Dai pastori della Sardegna una lezione di vita a tutti gli agricoltori del Sud Italia!

11 febbraio 2019

I pastori sardi stanno dimostrando di avere le ‘palle’. Sono scesi per le strade per protestare contro chi li sta affamando. Fanno sapere che con il latte che producono non pagano nemmeno le spese. E minacciano di bloccare le elezioni regionali. E cosa fanno, invece, i produttori di grano duro del Sud e, in generale, gli agricoltori del Mezzogiorno massacrati dalla criminale globalizzazione dell’economia?

Di certo senza volerlo, ieri, la televisione ha sintetizzato in modo magistrale il significato della protesta che in queste ore va in scena in Sardegna, con i pastori che lamentano di essere taglieggiati dalle industrie, che pagano il latte ad un prezzo troppo basso: 55 centesimi di euro al litro per il latte di pecora, 44 centesimi di euro al litro per il latte di capra. Dopo il Tg di turno, che racconta la proteste dei pastori sardi, ecco che compare una pubblicità di una nota multinazionale che offre ai consumatori italiani un “latte freschissimo” a un euro e 40 centesimi circa a bottiglia, supponiamo di un litro!

Da qui la durissima protesta dei pastori sardi che, oltre a rovesciare il latte sull’asfalto, hanno cominciato a bloccare le strade e annunciando che se il Governo non interverrà bloccheranno anche le elezioni regionali previste per il prossimo 24 febbraio come si legge su La Nuova Sardegna edizione Sassari :

“Se entro pochi giorni non si trovano soluzioni per il nostro settore – annuncia il coordinamento dei pastori – bloccheremo la Sardegna il 24 febbraio, il giorno delle votazioni. Non entrerà nessuno a votare: non è che non andiamo a votare, non voterà nessuno, blocchiamo la democrazia, ognuno si assuma le proprie responsabilità”. (IN CALCE TROVATE I VIDEO).

Magari il latte promosso nella pubblicità sarà anche stato di mucca, ma i due fatti presentati in televisione, a distanza di qualche minuto, inevitabilmente ci hanno costretti a interrogarci: ma come cavolo viene gestita in Italia l’agricoltura?

E’ una domanda che ci siamo posti spesso a proposito del grano duro del Sud Italia, che una vergognosa speculazione al ribasso condanna ad un prezzo vile: 18 euro al quintale, addirittura più basso del costo di produzione dello stesso grano duro, che nel Meridione oscilla tra i 22 e i 24 euro al quintale (QUI UN NOSTRO ARTICOLO).

La vicenda del latte prodotto in Sardegna e scippato ai pastori a pochi centesimi di euro è l’ennesima dimostrazione di una gestione dell’agricoltura italiana nella quale sono le grandi industrie a decidere la politica agricola nel nostro Paese. E a farne le spese sono gli agricoltori in generale e gli agricoltori del Sud Italia in particolare.

In questa grande protesta dei pastori sardi – a quali va la solidarietà de I Nuovi Vespri – non possiamo non cogliere una differenza fondamentale tra gli allevatori della Sardegna, pronti a dare battaglia, a metterci la faccia e a rischiare in proprio, e i produttori di grano duro del Sud, che non riescono nemmeno a organizzare una benché minima protesta!

Dall’agricoltura di un Sud martoriato l’unica voce di protesta – a parte, lo ripetiamo, la fierezza e la forza dei pastori sardi – è arrivata dalla Puglia: per la precisione, dagli olivicoltori della Puglia che hanno organizzato una manifestazione a Roma, prevista giovedì 14 febbraio (VI ABBIAMO RIFERITO QUI).

Giusta la protesta dei Gilet arancioni, così si sono auto-battezzati i produttori di olio d’oliva extra vergine della Puglia. Però, se proprio la dobbiamo dire tutta, a noi non convince la annunciata partecipazione, alla manifestazione di giovedì prossimo, dei rappresentanti di alcune organizzazioni agricole che, per anni, hanno retto il gioco ai passati Governi nazionali di centrosinistra che hanno affossato l’agricoltura del Sud.

Ecco, a noi la protesta che parte dalla Puglia sembra un po’ meno sincera della vera protesta dei pastori sardi: a noi – almeno a giudicare dalla presenza di certe organizzazioni collaterali al centrosinistra – sembra più un modo per mettere in difficoltà l’attuale Governo nazionale che una difesa dei reali interessi degli olivicoltori del Mezzogiorno.

Leggiamo sempre su la Nuova Sardegna edizione Sassari:

“Siniscola. Prosegue anche nel capoluogo alto-baroniese la protesta contro il prezzo del latte. Un gruppo di pastori si è radunato nei pressi della piazza del mercato rovesciando sull’asfalto i bidoni del latte appena munto. I pastori siniscolesi hanno affermato di volere un prezzo giusto e non i sussidi. Al tempo stesso, affermando di non sentirsi rappresentati dai partiti, hanno dato vita a un’assemblea aperta a tutti fuorché ai candidati locali per le imminenti regionali. Annunziata anche l’astensione dal voto (QUI UN VIDEO di Mauro Piredda, montaggio di Gianfranca Orunesu)”.

La protesta dei pastori sardi è corale. Sempre su La Nuova Sardegna, edizione Sassari, leggiamo:

“La protesta dei pastori per il prezzo del latte è arrivata anche davanti al caseificio Sardaformaggi di Buddusò. Alcuni bidoni di latte sono stati rovesciati contro il cancello di ingresso dello stabilimento”. C’è anche il video con gli interventi del sindaco di Buddusò, Giovanni Antonio Satta, del sindaco di Alà dei Sardi, Francesco Ledda, e del consigliere regionale ed ex sindaco di Buddusò, Giovanni Satta (QUI IL VIDEO).

Anche per il latte si verifica quello che si verifica con il grano: l’Italia è invasa dal latte estero – per la precisione, latte dalla Romania. Questo deprime il prezzo del latte, con gli industriali che fanno il bello e il cattivo tempo.

Cosa, questa, che non va bene al pastori sardi, che preferiscono gettare il latte nelle strade piuttosto che cederlo alle industrie.

Questa storia sta venendo fuori grazie ai pastori sardi: perché è grazie a loro che adesso sappiamo che, oltre al grano canadese (COME POTETE LEGGERE QUI), oltre al pomodorino di Pachino-marocchine o dello Zimbabwe (COME POTETE LEGGERE QUI), oltre alle arance marocchine, oltre all’olio d’oliva tunisino (COME POTETE LEGGERE QUI) ci riempono anche di latte rumeno! Prodotto come? Con quali mangimi? Con quali controlli?

Scrive il filosofo e commentatore Diego Fusaro:

“Latte rumeno portato in sardegna sotto scorta per evitare le proteste dei pastori sardi. Eccola, la vostra maledetta globalizzazione capitalistica! I sardi debbono bere latte rumeno, i siciliani mangiare arance marocchine. ce lo chiede il mercato, ce lo chiede l’Europa”.

Riusciranno i pastori sardi a bloccare l’infame speculazione a ribasso sul prezzo del latte? Già in televisione fanno sapere che i primi pastori sono stati “denunciati”. Eh già, l’ordine pubblico: perché il paradosso della criminale globalizzazione dell’economia sta nel fatto che, chi la manovra, utilizza, in proprio favore, le leggi degli Stati che, nel nome della Legge, debbono ‘tutelare’ i predoni che distruggono i propri settori produttivi…

E’ il gioco che hanno fatto con i Forconi siciliani: sì, erano disorganizzati, forse anche un po’ ingenui: ma sono stati inseguiti dalle denunce e ‘addomesticati’: e infatti – a parte qualcuno di loro che, ogni tanto, protesta – dove sono finiti?

Ultimo appunto non ai pastori sardi, ma alla politica sarda, che sconta qualche contraddizione: che ci fa, ad esempio, il Partito Sardo d’Azione alleato con la Lega di Salvini?

Il Ministro leghista delle Politiche agricole, il leghista Gian Marco Centinaio, non sa nulla del latte italiano svenduto per quattro soldi?

Già, dimenticavamo, è impegnato a tutelare gli agricoltori del Centro Nord…

Foto tratta da TPI         

QUI IL VIDEO CON LE INTERVISTE AI SINDACI 

QUI IL VIDEO CON LA PROTESTA DEI PASTORI DI SINISCOLA

QUI IL VIDEO CON LA PROTESTA DEI PASTORI DI BEDDUSO’

Il 14 febbraio agricoltori pugliesi in piazza a Roma per l’olio d’oliva. E la Sicilia?

QUI L’ARTICOLO DE LA NUOVA SARDEGNA

QUI UN ARTICOLO CHE RACCONTA DELL’ALLEANZA TRA LEGA DI SALVINI E PARTITO D’AZIONE 

 

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