Elezioni in Abruzzo, vince la Lega, crollano i grillini, recupera il centrosinistra con il PD ‘nascosto’/ Mattinale 278

11 febbraio 2019

Prendiamone atto: la Lega di Matteo Salvini sta vincendo su tutta la linea. Un movimento politico che parte da zero (perché alle elezioni regionali di cinque anni fa i leghisti, in Abruzzo, non esistevano) e, in una Regione del Mezzogiorno, prende il 28% deve fare riflettere tutti. Bisogna capire che cosa non stanno comprendendo dell’immaginario degl’italiani gli esponenti delle altre forze politiche. Il crollo dei grillini e il PD che tiene nascondendo il proprio simbolo

I risultati delle elezioni regionali in Abruzzo confermano le previsioni della vigilia: meno elettori al voto e trionfo per la Lega di Salvini che conquista il 26-27% dei voti in una Regione del Mezzogiorno (l’Abruzzo, più che Centro è Sud). Facendo sparire simbolo e dirigenti nazionali del PD e puntando sulla valorizzazione delle realtà locali, le liste del centrosinistra vanno al 30 circa. Mentre il Movimento 5 Stelle subisce un tracollo: circa il 20%, ovvero quasi il 50% in meno dei voti preso nel marzo dello scorso anno elezioni alle politiche.

Il dato va letto alla luce dell’affluenza alle urne, che rispetto alle elezioni del 2014 è andata giù dell’8%.

Ma questo non inficia la vittoria della Lega di Salvini, che rispetto al 13,7% delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 raddoppia i voti, sfiorando il 28%. Purtroppo – e lo diciamo da meridionali che guardano con preoccupazione all’avanzata della Lega – la vittoria del metodo Salvini è netta, se si pensa che alle elezioni regionali di cinque anni fa questa formazione politica, in Abruzzo, non esisteva.

E’ evidente che gli slogan sbrigativi di Salvini – “Sto ai migranti”, “Prima gli italiani” – stanno avendo successo. Anche nel Mezzogiorno.

La vittoria di Salvini non è soltanto frutto della linea dura contro i migranti. La lega di Salvini è stata scelta dai poteri forti dell’Europa dell’euro in sostituzione del PD di Matteo Renzi, ormai considerato inaffidabile.

Questo spiega perché Salvini ha deciso di giocare su due tavoli: a Roma governa con i grillini, spesso umiliandoli e facendogli mangiare la polvere; in Abruzzo ha optato per il centrodestra, forse perché è questa la formula politica scelta dai liberisti che oggi controllano l’Unione Europea per governare l’Italia e continuare a vessare gli italiani.

Ricordiamoci che Renzi ha cominciato le sua avventura massacrando il mondo del lavoro del nostro Pese partendo dal 40% preso da questo partito alle elezioni europee del 2014.

Paradossalmente la vittoria della Lega di Salvini segna anche la sua debolezza, perché bisognerà capire fino a che punta potrà mantenere la sua linea anti-Europa liberista alle imminenti elezioni europee, dal momento che è stato scelto dagli ‘europeisti’ come l’eredi di Renzi.

Poco da dire su Berlusconi e Fratelli d’Italia. Il partito dell’ex Cavaliere si ferma al 10%: qualche punto in più del previsto, ma nulla più. Berlusconi ormai è il vice di Salvini. Non conta più nulla.

E non contano nemmeno gli ex An di Fratelli d’Italia. Senza Salvini Berlusconi e Giorgia Meloni non esisterebbero.

Disastroso il risultato del Movimento 5 Stelle. Che paga, con molta probabilità, una guerra mediatica senza precedenti nella storia repubblicana italiana: mai si sono visti tanti mezzi d’informazione schierati a tappeto contro una forza politica.

Ma i grillini pagano anche l’arrendevolezza che hanno manifestato al Governo nei riguardi della Lega di Salvini. E pagano, anche, alcune scelte politiche sbagliatissime.

Il Movimento 5 Stelle nasce come forza politica di rottura, mentre Luigi Di Maio, tante, troppo volte, si è comportato come un voltagabbana.

In Puglia quello che ha combinato è stato terribile. Ha tradito i tarantini, ai quali aveva promesso la chiusura dell’ILVA: invece l’acciaieria che inquina la città da oltre 40 anni è ancora aperta con le ‘benedizione’ di Di maio, che ha sposato la linea del PD!

La replica è arrivata sempre in Puglia, dove i grillini dovevano bloccare la TAP – l’orribile e scombiccherato gasdotto che distruggerà la costa del Salento – e invece hanno detto sì cambiando linea politica.

Poi hanno combinato un ‘casino’ con le trivelle che scorrazzano nel Mediterraneo a caccia di petrolio e gas: volute da Renzi, il Movimento 5 Stelle avrebbe dovuto bloccarle e basta: invece non le ha bloccate e si è limitato a non incrementare i permessi. Troppo poco per un Movimento politico che aveva promesso la guerra ai petrolieri.

Disastroso il comportamento dei grillini in agricoltura. La rivolta di queste ore dei pastori sardi (di cui riferiremo più tardi in un articolo a parte) è il frutto del disinteresse del Movimento 5 Stelle verso l’agricoltura meridionale.

C’è il disinteresse verso la Sardegna: ma in realtà i grillini hanno abbandonato tutta l’agricoltura del Sud e lo stesso Sud. Emblematico quello che è successo in occasione della discussione e dell’approvazione della Finanziaria nazionale: per finanziare il Reddito di cittadinanza e Quota 100 i il Governo ha bloccato un pacchetto di proposte di sostegno agri agricoltori del Sud presentato dal senatore grillini eletto in Basilicata, Saverio De Bonis, che è stato messo fuori dal Movimento non si capisce bene per quale motivo (o forse si capisce benissimo…).

Questo modo di fare – e soprattutto la sistematica penalizzazione del Sud, che è proprio la parte del Paese che ha dato la maggior parte dei voti ai grillini – è alla base del crollo elettorale di questo Movimento. Una sconfitta che dimostra non tanto l’inadeguatezza di Di Maio, quanto l’errata linea politica che non è decisa dallo stesso Di Maio, ma dal gruppo che controlla questo Movimento.

E’ evidente che buona parte dell’elettorato grillini, in Abruzzo, sia perché condizionato dall’informazione negativa sul Movimento, sia per gli errori commessi da Di Maio e compagni, non è andata a votare. Epilogo inevitabile e in parte prevedibile.

Il centrosinistra, infine. La tattica messa su in Abruzzo dal PD – che rimane il fulcro di questo schieramento politico – è un po’ tragicomica. Il PD, di fatto, ha nascosto il simbolo del PD e non ha mandato in Abruzzo i dirigenti nazionali a fare campagna elettorale.

Questo schieramento politico ha sperimentato in Abruzzo quello che farà nel resto d’Italia: ‘nascondere’ il simbolo del PD – che evidentemente viene considerato perdente – e puntare sulle realtà locali, con un aumento delle liste. In Abruzzo ha funzionato. Funzionerà nel resto d’Italia?

Davvero gli italiani punteranno sulla vecchia politica?

Foto tratta da Mag 24    

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