno tolto il simbolo della Trinacria dall’Ars come se niente fosse. Nel Parlamento Siciliano si parla di tutto, mai degli interessi della Sicilia.  Vi sono al potere quelli che Giolitti chiamava ‘ascari siciliani’, che curano solo gli interessi loro. Hanno anche affinato le loro tattiche, si presentano anche come autonomisti e indipendentisti. Se guardiamo a questo partiti che si definiscono sicilianisti, ci accorgiamo che difendono interessi particolaristici, mai l’interesse generale della Sicilia.

In questo contesto, ha senso parlare di una via catalana per la Sicilia?

Palazzo Reale, sede dell'Ars

Palazzo Reale, sede dell’Ars

La Sicilia non ha consapevolezza popolare della sua identità. Anche il sicilianismo è in mano all’anti Sicilia.  Non dico che tutti i movimenti sicilianisti siano falsi, ma tanti sì.  Li osservi: c’è chi si batte per l’articolo 36, chi per il 37, il 38 e così via. Ognuno cita una difesa per qualcosa di particolare, che da sola non risolve niente. Non c’è una battaglia per la difesa complessiva e radicale della Sicilia. Nessuno che, ad esempio, si intesti la battaglia per l’istituzione della Zona Franca. Né politici, né sedicenti sicilianisti. Perché questo metterebbe davvero in discussione gli interessi del Nord. Lo hanno fatto in Tunisia e funziona. E che dire della questione casinò? Anche la Corte Costituzionale ha fatto capire che non c’è un reale ostacolo alla loro apertura in Sicilia. Eppure, nessuno si batte per questo. Per non disturbare il Nord che li ha. L’FNS Sicilia Indipendente ha ottimi rapporti Con gli Indipendentisti Catalani, ma ora dobbiamo diventare nell’ambito della U.E Ogni Nazione abrogata ha una sua specifica storia.
Ha mai conosciuto politici siciliani veri, ovvero non ascari?

Guardi uno dei pochi politici non ascari che si ricordino è Giuseppe Montalbano, esponente storico del Pci, messo da parte quando cominciò a criticare i metodi del suo partito. Ebbene, fu l’unico all’Ars, a votare contro l’abolizione dell’Alta Corte. Da allora il buio, è stato squarciato soltanto da Modesto Sardo che presentò un ddl per la costituzione di tutto il territorio Siciliano in Zona Franca. Ed – in altro contesto- Sardo parlò pure di NAZIONE SICILIANA. Ma non ruppe mai con il sistema.
Comunque è innegabile che ci sia una frammentazione eccessiva tra i sicilianisti che, forse, impedisce di raggiungere risultati. O no?

No, perché, come le ho detto, c’è il finto sicilianismo dei farabutti. Quando abbiamo chiamato Fronte il nostro movimento, pensavamo ad uno schieramento.  Ma non ci si può unire con certa gente. Saremo esposti alla falsità ed alla malafede. Sono amareggiato. Il sicilianismo  verrebbe tradito due volte. Troppi maneggioni camuffati da indipendentisti. So che non sono tutti così, ma in tanti, ad esempio, cercano una via che porti a forze politiche o a persone che hanno interessi diversi dalla Sicilia. Siamo in un momento di crisi, ma non mancano luci.
A Caltagirone, ad esempio c’è un risveglio vero, non pilotato.  Pensare che si possa risvegliare tutto il popolo Siciliano non è sbagliato. Ma bisogna continuare a lavorare. Tenendo a mente che la Sicilia, prima di tutto, deve liberarsi dalla mafia. Non si deve non lottare solo contro le mafie degli altri, come fa ad esempio, l’attuale governo regionale. Da Caltagirone comunque, nello scorso mese di Luglio, è partita la rinascita e la riscossa del FRONTE NAZIONE SICILIANO ” SICILIA INDIPENDENTE”, con una nuova dirigenza- (“nuova” anche dal punto di vista generazionale)- guidata dal segretario politico Francesco Perspicace.
Ci auguriamo che da Caltagirone possa partire soprattutto la rinascita di quell’INDIPENDENTISMO forte e puro, che aveva portato, negli anni 40, la Sicilia all’attenzione di tutto il Mondo. E che è chiamato ad affrontare e risolvere grandi problemi che affliggono la Sicilia di oggi e che ne condizionano pesantemente il futuro. Così come è chiamato a lottare in prima linea contro l’ Ascarismo dominante e contro le forza , onnipresenti, dell’ANTISICILIA.

 

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