L’arresto di Paolo Ruggirello, ascesa e caduta di un potente di Trapani finito nel PD

5 marzo 2019

Paolo Ruggirello: la sua lunga avventura politica e la tegola giudiziaria che gli è caduta in testa presentano due chiavi di lettura. La prima è soggettiva, e riguarda lui. La seconda tocca da vicino la ‘trasformazione’ della sinistra siciliana che, soprattutto con l’avvento di Renzi, ha completamente mutato il proprio ‘genotipo’: tant’è vero che, in queste ore, il PD è impegnato non con i più poveri, ma in sostegno della TAV, la stessa battaglia politica di Berlusconi e dei leghisti…   

Dopo un lungo giro tra vari schieramenti politici – socialista, Nuova Sicilia, Movimento per l’Autonomia, centrodestra – Paolo Ruggirello, oggi arrestato, era approdato nel centrosinistra, per la precisione nel PD renziano. E con il centrosinistra è stato candidato alle elezioni regionali del novembre 2017 e poi alle ultime elezioni politiche del 4 marzo 2018, in lista nella corsa per il Senato direttamente con il PD, ma senza successo.

Poco meno di anno dopo la sconfitta alle elezioni politiche nazionali – e siamo arrivati ai giorni nostri – Paolo Ruggirello è finito agli arresti. Secondo gli inquirenti, dalle indagini emergerebbero rapporti con il mondo non esattamente cristallino della criminalità organizzata. Lo scenario è il solito: affari, assunzioni, sostegno elettorale.

Le indagini che coinvolgono l’ex parlamentare regionale sono coordinata dal procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, Francesco Lo Voi, dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti procuratori Gianluca De Leo e Claudio Camilleri. Indagini che hanno portato allo smantellamento del nuovo vertice di Cosa nostra a Trapani.

Noi non ci occupiamo quasi di cronaca giudiziaria. Se oggi facciamo un’eccezione è perché la vicenda incrocia la politica e l’amministrazione pubblica della Sicilia. Nelle indagini gli inquirenti hanno posto l’attenzione sull’edilizia, sullo smaltimento dei rifiuti e anche nel mondo del turismo che, nella provincia di Trapani, è sempre stato problematico. In questa vicenda, in particolare, le indagini hanno puntato i riflettori sul Grand Hotel Florio che si trova nell’isola di Favignana, che è stato sottoposto a sequestro insieme con altri beni per un valore complessivo di 10 milioni di euro.

Noi, in questa storia, vogliamo illustrare il contesto politico di una provincia – Trapani – molto ‘complicata’ sotto tanti punti di vista. Compreso, naturalmente, il punto di vista politico.

Già, la politica. Chi conosce un po’ le vicende politiche siciliane degli anni ’70, ’80 e ’90 del secolo passato non potrà non aver conosciuto Bartolo Pellegrino, che è stato, per anni, il punto di riferimento di Paolo Ruggirello.

Nella cosiddetta Prima Repubblica Pellegrino era un esponente di primo piano del Partito Socialista: conosciuto come l’uomo politico in grado di risollevarsi sempre. E così è stato: tra alti e bassi, Pellegrino è passato indenne dalla Prima alla Seconda Repubblica e negli anni ’90 ha dato vita a un soggetto politico – Nuova Sicilia – che ha dato battaglia. Non senza una parentesi accanto all’ex Presidente del Consiglio dei Ministri, Lamberto Dini.

In quegli anni Paolo Ruggirello era vicino a Pellegrino. Con molta probabilità, la sua famiglia – una famiglia molto importante a Trapani – aveva deciso di lanciarlo nell’agone politico.

Una piccola parentesi sulla famiglia Ruggirello è importante. Il personaggio centrale è il padre di Ruggirello che, da ragioniere, a partire dagli anni ’60, è riuscito a diventare una delle figura imprenditoriali più importanti della provincia di Trapani.

Sua un’impresa molto nota nel mondo degli appalti, soprattutto nella manutenzione delle strade; ma anche con un occhio al mondo del credito, negli anni in cui Trapani era la provincia siciliana dove vedevano la luce tante aziende di credito. Una di queste banche – la Banca Industriale – faceva capo proprio alla famiglia Ruggirello.

Non solo. Grande appassionato di calcio, il papà di Paolo Ruggirello era il patron della Trapani calcio.

Il papà di Ruggirello viene a mancare nel 1995. E le redini imprenditoriali passano alla figlia Bice. Lui, paolo, resta nel mondo politico, sempre accanto a Pellegrino.

Con lo ‘scivolone’ di Bartolo Pellegrino, costretto a dimettersi da assessore regionale del primo Governo di Totò Cuffaro per aver utilizzato parole non esattamente lodevoli nei confronti delle forze dell’ordine, Ruggirello entra nell’agone politico. O meglio: era già nell’agone politico e, con l’uscita di scena di Pellegrino diventa una figura di primo piano.

Ruggirello è stato eletto in Assemblea regionale siciliana per tre legislature: nel 2006, nel 2008 e nel 2013.

Nel 2015 è entrato nel Partito Democratico insieme con altri politici chiamati dai renziani. Il passaggio di Ruggirello nel PD non è stato, sotto il profilo politico, una questione legata ai numeri che mancavano a Sala d’Ercole all’allora presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta.

La sua è stata un’adesione ‘politica’ voluta dai renziani siciliani per ‘allargare’ la presenza del PD nell’Isola. Il passaggio è fondamentale, perché spiega, meglio di qualunque analisi sociologica, la trasformazione ‘genetica’ del primo soggetto politico della sinistra italiana.

Lungi dal diventare il riferimento dei ceti deboli, il PD ha optato per i ricchi, nella convinzione che è da lì che può arrivare il consenso sociale ed elettorale.

E la storia del PD non è cambiata. La prima uscita del nuovo segretario nazionale del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, non è stata in mezzo ai poveri, ma in Piemonte, a sostenere la TAV. In bella compagnia: con Berlusconi e con la Lega di Salvini.

La sinistra…

 

 

 

 

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