Come ti risolvo la questione meridionale 5

7 agosto 2018

Se noi non piacciamo a questo Stato, questo Stato non piace a noi. Noi non ci stiamo e non ci vogliamo stare!!

Ed eccoci all’ultima parte di questo nostro viaggio cominciato dopo un incontro promosso dallo scrittore Pino Aprile (nella foto, a destra, insieme con Franco Busalacchi). Abbiamo parlato, con numeri alla mano, di come lo Stato abbia sempre  privilegiato con le sue politiche economiche, il Nord. Abbiamo proposto cinque soluzioni, tra queste, l’indipendenza del Mezzogiorno. Abbiamo parlato anche di mafia, di come sia stata espressione dello Stato e dei potentati del Nord (sotto in allegato trovate gli altri capitoli)

 

… Fino a quando staremo in questo Stato non abbiamo speranze di salvezza. Non saranno i miliardi di euro in più a salvarci. Solo noi possiamo salvarci. Ma anche noi dobbiamo fare una grande opera di pulizia al nostro interno. “Le carte in regola”, diceva Pier Santi Mattarella, il mio Presidente, “prima di cominciare qualunque azione di rigenerazione bisogna avere le carte in regola”.
Quando parlo di pulizia non mi riferisco soltanto a chi tra di noi potrebbe essere sporco, ma anche e soprattutto a chi si mette con noi per giocare sporco. Duo o tre erano già presenti e li ho sentiti parlare nel meeting. Non facciamoci illusioni, il gioco si farà duro. Nessuno rinuncia al suo benessere senza lottare con tutti mezzi, anche usando colpi bassi, mentendo, corrompendo, comprando, gridando ai quattro venti, pagando ascari, fantocci e collaborazionisti. Lo fanno da 154 anni. Hanno giornali, televisioni, giornalisti a libro paga, calunniatori, agitatori, spie, tutto l’armamentario dei prevaricatori.
La rapina più grave che il SUD ha subito non è la spoliazione della ricchezza materiale. Il nord ha stravolto la nostra identità umana e sociale, solare, aperta, giocosa, costringendoci ad una omologazione impossibile. Noi sappiamo da secoli che cosa è veramente la persona umana, quali sono i suoi valori, i suoi veri scopi nella vita. Che non sono l’arricchimento materiale purchessia. La nostra cultura e la nostra civiltà sono improntate ai valori dello spirito, al calore degli affetti e dell’amicizia. Noi conosciamo il vero valore del tempo che non è certo il denaro. I danè sono una struttura posticcia che non ci appartiene veramente e che lasceremo, lasciando la vita. Il sudario non ha tasche. Vogliono che lo dimentichiamo, vogliono imporci i loro orologi drogati di velocità. Ma chi ha detto che il tempo giusto è quello che misurano loro? Questo è il vero dramma: aver voluto e voler estendere il loro fuso orario nelle nostre vite, alterare, violentare i nostri ritmi circadiani che sono nostri. Ora si analizzano i nostri comportamenti come se fossero i normali comportamenti di gente che è così. Non è vero!! I nostri comportamenti sono le nostre reazioni, e sono state diverse, ovviamente, di disperazione, di rabbia, di violenza, di umiliazione, di scimmiottamento. Come in uno zoo dove ciascun animale reagisce alla cattività, alterando la propria natura e torcendo la propria essenza.
La nostra offerta politica, per essere vincente, deve essere innovativa, rivoluzionaria. Per essere rivoluzionaria, deve propugnare un ritorno a noi stessi.
Deve essere la risposta che tutto il SUD si aspetta.
Deve rimettere al centro la persona, il suo essere individuo, unico e irripetibile, all’interno di una comunità di eguali. Tutta l’azione dello Stato che immaginiamo e che vogliano costruire deve mettere al primo posto la persona. La rivoluzione deve essere un accostamento continuo alla Città del sole. La ricerca della felicità attraverso le istituzioni? Che bella favola! Meglio dunque uno Stato che teorizza l’uso della forza nella risoluzione dei conflitti tra cittadini? Meglio uno Stato che impiega più risorse per la propria sicurezza che per le scuole o gli ospedali? E qui mi fermo. Mettere al centro la persona significa promuovere una legislazione a misura della persona, significa promuovere un equilibrio ragionevole tra chi, seppure uguale di fronte alla legge, è diverso nel confronto sociale e nella vita e che per questo ha diritto allo stesso rispetto. Significa avanzare proposte che per la loro stessa natura etica lo Stato italiano, corrotto e deviato, nemmeno si sogna di fare. Proposte che non possono essere attuate se non da un SUD indipendente e sovrano.
Su queste proposte va lanciata la sfida.
Penso a una legislazione che attui principi di solidarietà e sussidiarietà, che premi chi si prende cura del suo prossimo e punisca chi fa del male al suo prossimo. Dove prendersi cura significa anche renderlo partecipe tramite il lavoro di realtà produttive. Penso a una legislazione giudiziaria e a un sistema giurisdizionale che abbia come scopo la adeguatezza, la certezza e l’ineluttabilità della pena, tutti principi che i politici italiani non possono applicare perché le leggi sono fatte per loro e non per chi delinque.
Assecondare le nostre specificità significa liberarsi dei mostri industriali che stanno avvelenando il SUD e in cui la partita del dare e dell’avere ormai è persa. Assecondare le nostre specificità significa incrementare le produzioni della terra e le loro trasformazioni. Mente chi dice che una società agricola è povera, mente sapendo di mentire. Pensate alle grandi aree dedicate alle coltivazioni che in altri paesi competono in reddito e ricchezza con le produzioni industriali altamente inquinanti Mente chi dice che la lavorazione della terra è faticosa e non adatta ai giovani per la cui moderna preparazione non ci sarebbe spazio. Macchine e computer hanno sostituito da tempo il lavoro manuale anche nei campi. Coltivare un prodotto significa anche doversi confrontare, aprire ai mercati, alla rapida commercializzazione, alle vendite on line. Pane per i denti dei giovani.
Se noi non piacciamo a questo Stato, questo Stato non piace a noi. Noi non ci stiamo e non ci vogliamo stare!!

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