terza pagina/”Carciri, malatia e nicissità, si viri lu cori di l’amici”

24 ottobre 2018

La nostra rubrica dedicata alle pillole culturali: gli incipit tratti dai grandi romanzi, gli aforismi di scrittori e filosofi, i siciliani da non dimenticare, gli anniversari di fatti storici noti e meno noti, la Sicilia dei grandi viaggiatori, i proverbi della nostra tradizione e tanto altro ancora. Buona lettura

terza pagina

(a cura di Dario Cangemi)

Incipit

Un classico buongiorno. O, se preferite, un buon giorno ricordando un grande romanzo. Il modo migliore di iniziare una giornata: l’incipit di un grande libro. Se lo avete già letto sarà un bel ricordo. Se no, potrebbe invogliarvi alla lettura

«Nessuno, mai, riesce a dare l’esatta misura di ciò che pensa, di ciò che soffre, della necessità che lo incalza, e la parola umana è spesso come un pentolino di latta su cui andiamo battendo melodie da far ballare gli orsi mentre vorremmo intenerire le stelle».

Gustave Flaubert “Madame Bovary”

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Pensieri sparsi

L’aforisma, la sentenza, sosteneva Nietzsche, sono le forme dell’eternità. L’aforisma é paragonato dal filosofo tedesco alle figure in rilievo, che, essendo incomplete, richiedono all’osservatore di completare ‘’col pensiero ciò che si staglia davanti’’

«E coloro che sono stati visti danzare erano ritenuti pazzi da coloro che non potevano ascoltare la musica».

Friedrich Wilhelm Nietzsche

 

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Siciliani notevoli da ricordare

Oggi andiamo poco fuori la sicilia, a Nicastro, in Calabria,  per ricordare il poeta Dario Galli (Nicastro, 1º marzo 1914 – Catanzaro, 24 ottobre 1977) . Nato da Davide Galli, insegnante elementare molto conosciuto e stimato e da Rosina Adelina De Sensi (seconda moglie) di nobile lignaggio, il poeta ebbe cinque fratelli: Italo (caduto nella battaglia di Cefalonia), Gilda, Alda, Dora e Mario.

Iniziò i suoi studi sin dalla giovane età proprio grazie all’attenta e scrupolosa guida del padre insegnante. Dopo aver conseguito il diploma magistrale partì volontario per la Spagna con il grado di Sottotenente, dove cominciò a scrivere le sue prime poesie nate dal sentimento nostalgico per i suoi cari. Tornato in Italia con la Croce al Merito di guerra fu richiamato alle armi all’inizio della II guerra mondiale. Terminata la guerra ebbe un impiego a Nicastro presso l’agenzia del Banco di Napoli: in quegli anni conobbe e sposò Irma Giordano, maestra di scuola elementare dalla quale ebbe cinque figli. Tra gli anni cinquanta e sessanta collaborò al mensile storico letterario “Calabria Letteraria”, fondando l’accademia “Neocastrum” che lo vide impegnato per molti anni come presidente. Morì vittima dell’assenteismo sanitario nell’ospedale di Catanzaro il 24 ottobre 1977.

Tra le opere più importanti si ricordano :

1) Canti perduti, Ed. Nucci, Nicastro, 1953.

2) Sette faville, Ed. Nucci, Nicastro, 1955.

3) Strade del mio paese, Edizioni Pellegrini, Cosenza, 1956.

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Eventi e fatti storici

24 ottobre 1918… inizia la battaglia di Vittorio Veneto La battaglia di Vittorio Veneto o terza battaglia del Piave fu l’ultimo scontro armato tra Italia e Impero austro-ungarico nel corso della prima guerra mondiale. Si combatté tra il 24 ottobre e il 4 novembre 1918 nella zona tra il fiume Piave, il Massiccio del Grappa, il Trentino e il Friuli e seguì di pochi mesi la fallita offensiva austriaca del giugno 1918 che non era riuscita a infrangere la resistenza italiana sul Piave e sul Grappa e si era conclusa con un grave indebolimento della forza e della capacità di combattimento dell’Imperial regio Esercito. L’attacco decisivo italiano, fortemente sollecitato dagli alleati che erano già passati all’offensiva generale sul fronte occidentale, ebbe inizio solo il 24 ottobre 1918 mentre l’Impero austro-ungarico dava già segno di disfacimento a causa delle crescenti tensioni politico-sociali tra le numerose nazionalità presenti nello stato asburgico, e mentre erano in corso tentativi di negoziati per una sospensione delle ostilità.

La battaglia di Vittorio Veneto fu caratterizzata da una fase iniziale duramente combattuta, durante la quale l’esercito austro-ungarico fu ancora in grado di opporre valida resistenza sia sul Piave sia nel settore del Monte Grappa, a cui seguì un improvviso e irreversibile crollo della difesa, con la progressiva disgregazione dei reparti e defezioni tra le minoranze nazionali, che favorirono la rapida avanzata finale dell’esercito italiano fino a Trento e Trieste.

Altri accadimenti del 24 ottobre

1920

Guido Meregalli vince la 11^ Targa Florio, secondo Enzo Ferrari

1968

Francesco Spagnolo diventa sindaco di Palermo

1862

I principi reali di Prussia arrivano a Palermo

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Viaggiatori in Sicilia

Se il viaggio è desiderio di conoscere l’altro e, al tempo stesso, possibilità di riconoscere se stessi. E’ affascinante notare come la Sicilia rappresenta per chi non vi è nato un’attrazione irresistibile, calamitando fantasie e immaginari dei viaggiatori stranieri che, forti della propria identità, vengono in Sicilia per capirne la conclamata diversità e forse trovano per lo più quello che credevano di voler trovare secondo la loro formazione, i loro desideri. In passato, l’identità univoca dei centri da cui provenivano i viaggiatori, bagaglio e ideale di cultura di cui erano portatori e di cui cercavano conferma in Sicilia, si è scontrata con l’identità plurale dell’isola in cui giungevano, quella pluralità tipica delle periferie e pure delle dimore di frontiera, con il loro intreccio di genti e di culture.

Continuiamo a narrare il grand tour, parliamo oggi di.. Jacques Philippe D’Orville (Amsterdam, 28 luglio 1696 – Heemstede, 4 settembre 1751) è filologo e storico olandese.

Nel 1727 viaggia in Sicilia, per conoscerne le antichità, l’olandese Jacques-Philippe D’Orville (Amsterdam 1696-1751), professore di “belle lettere” nell’ateneo di Amsterdam. Lo studioso, interessato all’archeologia, soprattutto alle antiche iscrizioni e alla numismatica, perviene nell’isola da Napoli e vi si trattiene per oltre due mesi, dal 20 maggio al 26 luglio. Da Messina, dove è approdato, si sposta nelle altre città sostando in particolare nei siti archeologici di età greca quali Selinunte, Agrigento e Siracusa. A Trapani conosce l’architetto Francesco Nicoletti che lo accompagnerà nel tour eseguendo i disegni dei monumenti visitati.A Siracusa D’Orville giunge da Lentini per proseguire verso l’Etna. Il suo viaggio non include l’area iblea, ma la sua opera, edita postuma nel 1764 a cura di Pietro Burmann Jr., contribuirà a promuovere in Europa l’immagine della Sicilia antica. Il testo è prezioso riferimento per i cultori delle monete greco-romane coniate dalle città di Sicilia.Il volume include i due tomi di cui è composta l’opera. Nella prima parte sono presenti trentadue tavole incise all’acquaforte; nella seconda parte ventitrè, di cui venti dedicate alla numismatica. Nel frontespizio è raffigurata la Trinacria. Il ritratto di D’Orville è posto alla pag. 1 del primo capitolo.

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Rapporti tra scrittori e la Sicilia

Quando pensiamo alla Sicilia, inevitabilmente i ricordi personali si sovrappongono alle descrizioni letterarie, così come i fatti di attualità si intrecciano con le fantasie mitologiche e il folklore si confonde con i luoghi comuni, suggerendo all’immaginazione percorsi alternativi.

“Montalbano dice di amare quel che resta della Sicilia ancora selvaggia: avara di verde, con le casuzze a dado poste su sbalanchi in equilibrio improbabile, e questo piace anche a me ma credo che sia piuttosto un gioco della memoria”.

ANDREA CAMILLERI

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La scuola poetica siciliana

La scuola poetica siciliana è la prima forma di letteratura laica in Italia. Suo promotore fu l’Imperatore Federico II di Svevia. Questa scuola vide il suo apice tra il 1230 e il 1250. Nacque come una poesia di corte, infatti autori dei più noti sonetti sono lo stesso Federico II e membri della sua corte quali Pier delle Vigne, Re Enzo, figlio di Federico, Rinaldo d’Aquino, Jacopo da Lentini (funzionario della curia imperiale), Stefano protonotaro da Messina…La lingua usata era il siciliano o meglio il siculo-appulo.

“Ben m’è venuto prima cordoglienza,

poi benvoglienza – orgoglio m’è rendente

di voi, madonna, contr’a mia soffrenza:

non è valenza – far male a sofrente

Tant’è potente – vostra signoria,

c’avendo male più v’amo ogni dia:

però tuttor la tropp’asicuranza

ubrïa caunoscenza e onoranza.

Adunque, amor, ben fora convenenza,

d’aver temenza – como l’altra gente,

che tornano la lor discaunoscenza

a la credenza – de lo benvogliente:

chi è temente – fugge villania,

e per coverta tal fa cortesia,

ch’eo non vorria da voi, donna, semblanza

se da lo cor non vi venisse amanza……”

Giacomo da Lentini – Poesie (XIII secolo)

Rime

Ben m’è venuto prima cordoglienza

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Proverbi Siciliani

Il proverbio è la più antica forma di slogan, mirante non già ad incentivare l’uso di un prodotto commerciale, bensì a diffondere o a frenare un determinato habitus comportamentale, un particolare modo di valutare le cose, di interpretare la realtà.

“Carciri, malatia e nicissità, si viri lu cori di l’amici”. (Nel carcere, nella malattia e nelle necessità, si vede il cuore degli amici).

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