Raccolta dei rifiuti 2018: in Sicilia si paga la TARI più cara d’Italia per avere in cambio un servizio pessimo!

2 gennaio 2019

Alcuni sindaci siciliani – in testa quelli di Palermo e Catania – vorrebbero fare inserire la TARI nella bolletta elettrica. Ma Cittadinanzattiva racconta che la Sicilia è una delle Regioni italiane dove la TARI è tra le più ‘salate’. E dove la raccolta dei rifiuti – parlano i ‘numeri’ – è un disastro. Insomma, dovrebbero essere i cittadini siciliani ad organizzarsi in una class action per farsi rimborsare almeno una parte della TARI: altro che TARI nella bolletta elettrica!

Rifiuti in Sicilia. Ci sono due notizie che meritano di essere commentate. La prima è una notizia vecchia: i sindaci siciliani che vorrebbero inserire – renzianamente – la TARI nella bolletta elettrica. La seconda notizia era, bene o male, nell’aria, ma adesso ha i crismi dell’ufficialità, visto che a raccontare come stanno le cose è Cittadinanzattica: la TARI pagata dai siciliani è tra le più ‘salate’ d’Italia, mentre la Sicilia è la ‘Capitale’ della munnizza non raccolta che resta per le strade, anche se gli uffici di una Regione siciliana sempre meno credibile continuano a sbandierare una raccolta differenziata dei rifiuti che sarebbe arrivata – c’è veramente da ridere! – al 33%!

Insomma, in Sicilia governi e pagliacciate si fondono e si confondono tra i rifiuti non raccolti che rimangono nelle strade, al di là di una millantata raccolta differenziata che, con molta probabilità, riguarda i piccoli centri e qualche altre realtà circoscritta.

Leoluca Orlando, sindaco di centrosinistra di Palermo – indiscussa ‘Capitale della munnizza‘ nelle strade – vorrebbe inserire la Tassa sull’immondizia (TARI) nella bolletta elettrica. La stessa richiesta avanzata del sindaco di Catania, Salvo Pogliese, di centrodestra.

I sindaci di due città in ‘bolletta’ – Catania e Palermo – entrambi esponenti della vecchia politica siciliana, chiedono la stessa cosa: la dimostrazione ulteriore che, in Sicilia, centrosinistra e centrodestra sono praticamente la stessa cosa: unite per ‘spremere’ i cittadini.

Il Comune di Catania ha dichiarato il default con un ‘buco’ di un miliardo e 600 milioni di euro; il Comune di Palermo ha mandato in tilt la città, che a Natale si è riempita di rifiuti non raccolti (il sindaco dice che i soldi non c’entrano, ma a Natale, ai 1840 dipendenti della RAP – l’Azienda comunale che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti – non era stato erogato né lo stipendio di dicembre, né la tredicesima…).

Nel Comune di Catania sembra che l’evasione della TARI ‘viaggi’ sul 50%, mentre a Palermo l’evasione della Tassa per l’immondizia si attesterebbe sul 30%. Né il sindaco di Catania, né il sindaco di Palermo – altra cosa che li accomuna – ipotizzano che tanti cittadini, in buona parte, non paghino la TARI perché non hanno i soldi per pagarla: la povertà è una parola che non piace alla vecchia politica siciliana, che pure la povertà l’ha provocata…

Per la cronaca, il tentativo i far ‘infilare’ la TARI dentro la bolletta elettrica – sul modello del canone RAI messo sempre nella bolletta elettrica da Renzi – c’è stato: ma il Governo nazionale giallo-verde ha bloccato tutto. E non si capisce, allora, perché Orlando (che è diventato presidente dell’ANCI Sicilia ai tempi del renzismo imperante) e altri sindaci siciliani insistano a chiedere una cosa che il Governo nazionale ha già ‘bocciato’.

Ma Orlando e Pogliese, secondo voi, l’hanno capito che Renzi non è più a Palazzo Chigi, non è più segretario del PD e non sarà il prossimo segretario del PD? I due, unitamente agli altri sindaci siciliani che gli vanno dietro, l’hanno capito che a Roma non c’è più un Governo che perseguita i più poveri, ma colpisce banche, assicurazioni e titolari dei giochi?

La seconda notizia sulla munnizza sono i dati dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva onlus, un movimento di partecipazione civica che opera in Italia e anche in altri Paesi europei dal 1978, promuovendo e tutelando i diritti dei cittadini.

Cominciamo con il panorama nazionale.

L’annuale rilevazione dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva (che per l’undicesimo anno consecutivo ha realizzato un’indagine sui costi sostenuti dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti in tutti i capoluoghi di provincia) prende come riferimento, nel 2018, una famiglia tipo composta da 3 persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri.

Cominciamo con uno sguardo d’insieme in Italia:

“302 euro, a tanto ammonta in media nel 2018 la tassa dei rifiuti nel nostro Paese, con differenze territoriali molto marcate: tra la regione più economica e quella più costosa si registra uno scarto di oltre il 120% e fra la provincia meno cara e quella più cara addirittura di oltre il 270%”.

“Analizzando le tariffe a livello regionale si evidenzia un aumento in ben 10 Regioni, con la Basilicata, che registra l’incremento più elevato (+13,5% nella sola città di Matera) e una diminuzione in 6 Regioni, in particolare in Molise (-4,9%) e in Trentino Alto Adige (-4,5%). A livello di aree geografiche, i rifiuti costano meno al Nord (in media 256 euro), segue il Centro (301 euro), infine il Sud (357 euro)”.

“Il Trentino Alto Adige si conferma la Regione più economica, con una tassa rifiuti media di 188 euro, la Campania la più costosa con 422 euro annuali. Confrontando i singoli capoluoghi di provincia, Belluno, seppur con un piccolo incremento, si conferma la città più economica (153 euro all’anno), mentre a Trapani, che registra un aumento del 49% rispetto all’anno passato, spetta il primato di più costosa (571 euro)”.

Vediamo, adesso, qual è la situazione in Sicilia:

se, tra i capoluoghi di provincia, Belluno, seppur con un piccolo incremento, si conferma la città più economica (153 euro all’anno), Trapani, in Sicilia, registra un aumento del 49% rispetto all’anno passato.

Insomma è Trapani la città italiana dove la TARI è la più costosa: 571 euro!

“Nella top ten a livello nazionale – leggiamo sempre nel sito di Cittadinanzattiva – anche Siracusa, Catania e Ragusa”. Evidentemente gli amici di Cittadinazattiva non sono passati da Palermo nei giorni di Natale…

Insomma, in Sicilia la raccolta dei rifiuti è un disastro. Un quadro che è l’esatto opposto di quello che sta provando a far credere il Governo regionale di Nello Musumeci.

“In Sicilia la spesa media a famiglia è di 399 euro – leggiamo sempre su Cittadinanzattiva -. La tariffa più bassa si registra a Caltanissetta con 288 euro, ad Enna si registra un decremento del 13,4% rispetto al 2017. Pessimi i livelli di raccolta differenziata: a Siracusa si arriva appena al 2,8%”.

Anche sulla raccolta differenziata gli uffici della Regione siciliana sembrano eccessivamente ottimisti. Una tabella pubblicata da Cittadinanzattiva sulla raccolta differenziata dei rifiuti nel 2017 dà una media, tra le nove province, che non supera il 13% circa.

Ad Agrigento la raccolta differenziata è al 9,1%;

a Catania è al 9,3%;

a Caltanissetta è all’8,5%;

ad Enna al 9%,

a Messina al 14,1%;

a Palermo al 14,2%;

a Ragusa al 18,2%;

a Siracusa al 2,8%;

a Trapani al 14,2%.

Come ha fatto la Sicilia ad aver quasi triplicato la raccolta differenziata non si capisce. Forse grazie ai ‘successi’ di Palermo, Messina e Siracusa…

Se a questo aggiungiamo i rifiuti che in tante città siciliane ristagnano nelle strade per settimane – e in questo Palermo batte tutti – se ne deduce che dovrebbero essere gli stessi cittadini colpiti da questo disservizio a organizzarsi in un bella class action che chiedere, ai rispetivi Comuni, la restituzione di una parte della TARI pagata!

Altro che TARI inserita nella bolletta elettrica!

Foto tratta da blogsicilia

QUI TROVATE I DATI SULLA RACCOLTA DEI RIFIUTI DI TUTTE LE REGIONI ITALIANE

 

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