Palermo, Selvaggia Lucarelli tra le bare accatastate al cimitero dei Rotoli. Che succederà, adesso? Nulla…

29 agosto 2021
  • Dalle catacombe dei Cappuccini al delirio del cimitero di Santa Maria dei Rotoli con l bare accatastate dove capita
  • Le riflessioni amare della giornalista Selvaggia Lucarelli
  • Le bare accatastate nel cimitero dei Rotoli di Palermo sono lo specchio della politica di Palermo e della Sicilia: della politica che comanda, che decide, che finanzia. Che si fa i fatti propri. E che nessuno tocca

Dalle catacombe dei Cappuccini al delirio del cimitero di Santa Maria dei Rotoli con l bare accatastate dove capita

Nei primi anni ’70 del secolo passato il giornalista Pietro Zullino rimase folgorato dopo aver visitato il cimitero dei Cappuccini di Palermo. O meglio, dopo aver visitato le catacombe dei Cappuccini, che si trovano sotto la chiesa di Santa Maria della Pace. Queste catacombe sono state utilizzate, a partire, grosso modo, dal 1500, per conservare i cadaveri imbalsamati. Pietro Zullino rimase molto colpito dallo spettacolo della morte e nel suo celebre volume Guida ai misteri e piaceri di Palermo descrive le catacombe dei Cappuccini di Palermo. La morte, a Palermo, è tema antico, anche con risvolti artistici: come Il Trionfo della Morte, un affresco staccato custodito nella Galleria regionale di Palazzo Abatellis. Ma quello che va in scena al cimitero monumentale di Santa Maria dei Rotoli è qualcosa che va al di là della storia e dell’arte: è la rappresentazione di “un’immagine che sa di orrore e sconfitta”. La descrizione non è nostra, ma della giornalista Selvaggia Lucarelli: “Quasi 1.000 bare giacciono nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli parcheggiate sotto un tendone da festival della birra da più di un anno. Ci sono bare, anche di bambini, che aspettano la sepoltura dagli inizi del 2020. Ne avevo letto, sono andata a vedere. Dopo alcuni video e articoli di denuncia credevo che qualcosa si fosse mosso. E invece non solo non si è mosso nulla, ma la situazione è peggiorata. La distesa di bare, sotto il sole cocente di fine agosto, nel viale centrale del cimitero è un’immagine che sa di orrore e sconfitta”.

Le riflessioni amare della giornalista Selvaggia Lucarelli

La giornalista, che nelle scorse settimane è rimasta colpita dall’immondizia che giace nelle strade della Val di Noto e, in generale, dallo stato di abbandono che ha vissuto sulla propria pelle in una parte della Sicilia che, in verità, non è mai stata adusa al degrado, è arrivata anche a Palermo. Non sappiamo cosa abbia visto di una città – il capoluogo siciliano – oggi capitale assoluta della sporcizia (sarà una nostra fissazione, ma vedere le strade della città dove per giorni e, talvolta, per settimane rimane la munnizza abbandonata mai ripulite e sanificate con tre-quattro centimetri di strati di lurdia ormai ‘calcificati’ a noi fa una certa impressione). Da quello che ha scritto, la giornalista ha visto lo spettacolo delle bare accatastate al cimitero dei Rotoli: “Entrare lì dentro mi ha lasciata incredula. C’è un odore indefinibile, un odore che devo contenere con una doppia mascherina e un lembo del vestito sul naso. Le bare sono sporche, circondate da fiori volati via, perdono liquidi che fuoriescono e macchiano l’asfalto, scivolano sotto le altre bare. Qualcuna è avvolta dalla plastica per trattenere lo scempio. Non posso credere a quello che vedo. E non esiste giustificazione. La burocrazia, la mancanza di spazio, le lungaggini. Il direttore del cimitero che a maggio è cambiato (ma almeno pulire lì dentro? Disinfettare?), l’impianto di areazione che doveva arrivare (che fine ha fatto?), i cassoni di zinco che secondo il sindaco Orlando dovevano arrivare pure loro e così via. Cosa deve succedere perché si metta fine a questo scempio? Serve la regione? Serve lo stato? Qualcuno si muova, perché questa volta non saranno le ossa di Santa Rosalia a fermare lo scempio. I cimiteri dovrebbero custodire la morte, non averne l’odore. Leggenda vuole che nel 1625 la peste sia stata sconfitta da Santa Rosalia. Le sue ossa, ritrovate sul Monte Pellegrino, furono portate in processione e l’epidemia che aveva ucciso 10.000 persone in città, dopo poco terminò. Quei morti, in tutta fretta, venivano ‘inumati nudi come cani sotto la calce vergine’, qualcuno disse per protestare contro la disumanità con cui si conteneva la peste a Palermo. Oggi, a Palermo, la disumanità è nell’opposto”.

Le bare accatastate nel cimitero dei Rotoli di Palermo sono lo specchio della politica di Palermo e della Sicilia: della politica che comanda, che decide, che finanzia. Che si fa i fatti propri. E che nessuno tocca

Che succederà adesso? Ve lo diciamo noi: niente. Chi pensa che Leoluca Orlando, Gianfranco Miccichè, Nello Musumeci, Davide Faraone e, in generale, la politica-politicante della Sicilia si possa preoccupare dello schifo di Palermo che diventa argomento di dibattito mediatico, ebbene, si sbaglia. Come l’acqua che cade sulla munnizza producendo il percolato (che dovrebbe fare preoccupare per la pericolosità dei veleni e delle sostanze tossiche che contiene e che a Palermo è invece diventato invece occasione di lucro), le notizie-scandalo scorrono sulle membra della politica-politicante siciliana lasciando, al limite, un po’ di puzza, ma nulla di più. Tra l’altro, proprio in queste ore, la Regione siciliana di Musumeci ha finanziato la settima vasca nella discarica di Bellolampo nella Palermo munnizzuta di Leoluca Orlando, ignorando le proteste dei cittadini che abitano nei dintorni e degli abitanti dei paesi vicini che, da decenni, si ‘godono’ l’inquinamento soave portato dal vento. I diritti dei cittadini, in Sicilia, non contano. La politica li ignora perché la gente non si può difendere. Il Vespro, il ’48, la rivolta separatista post seconda guerra mondiale sono ricordi. Non esistono più. In Sicilia ad un’azione non corrisponde più una reazione sociale. Le bare accatastate nel cimitero dei Rotoli di Palermo sono lo specchio della politica di Palermo e della Sicilia: della politica che comanda, che decide, che finanzia, ca sinni sta futtennu... Che si fa i fatti propri. E che nessuno tocca. E’ così e basta. Sono 50 euro a voto, forse anche meno…

Foto tratta da PalermoToday

 

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