Grano duro in biologico: il Ministero avrebbe accettato la rotazione quadriennale

21 novembre 2018

Stando a indiscrezioni, dovrebbe essere stata chiusa in positivo per tutti (per il Ministero delle Politiche agricole e per gli agricoltori siciliani che coltivano il grano duro in biologico) la questione della rotazione. Si dovrebbe optare per una rotazione quadriennale che consentirà al Ministero di tutelare la biodiversità e agli agricoltori della nostra Isola di coltivare il grano duro in ‘bio’ un anno sì e uno no 

Più che una notizia è un’indiscrezione: sembrerebbe che al Ministero delle Politiche agricole si siano convinti a non imporre alla Sicilia la rotazione triennale per il grano duro coltivato in biologico. Sarebbe stata trovata una soluzione di buon senso che mette d’accordo le esigenze degli agricoltori siciliani (che non perderanno un anno di produzione) e le esigenze dei tecnici del Ministero, che chiedono la tutela della biodiversità.

Vediamo, adesso, di entrare nel dettaglio di una vicenda che, si spera, dovrebbe essere ricomposta senza penalizzazioni (per gli agricoltori siciliani che coltivano il grano in biologico) e senza polemiche.

Tutto è iniziato nel 2009, quando il Governo nazionale presieduto da Berlusconi vara un Decreto che impone, a chi coltiva il grano in biologico (cioè senza l’ausilio della ‘chimica’: pesticidi, fertilizzanti, diserbanti), una rotazione triennale per tutelare la biodiversità.

Le rotazioni colturali non sono altro che l’alternarsi di colture erbacee diverse di anno in anno: grano, leguminose e colture da rinnovo. Possono essere biennali, triennali e quadriennali.

Il Ministero, nel 2009, impone una rotazione triennale per il grano in biologico: un anno grano e negli altri due anni leguminose e altre colture. Il tutto per tutelare la biodiversità, ovvero per fare in modo che gli agricoltori coltivino due specie erbacee in tre anni oltre al grano.

Gli agricoltori siciliani, ai quali non difetta l’ingegno, sono riusciti, fino allo scorso anno, a rispettare le prescrizioni del Decreto del 2009 e, contemporaneamente, a coltivare il grano duro in biologico un anno sì e uno no.

Come hanno fatto? Semplice. Il Decreto del 2009 non parla espressamente di rotazione triennale, ma la sottintende: impone il grano in biologico e due altre colture. Siccome le colture erbacee, di solito, sono annuali (o vengono rese tali), gli agricoltori che coltivano il grano in biologico avrebbero dovuto coltivare un anno grano e nei due anni successivi due colture diverse.

Gli agricoltori siciliani che coltivano il grano duro in biologico hanno, come già detto, aguzzato l’ingegno e hanno seguito, fino a quest’anno, il seguente metodo: un hanno coltivato il grano duro in biologico e, l’anno successivo, nell’arco dei dodici mesi, coltivavano ben due colture: la prima (di solito la sulla, che è una leguminosa) che veniva raccolta a primavera inoltrata e una seconda coltura che veniva raccolta una ventina di giorni prima della semina del grano duro in biologico.

Trovata ingegnosa, perché, come già detto, rispetta i dettami del Decreto del 2009 (tre colture diverse), consentendo la coltivazione del grano duro in biologico un anno sì e uno no.

Tutto è filato liscio fino a quando non è arrivato il nuovo Governo. O meglio, il Ministro leghista delle politiche agricole, Gian Marco Centinaio. 

Lo scorso luglio è così venuto fuori un nuovo Decreto che impone tre colture diverse in tre anni: un anno grano duro in biologico e nei due anni successivi due diverse colture.

Questa prescrizione, se è corretta per le aziende cerealicole-zootecniche (che, come ora diremo, non hanno bisogno della prescrizione del Ministero, perché dovendo alimentare gli animali, trovano conveniente, se non necessaria, la rotazione triennale un anno grano e piante da foraggio nei due anni successivi), non ha invece molto senso per le aziende agricole siciliane che coltivano solo il grano duro in biologico. Proviamo a illustrare il perché.

Per le aziende cerealicole-zootecniche siciliane la rotazione grano duro il primo anno e sulla nei due anni successivi è più che corretta. Con la sulla nei due anni successivi al grano, infatti, i titolari di tali aziende agricole alimentano il bestiame (per non parlare del fatto che, il secondo anno, la pianta di sulla penetra nel terreno più in profondità, migliorando la fertilità fisica dello stesso terreno: cosa che consente al grano seminato nell’anno successivo di crescere meglio).

Ma per le aziende cerealicole siciliane che coltivano solo grano duro biologico la rotazione triennale è un’assurdità, perché l’alternanza un anno grano e l’anno successivo leguminosa va benissimo.

Per questi ultimi sembra sia stata trovata la soluzione di buonsenso. Dopo incontri e mediazioni (con la presenza del dirigente generale del dipartimento Agricoltura della Regione, Carmelo Frittitta, dei rappresentanti delle organizzazioni agricole, di associazioni e di alcuni docenti universitari), pare che la rotazione triennale verrà sostituita da una rotazione quadriennale.

Il primo anno si coltiverebbe il grano duro in biologico; il secondo anno, ad esempio, il trifoglio; il terzo anno di nuovo il grano duro in biologico; e il quarto anno di nuovo una leguminosa (fava o sulla).

Con questa soluzione il Ministero vedrebbe tutelata la biodiversità (la coltivazione di due specie diverse) e gli agricoltori siciliani coltiverebbero il grano duro in biologico un anno sì e uno no.

Questa dovrebbe essere la soluzione, a meno di colpi di scena.

Foto tratta da economysicilia.it

 

 

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