‘terza pagina’: la nuova rubrica de I Nuovi Vespri

1 ottobre 2018

Da oggi sul nostro blog un appuntamento quotidiano con la cultura: gli incipit tratti dai grandi romanzi, gli aforismi di scrittori e filosofi, i siciliani da non dimenticare, gli anniversari di fatti storici noti e meno noti, la Sicilia dei grandi viaggiatori, i proverbi della nostra tradizione e tanto altro ancora. Buona lettura

terza pagina

(a cura di Dario Cangemi)

 

Incipit

Un classico buongiorno. O, se preferite, un buon giorno ricordando un grande romanzo. Il modo migliore di iniziare una giornata: l’incipit di un grande libro. Se lo avete già letto sarà un bel ricordo. Se no, potrebbe invogliarvi alla lettura.

«Vi sono dei secondi, non più di cinque o sei per volta, in cui sentite a un tratto la presenza dell’armonia eterna, perfettamente raggiunta. È una cosa non terrena; non voglio dire che sia celeste, ma che l’uomo, nella sua forma terrena, non la può sopportare. Bisogna o trasformarsi fisicamente o morire. È una sensazione netta e inequivocabile. Come se a un tratto sentiste tutta la natura e a un tratto diceste: sì, è vero. Dio, quando creava il mondo, alla fine di ogni giornata della creazione diceva: «sì, è vero, è bene». Non è… non è commozione, è soltanto, così, gioia..

Fëdor M. Dostoevskij, “I demoni”

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Pensieri sparsi

L’aforisma, la sentenza, sosteneva Nietzsche, sono le forme dell’eternità.

L’aforisma é paragonato dal filosofo tedesco alle figure in rilievo, che, essendo incomplete, richiedono all’osservatore di completare ‘’col pensiero ciò che si staglia davanti’’.

‘’Ama l’arte; fra tutte le menzogne è ancora quella che mente di meno…’’

Tratto da Gustave Flaubert

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Siciliani notevoli da ricordare

Ricordiamo oggi Benedetto Civiletti (Palermo, 1º ottobre 1845 – Palermo, 22 settembre 1899) scultore italiano.

Nacque da contadini, venne avviato in giovane età agli studi artistici dapprima disegnando e modellando la creta con un presepista, poi seguito dal pittore Andrea D’Antoni e dallo scultore Benedetto De Lisi. L’interessamento per la sua formazione fu avvantaggiata dalla protezione del deputato siciliano Giuseppe Galati de Spuches, impressionato dal suo Mer-curio. Partecipò coll’opera Fauno all’Esposizione regionale del 1863 tenutasi presso Pa-lazzo Comitini. Su iniziativa di un giurista, del sindaco di Rudinì e di un barone ottenne un sussidio per trasferirsi a Firenze e continuare i suoi studi. Qui fu allievo di Giovanni Duprè che lo influenzò portandolo a seguire uno stile più verista. Ritornò in Sicilia nel 1865 ed operò nella sua città natale fino alla fine dei suoi giorni.

 

 

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Eventi e fatti storici

E’ il primo ottobre del 331 a.C. quando il Re della macedonia Alessandro Magno scon-figge Dario III di Persia nella battaglia di Gaugamela, detta anche battaglia di Arbela. La battaglia di Gaugamela fu combattuta da Alessandro Magno contro l’impero achemenide di Dario III. Il 1º ottobre del 331 a.C., l’esercito della lega corinzia sotto il comando del re macedone si scontrò con l’esercito persiano di Dario III vicino a Gaugamela, nei pressi della odierna città di Mosul in Iraq. Anche se in pesante inferiorità numerica, Alessandro
uscì vittorioso grazie alle sue superiori tattiche e a un esercito meglio addestrato. Ricor-diamo inoltre che il giovane e potente condottiero desiderava scacciare i Cartaginesi ri-prendendosi le colonie cadute in loro possesso: Selinunte e Siracusa. E certo non sba-gliava il Macedone a volersi appropriare della colonia greca con i suoi templi. Attualmente visitabile, il sito resta di una bellezza sconvolgente.

 

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Viaggiatori in Sicilia

Se il viaggio è desiderio di conoscere l’altro e, al tempo stesso, possibilità di riconoscere se stessi. E’ affascinante notare come la Sicilia rappresenta per chi non vi è nato un’attra-zione irresistibile, calamitando fantasie e immaginari dei viaggiatori stranieri che, forti della propria identità, vengono in Sicilia per capirne la conclamata diversità e forse trovano per lo più quello che credevano di voler trovare secondo la loro formazione, i loro desideri. In passato, l’identità univoca dei centri da cui provenivano i viaggiatori, bagaglio e ideale di cultura di cui erano portatori e di cui cercavano conferma in Sicilia, si è scontrata con l’identità plurale dell’isola in cui giungevano, quella pluralità tipica delle periferie e pure delle dimore di frontiera, con il loro intreccio di genti e di culture.

Tra i più illustri viaggiatori del secolo XVIII va citato il poeta e scrittore Wolfang Goe-the che durante il suo Viaggio in Italia visita la Sicilia nel 1787.

Contrariamente alla visione mitizzata che accomuna molti viaggiatori di quel periodo, Goe-the indaga tra le zone d’ombra dell’isola e della città di Palermo arricchendo le acute ri-flessioni sui luoghi, i costumi e i personaggi che incontra, con schizzi e disegni. Nel suo Tour fu affiancato dal pittore Heinrich Kniep. Goethe, analizzando la statuaria della villa di Bagheria, scrive che “le figure stanno insieme a caso e non per opera di riflessione o di volontà”, e riferisce di una mitologia incredibile che vede “Achille e Chirone in compagnia di Pulcinella”, con un’inventiva priva di senso e di criterio.

‘’l’Italia senza la Sicilia non lascia immagine alcuna nello spirito. Qui è la chiave di ogni cosa.’’

Goethe arrivò a Palermo nel 1787 poco dopo aver fatto tappa, nel mese di Ottobre, nella zona umbro-toscana. Agli occhi del viaggiatore tedesco, la bellezza e il fascino della città si esaltavano emozionandolo come davanti ad un quadro di Lorrain:

’Nostra prima cura fu quella di studiare bene la città, assai facile da osservarsi superficialmente ma difficile da conoscere; facile perché una strada lunga alcune miglia l’attraversa dalla porta in-feriore a quella superiore, ossia dalla marina sino al monte, ed è a sua volta incrociata da un’altra pressappoco a metà, dimodoché ciò che si trova su queste due linee è comodamente visibile; la città interna, al contrario, disorienta lo straniero, che può dirigersi in tale labirinto solo con l’aiuto d’una guida….

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Rapporti tra scrittori e la Sicilia

Quando pensiamo alla Sicilia, inevitabilmente i ricordi personali si sovrappongono alle descrizioni letterarie, così come i fatti di attualità si intrecciano con le fantasie mitologiche e il folklore si confonde con i luoghi comuni, suggerendo all’immagina-zione percorsi alternativi.

‘’… far ritorno sempre a quel paese, a quel luogo che perciò deve essere visto come il punto medianico nel quale confluiscono, per chissà quale sortilegio, umori, realtà, sogni di evasione, beffe consumate, sorrisi spenti, grigiori indiscussi, impennate sar-doniche, stanchezze malate, soluzioni geniali, trovate bizzarre, dolcezze insospet-tate, delusioni accorate.’’

E. Lauretta, Luigi Pirandello. Storia di un personaggio fuori di chiave, Mursia, Milano 2008, p. 6.

 

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La scuola poetica siciliana

La scuola poetica siciliana è la prima forma di letteratura laica in Italia. Suo promotore fu l’Imperatore Federico II di Svevia. Questa scuola vide il suo apice tra il 1230 e il 1250. Nacque come una poesia di corte, infatti autori dei più noti sonetti sono lo stesso Federico II e membri della sua corte quali Pier delle Vigne, Re Enzo, figlio di Federico, Rinaldo d’Aquino, Jacopo da Lentini (funzionario della curia imperiale), Stefano protonotaro da Messina…La lingua usata era il siciliano o meglio il siculo-appulo.

Pir meu cori alligrari,

chi multu longiamenti

senza alligranza e joi d’amuri è statu,

mi ritornu in cantari,

ca forsi levimenti

da dimuranza turniria in usatu

di lu troppu taciri;

e quandu l’omu ha rasuni di diri,

ben di’cantari e mustrari alligranza,

ca senza dimustranza

joi siria sempri di pocu valuri:

dunca ben di’ cantar onni amaduri.

Stefano Protonotaro, <<Pir meu cori alligrari>>

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