PD siciliano: saltano le primarie di domenica? Con il ritiro di Teresa Piccione lo scenario sembra questo. Anche se…

12 dicembre 2018

Ma non è detto, perché i renziani, è noto, sono capaci di tutto: anche di prendersi la segreteria regionale del PD siciliano con Davide Faraone senza giocare la partita delle primarie. Il significato politico della mossa di Teresa Piccione. I tre possibili scenari. La nota di Antonio Ferrante. Quello che sta succedendo in Sicilia è solo l’anticipo dello scontro che si consumerà a Roma  

Nel PD siciliano ormai va in scena una ‘guerra’ che annuncia lo scontro che si consumerà a Roma quando andranno in scena le primarie per eleggere il segretario nazionale. La confusione aumenta di giorno in giorno. I renziani non lasciano il partito, ma non si capisce dove andranno a parare. Roberto Giachetti si candida alla segretaria nazionale, ma non si capisce chi dovrebbe appoggiarlo. E in Sicilia, dove in palio c’è la segreteria regionale, si registrano i primi colpi di scena: come il ritiro di Teresa Piccione.

In pratica, l’unico candidato alla segretaria regionale del Partito Democratico della Sicilia rimasto in lizza è Davide Faraone, renziano della prima ora.

Perché Teresa Piccione ha gettato la spugna? La spiegazione non è semplice.

“Quelle di domenica, in Sicilia – dice in una nota Teresa Piccione – saranno le primarie fondative del partito di Renzi e non le primarie del Partito Democratico. Per questa ragione ritiro la mia candidatura. La maggioranza renziana ha impedito lo svolgimento dei congressi dei Circoli e delle Federazioni provinciali, mortificando il libero dibattito degli iscritti e degli elettori e la loro partecipazione. Non intendo concorrere a false primarie senza regole, soprattutto dopo manifestazioni e segnali evidenti – ed inquietanti – della partecipazione di uomini estranei al Partito democratico, che inquinerebbero irrimediabilmente il risultato elettorale del congresso”.

Teresa Piccione sembra ammettere che in Sicilia i renziani sono la maggioranza: da qui il dubbio che si stia ritirando perché potrebbe aver capito che, alla conta dei voti, domenica, verrebbe sconfitta.

E’ così? Già in occasione delle elezioni regionali del novembre dello scorso anno, su 11 parlamentari eletti in Assemblea regionale siciliana, solo due hanno una storia più o meno legata al vecchio Pci, mentre gli altri o sono ex democristiani o soggetti presi qua e là dai renziani.

Con Faraone sono schierati il parlamentare regionale Luca Sammartino e Totò Cardinale da Mussomeli (che quando si tratta di spartire poltrone, tra candidature al Parlamento nazionale e, in questo caso, la segreteria regionale, mette di lato il suo movimento, Sicilia Futura, e si presenta, ‘panza e presenza’, nel PD per dare e riscuotere…

Con Faraone si è ‘gettato’ anche l’ex segretario regionale del partito, Fausto Raciti. E sempre con Faraone – e questa non è una novità – si è schierato il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, se è vero che uno dei suoi ‘fedelissimi’, Eusebio D’Alì, ha annunciato di voler votare per l’ex sottosegretario.

Non ci sarebbe da stupirsi: Miccichè, coordinatore di Forza Italia in Sicilia, persegue la linea dell’inciucio con il PD renziano.

Il ritiro di di Teresa Piccione, appoggiata, tra gli altri, dal capogruppo all’Ars, Giuseppe Lupo, e l’ex assessore Antonello Cracolici potrebbe avere, però, un altro significato politico: il tentativo di bloccare le primarie e andare alla conta direttamente al congresso regionale, magari a gennaio del prossimo anno. 

Finirà così? Non è detto, perché i renziani sembrano avere tutta l’aria di prendersi subito la segreteria del PD siciliano.

Ricordiamo che lo statuto di questo partito, per la Sicilia, prevede che i circoli eleggano il 40% dell’assemblea regionale del partito (120 su 300). Ma i renziani, che a Roma controllano il partito, hanno bloccato sia i circoli, sia le assemblee provinciali.

A questo punto i possibili scenari dovrebbero essere tre.

Il primo – che sembra improponibile (ma con i renziani tutto è possibile) – è che domenica spuntino i gazebo, che verrebbero gestiti di soli renziani, perché i non renziani non andrebbero a votare. Sarebbe una farsa, ma non dobbiamo dimenticare l’enfasi con la quale, in Tv, Renzi annunciava il ritiro dalla politica nel caso in cui avesse perso il referendum del 4 dicembre 2016: sembrava che dicesse vero… poi ha perso ed è rimasto alla guida del partito.

Insomma, per Renzi e i renziani, per dirla come si dice dalle nostre parti, a ura d’accucchiari malafiuri (quando è il momento delle brutte figure, anche grottesche) niente è impossibile…

Il secondo scenario è un po’ meno farsesco e più machiavellico: Faraone prende atto del ritiro degli avversari e si autoproclama segretario regionale del PD siciliano. Ipotesi non non escludere a priori.

Terzo scenario: si va al congresso regionale: si va allo scontro finale e alla resa dei conti: e comu finisci si cunta…   

Sulla baruffa in atto nel PD interviene Antonio Ferrante, tra i promotori in Sicilia dei comitati a sostegno di Matteo Richetti, in merito al congresso siciliano, ormai ridotto a scontro senza esclusione di colpi.

“Come avevamo ampiamente previsto, astenendoci già in occasione della direzione regionale che ha dato via al congresso con il voto di qualche decina di componenti, quello che doveva essere un congresso di rigenerazione si sta rivelando la messa funebre del PD Siciliano. Chi ha ancora a cuore le sorti della nostra comunità politica e della Sicilia ha il dovere di fermarsi, chi si ostinerà ad andare avanti se ne assumerà la responsabilità davanti alla nostra gente.”

“Dal giorno della direzione i siciliani, almeno quelli che ancora sanno che esistiamo, hanno assistito ad un continuo susseguirsi di ricorsi, accuse e attacchi, palesi violazioni di tutte regole interne, dichiarazioni di voto da parte di esponenti di forza italia e addirittura minacce di commissariamenti a mezzo stampa rivolte a quei pochi circoli che ancora resistono e volevano, legittimamente, eleggere i propri coordinatori, il tutto condito da prima ingerenze romane prive di qualsiasi legittimazione e, ieri, da un parere della commissione di garanzia deliberato a maggioranza, e quindi con la prevalenza dei componenti della vecchia gestione, orientato ad accrescere la frattura prima che a comporla. In questo quadro desolante non resta che fare tutti un passo indietro e ripartire, insieme e con regole condivise, nel più breve tempo possibile”.

“Da parte nostra, ancora una volta, proponiamo un incontro sereno tra tutte le parti in causa per interrompere la spirale di veleni, ricorsi e rancori che sta uccidendo il nostro partito e allontanando definitivamente la gente da noi e così aprire al meglio anche la fase nazionale che ci attende”.

In chiusura Ferrante mette le mani avanti e lancia un messaggio (supponiamo a Faraone):

“Sia chiaro, qualora qualcuno faccia ancora orecchie da mercante, che chiunque la spunti in questa guerra senza regole non sarà il segretario del PD ma il sacerdote chiamato a porgergli l’estrema unzione”.

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti