La ‘caduta degli Dei’ della vecchia politica siciliana: Montante, Lumia, Lombardo e tanto centrosinistra

19 ottobre 2018

Si è aperto il processo all’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante. E’ il secondo protagonista di una stagione politica che ha visto il centrosinistra al Governo della Regione siciliana. Poi c’è Raffaele Lombardo, che i guai giudiziari già li ha ‘assaporati’. E un avviso di garanzia ha raggiunto anche il ‘mitico’ Giuseppe ‘Beppe’ Lumia, dai primi anni ’90 vero e proprio Richelieu della sinistra siciliana, o presunta tale 

Il primo è uscito di scena. Da quando non è più presidente della Regione non se lo file più nessuno. Al massimo riesce a racimolare qualche mezza comparsata nella trasmissione di Massimo Giletti, dove la Sicilia è spesso presente, soprattutto se c’è da ‘bastonarla’. per il resto Rosario Crocetta è sparito dalla circolazione (è anche lui sotto inchiesta in una seconda tranche di indagini).

Finale brutto, quello di Crocetta. Ha chiesto un posto in lista alle elezioni politiche nazionali dello scorso 4 marzo all’allora segretario nazionale del PD, Matteo Renzi. Posto che gli è stato negato. Alla fine i due ‘Patti scellerati’ che ha firmato con il Governo Renzi non gli sono serviti a nulla.

Ma almeno Crocetta è, tutto sommato, tranquillo. Mentre i suoi alleati storici – l’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, e l’ex senatore del PD, Giuseppe ‘Beppe’ Lumia – scontano qualche problema in più.

Il più incasinato di tutti è il primo – Montante – finito sotto processo. Il secondo – Lumia, dai primi anni ’90 vero e proprio Richelieu della sinistra siciliana, o presunta tale, ha ricevuto un avviso di garanzia. Entrambi sono stati chiamati in causa dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta: la stessa Procura che ha messo sotto inchiesta la gestione della Sezione delle misure di prevenzione del Tribunale di Palermo.

Dal 2008, subito dopo la ‘caduta’ dell’allora presidente della Regione siciliana, Antonello Montante e Giuseppe Lumia, sono diventati i protagonisti della Regione siciliana. Ora rimanendo dietro le quinte, ora lasciando intravedere il loro potere.

Montate e Lumia sono stati i protagonisti – veri – del Governo regionale di Raffaele Lombardo. E’ d’accordo con Montante, con Lumia e con l’allora capogruppo del PD all’Assemblea regionale siciliana, Antonello Cracolici, che Lombardo – eletto presidente della Regione nella primavera del 2008 con quasi il 70% dei voti di lista del centrodestra, mette in atto il ribaltone, buttando fuori dal Governo i partiti del centrodestra e ‘imbarcando’ il PD di Lumia e Cracolici. E il ‘partito’ di Confindustria Sicilia, che nella Giunta piazza Marco Venturi.

Della partita fa anche parte Gianfranco Miccichè, che nel 2008 aveva spaccato il centrodestra siciliano per favorire il ribaltone. Verrà ricompensato con assessorati, sottogoverni e ‘ammennicoli’ vari. Miccichè sarà uno dei perni non soltanto del Governo del ribaltone, ma anche della sconfitta del centrodestra alle elezioni regionali del 2012. 

Di questi soggetti, alcuni finiti in ‘disgrazia’, altri scomparsi dalla scena politica che conta, l’unico che mantiene ancora oggi il potere è Miccichè, attuale presidente del Parlamento siciliano che è molto di più di un abile trasformista, essendo l’anello di congiunzione tra politica, alta borghesia palermitana finto-alternativa e vecchia Sicilia (è stato, per anni, il braccio destro di Marcello Dell’Utri).

Il primo a cadere è stato Lombardo. Grazie al ribaltone in favore della ‘sinistra’ siciliana di Lumia (sempre presunta ‘sinistra’), magari sperava di non avere ‘camurrie’. Così non è stato: costretto alle dimissioni nel 2012 per una vicenda giudiziaria, da allora sale e scende per le aule dei Tribunali, anche se questo non gli ha certo impedito di continuare ad essere un protagonista, da dietro le quinte, della politica siciliana.

Infatti, anche se caduto in disgrazia, Lombardo, alle elezioni regionali siciliane del 2012, ha svolto un ruolo fondamentale: in coppia con Miccichè ha tirato la volata all’allora candidato di Lumia e Montante, il già citato Rosario Crocetta.

Miccichè è stato il vero protagonista dell’elezione di Rosario Crocetta alla presidenza della Regione. Senza il suo 15% di voti raccolti, l’allora candidato del centrodestra, Nello Musumeci, avrebbe vinto a ‘redini basse’.

Ed è semplicemente incredibile che Miccichè, oggi, sia tornato a ricoprire il ruolo di coordinatore regionale di un partito – Forza Italia – che ha distrutto nel 2008. E incredibile che, pur essendo stato tra i responsabili dell’elezione di Crocetta, nessuno gli abbia mai presentato il conto. E di danni, alla Sicilia e alle finanze regionali, il Governo Crocetta a trazione PD ne ha fatti veramente tanti!

Ed è ancora più incredibile che, oggi, Miccichè, sia tra gli alleati di Musumeci e, contemporaneamente, di nuovo in pace con Totò Cuffaro, nel 2008 definito da Miccichè “il presidente dei cannoli”.

Nonostante tutto Miccichè è ancora lì, a gestire il potere, simbolo dell’inamovibilità di una certa Sicilia passata indenne dalla Prima alla Seconda Repubblica: un’intramontabile vecchia Sicilia nella sua peggiore espressione ‘panormita’.

Sembrava essersi ripreso Lombardo (che con i suoi voti ha contribuito alla vittoria del centrodestra alle elezioni regionali del novembre 2017), ma è ‘scivolato’ di nuovo. Lo aspetta un altro processo: un altro acchiana e scinni dalle aule dei Tribunali.

‘Attumbuliò’ Montante, ormai sotto processo. L’avviso di garanzia, quasi a chiusura di carriera, è arrivato anche, come già ricordato, per Giuseppe Lumia.

Resta in piedi, anche se un po’ ‘ammaccato’, quello che è stato il vice di Montante in Confidustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, protagonista indiscusso del ‘pianeta’ discariche della Sicilia. E un po’ ‘ammaccato’ è anche Cracolici, ‘toccato’ dalla Corte dei Conti.

Si è chiusa un’epoca. Ma oggi, di quegli anni – gli anni del potere dei vari Montante, Lumia, Lombardo, Miccichè, Cracolici, Catanzaro si cominciano a ‘raccogliere i cocci’.

Teniamo fuori Crocetta che, alla fine, è stato solo una pedina: nel 2012, quando l’Antimafia di facciata aveva ancora il vento in poppa, è servito per conquistare la Regione (come ricordato, con l’appoggio di un ‘pezzo’ del centrodestra capitanato dall’accoppiata Lombardo-Miccichè). ‘Usato’ da tutti – pure dal PD – è stato poi mollato.

Ma oggi è in corso, come dire?, una sorta di retrospettiva: alla fine, l’inchiesta e il processo Montante (che è alle battute iniziali) non è soltanto ‘lettura’ del passato’, ma anche un modo per riesaminare i fatti del passato per individuare le possibili connessioni con il presente. 

Del processo Montante sono interessanti alcuni spunti. L’inchiesta sull’ex numero uno di Confindustria Sicilia, che va avanti da quattro anni, fino ad ora ha scoperchiato vari ‘altarini’ (si pensi agli uomini dello Stato che aiutavano Montante in quella che, alla fine, non era altro che un’azione di spionaggio), ma ha sfiorato appena la politica.

Qualche nome è venuto fuori. Come quello dell’ex presidente del Senato, Renato Schifani. Poi c’è la seconda tranche dell’inchiesta – quella, come già accennato, che coinvolge Crocetta – dove spuntano i nomi gli ex assessori regionale alle Attività produttive, Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, nonché e il già citato Giuseppe Catanzaro.

Per una stagione politica lunga quasi dieci anni e piena di ombre, beh, il numero di politici chiamati in causa sembra un po’ basso.

Intanto vanno segnalate le parti civili, o meglio, le richiesta di costituzione di parte civile nel processo Montante. Come scrive il quotidiano La Repubblica, ci sono la Regione siciliana, il Comune di Palermo, il Comune di Caltanissetta, i giornalisti Attilio Bolzoni e Giampiero Casagni, a quanto pare ‘spiati’ da quello che è stato definito il ‘sistema Montante’.

Tra le richiesta di costituzione di parte civile c’è anche quella dell’ex assessore regionale della Giunta Crocetta, il magistrato Nicolò Marino, messo fuori dal Governo dopo un durissimo scontro con l’allora vice di Montante in Confindustria Sicilia, il già citato Giuseppe Catanzaro.

Tra le richiesta di costituzione di parte civile c’è anche quella dell’imprenditore, Pietro Di Vincenzo, finito sotto inchiesta per mafia e assolto. Oggi, scrive La Repubblica, De Vincenzo “denuncia di essere stato vittima di un ‘complotto giudiziario’ ordito da Montante e dai suoi fedelissimi”.

Tra le richieste di costituzione di parte civile c’è anche quella di Salvatore ‘Totò’ Petrotto, già sindaco di Racalmuto, che, scrive sempre La Repubblica, “sostiene di essere finito al centro di uno scioglimento per mafia a causa delle ‘finte’ denunce di Montante”. Il riferimento è allo scioglimento del Comune di Racalmuto per mafia, proprio mentre l’allora sindaco Petrotto si batteva contro la gestione, in verità piuttosto discutibile, di acqua e rifiuti in Sicilia.

La Repubblica riporta anche una stranezza, che volendo stranezza non è conoscendo il personaggio: si tratta dell’attuale Ministro-sceriffo degli Interni, Matteo Salvini. A chiamarlo in causa è l’avvocato Gioacchino Genchi:

“Considero grave che il Ministero dell’Interno non si sia costituito parte civile. Ritengo che i burocrati del Viminale, che il ministro Salvini non ha ancora cacciato, non lo abbiano informato”.

A parte i burocrati del Viminale, la cosa particolare è che questa ‘assenza’ del Ministero di Salvini dalla richiesta di costituzione di parte civile nel processo Montante va in scena proprio quando la Lega cerca proseliti in Sicilia. Solo casualità, ovviamente…

 

 

 

 

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