Corte dei Conti-Governo regionale 1-0. Musumeci & Amao in precipitosa ritirata…

21 novembre 2018

Com’era prevedibile, la Corte dei Conti ha battuto la Regione per 1-0. Il Rendiconto 2017 ‘riveduto & corretto’ dal Governo Musumeci è stato precipitosamente ritirato. Torna in pista il Rendiconto 2017 approvato dalla Corte dei Conti. Questo significa che ci sarà una manovra pesantissima per il 2019. Con penalizzazioni. A carico di chi? Questa è la vera domanda. Molto sospetta la fretta del Governo di approvare tutto e subito…  

Siamo maghi? No: ci limitiamo ad osservare e ad approfondire gli atti politici e amministrativi (in questa vicenda più politici che amministrativi). Per trarne le logiche conseguenze. Ieri, commentando l’esito della riunione convocata dai giudici della Corte dei Conti sul Rendiconto 2017 della Regione (in realtà, era un’audizione alla quale il presidente Nello Musumeci e il suo vice, Gaetano Armao, non si sono presentati) abbiamo ipotizzato come sarebbe finita questa storia:

“La vicenda si può risolvere senza ‘morti & feriti’: il Governo ritira il Rendiconto 2017 ‘immaginifico’ presentato all’Ars e presenta quello ‘giusto’, cioè quello ‘parificato’ (che significa approvato) dalla Corte dei Conti”.

La notizia di oggi è che il Governo Musumeci ha ritirato il Rendiconto 2017 ‘immaginifico’ e ha presentato quello ‘giusto’, cioè quello  ‘parificato’ (che significa approvato) dalla Corte dei Conti.

Di fatto – chista è a zita – il presidente Musumeci e il suo vice assessore all’Economia, Armao, che ieri non si sono presentati davanti ai giudici della Corte dei Conti per difendere le proprie idee, oggi hanno alzato bandiera bianca: un resa su tutta la linea!

Che succederà, adesso? Su Live Sicilia leggiamo la seguente dichiarazione del presidente Musumeci:

“Abbiamo eliminato la materia del contendere con la Corte dei Conti. Ritorna, infatti, ad essere efficace il disegno di legge di Rendiconto approvato a giugno, quello sottoposto alla parifica. In questo modo potremmo riuscire ad approvare il bilancio consuntivo e l’assestamento di bilancio entro il 30 novembre per poi varare la Finanziaria entro il 31 dicembre”.

Dopo aver tergiversato per quasi sei mesi sul Rendiconto 2017 approvato dalla Corte dei Conti, dopo aver provato a ‘riformarlo’ con magheggi contabili che non stavano né in cielo, né in terra, adesso Musumeci e Armao hanno fretta. E al Parlamento siciliano, che avrebbe dovuto ricevere il ‘Bozzone’ (disegno di legge su Bilancio e Finanziaria 2019, oggi detto disegno di legge di stabilità regionale) nei primi giorni di ottobre, viene intimato di fare in fretta.

La sera del 21 novembre 2018 Musumeci e Armao hanno già dettato i tempi all’Assemblea regionale siciliana: Rendiconto 2017 e assestamento di Bilancio entro il 30 e manovra economica e finanziaria 2019 entro il 31 dicembre.

Certo, con l’attuale Parlamento siciliano composto, a maggioranza, da ‘anime morte’ tutto è possibile. Non dobbiamo dimenticare che tutt’e 70 i deputati dell’Ars avevano accettato il Rendiconto 2017 riveduto e corretto dall’assessorato all’Economia in barba alla Corte dei Conti.

Possibile che nessuno si sia accorto di quello che il Governo avrebbe voluto combinare? O erano tutti d’accordo?

L’opposizione – su questo non ci piove – non ha contestato alcunché. L’opposizione non c’è stata.

Adesso si pongono almeno due problemi: il primo riguarda il disegno di legge sull’assestamento di Bilancio, il secondo riguarda la manovra 2019 sulla quale circolano già i soliti “faremo così e faremo colì”.

Primo problema. L’assestamento, per com’è stato presentato dal Governo, è stato impostato sul Rendiconto 2017 ‘rivisitato’ che la Corte dei Conti ha fatto ‘rimangiare’ al Governo. Che significa questo? Semplice: che il disegno di legge sull’assestamento dovrà essere rivisto.

Ricordiamoci che il Rendiconto 2017 approvato dalla Corte dei Conti la scorsa primavera impone una serie di ‘paletti’: a cominciare dalla manovra da quasi 2 miliardi di euro al posto della manovra da poco più di 500 milioni di euro ipotizzata dal Governo. 

Un Rendiconto 2017 che cambia radicalmente non può non avere effetti contabili sull’assestamento di Bilancio 2018. Supponiamo che i deputati dell’Ars vorranno capire che tipo di assestamento di Bilancio andranno a discutere e ad approvare, che sarà diverso dall’attuale disegno di legge. Dovrebbe essere così, anche se non ne siamo certi, visto che fino ad oggi nessuno di loro ha trovato qualcosa da ridire sui magheggi contabili sul rendiconto 2017 andati a male…

Il problema più grosso si porrà nella manovra 2019. Alla fine, Rendiconto 2017 e assestamento del Bilancio 2018 parlano del passato: ma è un passato che è importante perché condiziona proprio la manovra economica e finanziaria 2019. 

Il Governo ha provato a cambiare il Rendiconto 2017 proprio perché avrebbe voluto avere mano libera sulla manovra economico e finanziaria 2019.

Il Governo, adesso, dovrà presentare all’Ars una manovra da quasi 2 miliardi di euro e non da poco più di 500 milioni di euro. Una parte di questi fondi verranno reperiti con un mutuo. Una parte, non certo tutti i quasi 2 miliardi di euro.

A nostro modesto avviso, la somma da reperire con il mutuo non dovrebbe andare oltre un miliardo, un miliardo e 200 milioni o anche qualcosa in più.

Ciò significa che il presidente Musumeci, l’assessore Armao e tutti i parlamentari dell’Ars si dovranno mettere il cuore in pace e prepararsi a tagliare dalla Finanziaria da 700 a 800 milioni di euro. 

Tutto questo dovrà avvenire in un contesto finanziario già pesantissimo, con le ex Province in sostanziale default, i Comuni senza soldi eccetera eccetera.

Ora in un clima che si annuncia estremamente difficile andare a dire ai parlamentari dell’Ars – come hanno fatto stasera il presidente Musumeci e l’assessore Armao – sbrighiamoci, dobbiamo rispettare i tempi e via con la fretta, beh, ci sembra un po’ una forzatura.

A meno che la strategia del Governo e della maggioranza che lo sostiene (centrodestra e PD) non sia proprio questa: mettere in salvo le spese ‘necessarie alla casta’ e le spese obbligatorie nel Bilancio e tutto il resto in Finanziaria senza fare capire ai siciliani quali saranno le categorie – perché ci saranno! – che verranno pesantemente penalizzate (già ve ne anticipiamo una: la sanità siciliana, ad eccezione di quella di Catania: chissà perché…) .

Un’altra cosa che possiamo anticipare è che per i cronisti politici ci sarà un bel da fare.

 

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