Che pane portiamo sulle nostre tavole? In Abruzzo sono attentissimi, in Sicilia…

7 dicembre 2018

Sì, dobbiamo prendere esempio dall’Abruzzo, dove le autorità sanitarie, le organizzazioni degli agricoltori e i panificatori lavorano, insieme, per fornire ai cittadini pane fatto con grani locali senza glifosato e senza altri contaminanti. E con una percentuale di sale bassa, che aiuta a prevenire malattie quali infarto e ictus. Visto che in Sicilia, di fatto, non c’è un Governo che si occupa di questi temi, non ci resta che organizzarci come cittadini 

Che pane portiamo sulle nostre tavole? Noi ci occupiamo spesso di grano, soprattutto di grano duro che è la coltura d’elezione del Mezzogiorno d’Italia. Ci occupiamo della pasta. Ma, se dobbiamo dire la verità, del pane ci siamo occupati poco. Così abbiamo deciso di rimediare e di aprire un nuovo fronte di informazione (o di controinformazione, a seconda dei punti di vista). E lo facciamo cominciando a leggere e a commentare un articolo pubblicato da un giornale on line di Teramo, in Abruzzo, emmelle.it.

E’ un articolo molto interessante, perché pone un tema che I Nuovi Vespri affrontano spesso: la qualità del grano e, di conseguenza, la qualità delle farine.

Cominciamo a leggere l’articolo di emmelle.it:

“Pane teramano con meno sale sì, ma anche che venga prodotto con farine di grano italiano, che non contengono residui di prodotti fitosanitari o proteine pericolose. La firma del protocollo tra la Asl di Teramo e le associazioni di categoria per la produzione di pane con un contenuto di sale inferiore all’1,8 per cento di quello della farina è stata occasione unica per i panificatori locali di lanciare l’appello a controlli più serrati sulla filiera del pane”.

GLIFOSATO? NO, GRAZIE! – Qui arriva la parte che riguarda gli eventuali contaminanti:

“Glifosate (o glifosato ndr) e glutine, quest’ultimo spesso usato per creare farine ‘di forza’, sono additati come componenti a rischio presenti nelle farine di provenienza straniera che ancora vengono utilizzate sul mercato italiano. L’allarme parte dal direttore della rappresentanza degli agricoltori della Cia Teramo-L’Aquila, Donato Di Marco, che sottolinea il rischio per la salute umana della concorrenza sleale, ma gli fanno eco anche i colleghi delle associazioni che più specificamente seguono le vicende di panettieri e fornai, che in provincia di Teramo sono circa 130”.

A Teramo, insomma, si pongono il problema della qualità del grano utilizzato per il pane: e sottolineano i pericoli legati all’eventuale presenza di glifosato e di glutine.

A Teramo la Asl – che è la corrispondente di quelle che in Sicilia si chiamano Aziende sanitarie Provinciali (ASP) – si occupa della produzione del pane, che deve contenere sale in quantità inferiore all’8% di quello della farine, per tutelare la salute dei cittadini.

A Teramo sanno benissimo cosa c’è dietro il mercato del grano e dei pane e avvertono i cittadini:

“Sono finiti i tempi del ‘Coppione’ – si legge sempre nell’articolo – quel filone di pane in due parti da un chilo che si spezzava facendo leva su una gamba, artigianale che di più non si più”.

DA DOVE ARRIVA OGGI IL PANE? – “Oggi il pane non si sa da dove arriva – dicono i panettieri – dilaga il pane precotto in Albania, c’è il rischio delle pezzature preparate con i cosiddetti grani forti, ma c’è anche chi, come Camillo Teseo, vicepresidente di Assipan Confcommercio, che spende un po’ di più ma acquista ‘farine rigorosamente italiane preparate sempre dallo stesso molino'”.

C’è un passaggio anche sul glifosato:

“Il diserbo (il diserbo del grano ndr) da noi viene praticato al massimo da un agricoltore su dieci – ha insistito Di Marco – e al massimo è primaverile, non è il glifosate che viene dato in Canada o in Francia, dove lo usano quando il grano è ancora verde, per farlo essiccare e poterlo raccogliere”.

Apprendiamo, così, che anche sul grano duro francese ci potrebbero essere problemi.

In Abruzzo chi gestisce la sanità non fa chiacchiere, ma fatti:

“Una procedura di produzione che porti a panificare con poca quantità di sale viene intanto codificata attraverso la firma del protocollo, dietro la spinta del Dipartimento di prevenzione della Asl, diretto dalla dottoressa Maddalena Marconi. Nell’ambito del Piano regionale della prevenzione per la riduzione delle malattie di grande rilevanza epidemiologica, le associazioni di categoria vengono chiamate a promuovere all’interno della filiera della panificazione artigianale teramana, la produzione di pane a scarso contenuto di sale”.

MENO SALE, MENO RISCHI DI INFARTI E ICTUS – “La percentuale dell’1,8 nel rapporto con la farina “rappresenta un limite scientifico apprezzabile a concorrere a una diminuzione del rischio cardiovascolare noto con l’assunzione di sale. Diminuendo questa componente importante anche del pane, mangiarne quotidianamente concorrerebbe in misura minore a raggiungere quella quota massima di 5 grammi al giorno di sale indicata dagli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità come limite massimo di consumo. Un limite di dieta che, si sa, potrebbe evitare l’insorgere di malattie come l’infarto o l’ictus”.

NON AGLI AUMENTI DEI PREZZI – In Abruzzo, oltre che occuparsi della salute dei cittadini, provano anche a non appensantire le tasche degli stessi cittadini:

“Da un lato la produzione di un pane ‘dietetico’ e salutare ma anche una linea di panificazione tutta locale, che potrebbe attirare interesse del consumatore a partire dalla ‘riconoscibilità’ proprio del prodotto teramano. Non a caso gli esercizi commerciali che aderiranno all’iniziativa esporranno il logo ‘Guadagnare salute’”.

PANIFICATORI SENSIBILI – Nell’articolo leggiamo anche un dichiarazione del presidente di Assipan, Franco De Giorgis: “Proprio la consapevolezza di panificare alla teramana, secondo antiche procedure porta fornai e panettieri ad esigere il rispetto di regole che, ben oltre il sale, se non rispettate, possono condizionare la salute dei consumatori”.

Da qui la richiesta, alle autorità, di “controlli più serrati, e in alcuni casi più mirati, per scongiurare il mercato del grano cosiddetto ‘forte’, che rendono farine addizionate o miscelate”.

NON CI SENTIAMO PROTETTI – “Non ci sentiamo tanto protetti – ha aggiunto Franco De Giorgis – molti trasportano il pane con furgoni non a norma, utilizzano extracomunitari illegali di notte, sopravvive ancora la vendita ambulante senza regole igieniche, servono controlli più attenti a salvaguardia dei panificatori che lavorano secondo le regole”.

Ma l’appello congiunto, espresso anche da Luciano Di Marzio (Confartigianato), Alessandra Di Giuseppe (Confcommercio) e Annalisa Pensilli (Confesercenti) è ai consumatori:

“Spingete a consumare pane con grano locale, che forse è vero che costa un po’ di più ma fa bene. Mangiatene magari di meno ma almeno siete sicuri che non fa male”.

Lo vogliamo fare un raffronto con la Sicilia?

Le ASP della nostra Isola si sono mai occupate del grano che arriva con le navi?

Si sono mai occupate se il grano con il quale viene fatto il pane contiene glifosato?

Hanno mai effettuato analisi sul pane?

Si sono mai occupate di sensibilizzare i produttori di pane per ridurre la presenza di sale a percentuali tali da evitare rischi per la salute?

Che consiglio dare ai nostri lettori? Il solito: come per la pasta e per l’olio extra vergine di oliva, mangiate il pane prodotto con il grano siciliano. Non è facile. Nei prossimi giorni cominceremo a pubblicare notizie più dettagliate su dove trovare il pane prodotto con il grano duro siciliano.

QUI L’ARTICOLO DI EMMELLE.IT  

 

 

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