I ‘banditi’ della Formazione professionale siciliana e l’importanza dei Magistrati “cani sciolti”

29 ottobre 2018

Fare Giustizia in Italia è diventato difficile. Lo ha spiegato molto bene, qualche mese fa, il magistrato Sebastiano Ardita. Ma non bisogna perdere la speranza, anche quando si assiste a imbrogli e ‘insabbiamenti’ da parte di chi, per definizione, non dovrebbe né imbrogliare, né – tanto meno! – ‘insabbiare’. La Formazione professionale siciliana, paradigma di ingiustizie e verità occultate

da USB Formazione professionale Sicilia
riceviamo e pubblichiamo

Il fallimento sospetto di enti di formazione professionale. La generica connivenza di burocrati regionali. Il fallimento creativo di “Onlus”. Quando “dura lex sed lex” diventa arte interpretativa, creativa. L’onorevole Giuseppe Lupo, PD. L’onniscienza statica di facciata del Presidente Nello Musumeci. L’Appello all’onorevole Claudio Fava presidente della commissione antimafia. L’appello al pm del Tribunale di Catania, Sebastiano Ardita e altro ancora.

Apprendiamo del fallimento creativo dell’Ente di formazione professionale IRAPS onlus, salito agli onori delle cronache, uno degli enti professionali finiti nell’occhio del ciclone con l’operazione Pandora del 2013. Le accuse a vario titolo per i protagonisti di questa vicenda sono quelle di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, peculato e tentata truffa. Quattro enti di formazione – ANFE, IRSAP, ISVIR e ANFES – e 115 progetti per una frode complessiva che ammonterebbe a quasi nove milioni di euro (tralasciando l’aspetto penale demandato alla Procura che egregiamente svolge il proprio lavoro).

Nella sentenza di fallimento viene riportata la dottrina del Tribunale di Palermo, che equipara alle aziende le onlus, ricalcando la sentenza di fallimento operata per lo IAL CISL, a dire il vero la giurisprudenza creativa (manipolazione della disapplicazione mirata di provvedimenti giudiziali che, lungi dal rappresentare una semplice interpretazione della norma, finiscono con l’integrarne il precetto, restituendo un quadro alterato del Diritto).

Ebbe inizio con il CEFOP (COME POTETE LEGGERE QUI). Tra le istanti del fallimento dell’Iraps, (2018), appare tale lavoratrice, Signora Lupo Rosalia, dipendente dell’Ente IRSAP di Palermo sino all’anno 2013, anno in cui presumibilmente ha interrotto il rapporto di lavoro, non presente neanche nella stesura del primo Albo del 2013, insieme ad altra dipendente che dagli atti in possesso della Regione ha recuperato le proprie retribuzioni, assistita da un legale appartenente a un movimento politico della denominazione “io C’entro” il cui Presidente, tale Adolfo Messina, vicino al “cerchio magico”, Presidente di un ente in house Pubbliservizi Spa, è stato arrestato e condannato a 6 anni e 4 mesi di reclusione (questa è altra storia).

La Signora Lupo è sorella del parlamentare regionale del PD, Giuseppe Lupo (non è una colpa ed ha diritto al lavoro ed alla retribuzione, se tale attività fu a suo tempo esplicitata, quindi appare superflua l’eventuale replica che la signora svolgeva la propria attività sin da prima dell’ingresso dello stesso Lupo in politica, come lo stesso dichiarò a Live Sicilia, in occasione della “parentopoli nella formazione professionale”).

L’On. Giuseppe Lupo del Partito Democratico (insieme ad altri autorevoli dello stesso partito), a memoria di questa Regione, sarà ricordato esclusivamente come uno degli artefici del ribaltone e dell’alleanza politica con l’ex Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, l’uomo che ha devastato senza alcun tema di smentita la Formazione professionale siciliana.

Ricordiamo anche il disegno criminale attuato dal PD contro i lavoratori storici della Formazione professionale, con la complicità di chi ha avallato questa finta crisi per fare uscire questo settore dal Bilancio regionale e potere accedere ai fondi europei (sempre della collettività) definendo questa manovra la “Buona Formazione”.

Per arrivare al ‘Cardinale Richelieu’, l’accoppiata tra il dandy Rosario Crocetta e l’ex senatore Giuseppe Lumia (di entrambi il marchio di crisi impresso alla Formazione professionale siciliana nella passata legislatura); fino all’onniscienza statica di un Presidente, Nello Musumeci, garantista o giustizialista a corrente alternata sulla vicenda Formazione, che quando prende parola sul tema è costantemente adagiato a proclami autonomisti, secessionisti, tentando di imitare o importare modelli totalmente in antitesi con la realtà formativa e il quadro normativo siciliano: una sorta di vitello grasso e il periplo nella parabola del figliol prodigo.

Il già citato Giuseppe Lupo non ha proferito parola sul disastro occupazionale della Formazione professionale, in particolare sullo IAL CISL, IAL SICILIA (cambiando l’ordine dei fattori il risultato non muta); seppur dal 2001 al 2008 è segretario generale della CISL di Palermo.

All’Onorevole Claudio Fava, Presidente della commissione Antimafia del Parlamento siciliano, chiediamo di volere, per quanto di competenza, mettere in moto qualsivoglia iniziativa utile ed instaurare una proficua collaborazione per mettere in luce eventuali condotte censurabili che meritano approfondimento o sussumibili di reati nella gestione del settore, collaborando con gli organi preposti su molti fatti, tra loro concatenati, che hanno determinato il processo “Corsi D’Oro”, grazie al lavoro certosino del Dott. Sebastiano Ardita, magistrato giovane, ma di grande esperienza, di cui riportiamo uno stralcio del giornale on line Sudpress.it:

“Voglio dire che la magistratura di oggi non è più la stessa, perché vive sulla sua pelle la crisi della giustizia che in gran parte è causata dal rifiuto della politica di intervenire con strumenti adeguati. La domanda di giustizia è drogata dal fatto che nel nostro Paese conviene violare la legge. I processi sono interminabili e finiscono per andare a vantaggio di chi ha torto. Questo fa crescere il contenzioso e rende difficile dare risposte nei tempi che i cittadini si attendono. Inoltre è molto più difficile rispetto al 1993 indagare sui potenti, non solo perché la magistratura è cambiata – ha un assetto più gerarchico ed è sommersa di carichi di lavoro ingestibili – ma perché il sistema di autogoverno tende a solidarizzare con gli altri poteri molto di più di quanto avveniva in passato, ed è disposto sempre meno a difendere i magistrati che operano come cani sciolti” (QUI LA SUA INTERVISTA PER ESTESO).

Al Dott.Ardita e tutti i magistrati di buona volontà affidiamo il compito di continuare a scoperchiare e scavare nel “vaso di Pandora”, che non ha limite territoriale, ma collega tutto il sistema Siciliano, in modo diretto/indiretto, senza fine, che lascia attoniti, a voler proseguire nel lavoro articolato, difficile e concatenato, tra lobby politiche solidali e massoneria, che ha determinato le macerie di un settore, tolto la dignità a migliaia di lavoratori e reso impossibile lo svolgimento delle politiche attive del lavoro a favore dei giovani di questa Regione.

A difendere i Magistrati “cani sciolti”, pochi a dire il vero, ci sono i cittadini onesti.

 

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