Legittima difesa e armi: come rovinarsi la vita per sempre/ MATTINALE 173

26 ottobre 2018

Chi, oggi, nel nome della legittima difesa, sta armando la mano degli italiani lo fa solo per lucrare, politicamente, sugli istinti che gli uomini che si definiscono tali dovrebbero invece controllare. “Le armi pensano”. E chi se ne dota, in un momento di rabbia incontrollata, può usarle. Uccidendo e rovinandosi la vita per sempre. Riflettiamoci

“Tutti coloro che prendono la spada, di spada periranno”. (Matteo, 26,52).

Un convincimento insano è stato inoculato nelle menti di tanti italiani. Che il peggio è meglio. Demoni astuti attraversano il Paese, estraendo da viscere malate il peggio e aggregando i peggiori, costruendo strumenti fatali e giocando un partita cinica e immorale nella scalata al potere.

Chi si rende responsabile di armare semplici cittadini deve sempre ricordare una antico paradosso:

”Le armi pensano”.

Le armi sanno come e quando chiamarti, come piegarti ai loro voleri e come distruggere la tua vita. Alla tua pistola non interessa se tu l’hai acquistata per difenderti dai ladri:

“Io sono qui, sono pronta a renderti giustizia sempre e comunque e contro chiunque. Non dimenticarlo”. E’ il suo ritornello continuo.

A me non interessa disquisire sulla legittima difesa. Mi stava e mi sta bene l’istituto per come è definito nelle leggi e amen.

A me interessa riflettere un istante sulla persona che, grazie ad una legge sciagurata, può dotarsi di un arma e disporne. Una persona che, grazie alla sua arma, trasforma un furto nella sua abitazione in un omicidio.

Qualcuno dei relatori gli ha spiegato che cosa succede un istante dopo?

Che cosa succederà alla sua vita, a quelle dei suoi familiari, ai familiari dell’ucciso?

Gli ha spiegato che cosa lo aspetta?

Quale calvario dovrà salire per un lungo tratto della su esistenza, forse per tutta?

E lui, il legittimo uccisore, può affermare prima che uccidere un uomo, se gli peserà sulla coscienza, se sarà capace di sopportarlo dopo?

Quante volte, tornati in noi dopo un arrabbiatura, ringraziamo il cielo di esserci fermati in tempo e ricordiamo quel momento con un sorriso?

Voglio chiudere con un ricordo personale.

Tempo fa stavo percorrendo in auto una via di Palermo e mi accingevo ad imboccare una traversa, ma un poliziotto mi ordinò di proseguire. Quella strada era stata teatro di un delitto ed erano in corso i rilievi. Che cosa era successo?

Qualche ora prima due automobilisti avevano litigato molto animatamente per una sciocca questione di parcheggio. Sfortunatamente, uno dei due abitava nello stabile di fronte e, per maggiore sfortuna, possedeva una pistola. Fuori di sé, sali a casa , impugnò la pistola, scese e sparò al suo “nemico” di un momento. Uccidendolo all’istante.

Mi risulta che sia ancora in carcere. Se non avesse avuto l’arma la cosa sarebbe finita lì. Ma questo ai demoni meschini di oggi non interessa.

Foto tratta da tpi.it

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