Ex Province siciliane: Musumeci e Armao, alla buon’ora, si sono accorti che stanno fallendo…

15 ottobre 2018

Paolo Amenta, vice presidente dell’ANCI Sicilia, da un anno e forse più lo dice in tutte le salse. Siamo tornati a intervistarlo per chiedergli cosa si deve fare per evitare che le nove ex Province dell’Isola dichiarino il dissesto (anche se il Consorzio di Comuni di Siracusa lo ha già dichiarato)   

Le ex Province siciliane verso il default? Non ci crederete, ma se n’è accorto ‘perfino’ l’attuale Governo regionale. In un’intervista a Live Sicilia l’assessore all’Economia e vice presidente della Regione, Gaetano Armao, ammette che sì, il fallimento delle ex Province siciliane, oggi ribattezzate Città metropolitane per Palermo, Catania e Messina e Consorzi di Comuni per le altre sei ex Province.

In verità, è un fatto positivo che l’assessore Armao si sia accorto che le ex Province siciliane sono a due passi dal default. Paolo Amenta, vice presidente dell’ANCI Sicilia, ne parla già da qualche anno. Lo scorso aprile, in un’intervista a I Nuovi Vespri, era stato chiarissimo. Qu di seguito riportiamo una parte della sua intervsta:

Lei, Amenta, come chiama le Province siciliane?

“Le chiamo Province o Città metropolitane nel caso di Palermo, Catania e Messina. E Consorzi di Comuni nel caso delle altre sei Province”.

Di fatto, ormai, ve ne occupate voi dell’ANCI.

“Di fatto sì. Ormai le Province sono o dovrebbero essere amministrate dai Comuni. E quindi ce ne occupiamo noi”.

Cominciamo con la Provincia di Siracusa, che è un po’ il paradigma di quello che sta succedendo alle Province o ex Province siciliane.

“Cominciamo pure dalla Provincia di Siracusa. Ma con una precisazione: che la crisi finanziaria non riguarda solo la Provincia o, che dir si voglia, il Libero Consorzio dei Comuni della Provincia di Siracusa, ma tutt’e nove le Province della Sicilia. Alle spalle abbiamo cinque anni di commissariamento e l’applicazione, sulla carta, della legge di riforma che porta il nome del Ministro Graziano Delrio. Una legge che ha assegnato alle Province ‘riformate’ competenze importanti su scuole, strade, disabili e via continuando, senza, però, assegnare le risorse finanziarie”.

Scusi, si riformano le Province, gli si assegnano le competenze e non si erogano i fondi per consentire a queste amministrazioni pubbliche di occuparsi dei settori che gli sono stati assegnati? 

“Di fatto è così. La Provincia di Siracusa – della quale voi vi siete occupati nei giorni scorsi – per gestire le competenze che le sono state assegnate con la legge Delrio avrebbe bisogno di 50 milioni di euro all’anno. E invece le entrate assegnate alla Provincia di Siracusa ammontano, sulla carta, a 20 milioni di euro”.

Non è un po’ strano che Stato e Regione assegnino a una Provincia competenze per 50 milioni di euro all’anno e poi prevedano di erogare solo 20 milioni di euro all’anno!

“Magari fossero 20 milioni”.

Che significa?

“Significa che dei 20 milioni di euro previsti per la Provincia di Siracusa lo Stato si tiene 16 milioni di euro per il risanamento dei conti pubblici”.

Ma è una follia?

“E lo dice a me? Certo che è una follia! La Provincia di Siracusa conta circa 500 dipendenti più 80 dipendenti delle società partecipate. Solo per retribuire questo personale servono 18 milioni di euro all’anno”.

Questo significa mettere una pubblica amministrazione nelle condizioni di non potere operare e di non potere pagare i dipendenti!

“E infatti è quello che è successo. A voi risulta che le Province siciliane, in questi anni, siano state messe nelle condizioni di operare? Quasi tutte le strade provinciali della Sicilia sono state abbandonate. Per non parlare della manutenzione degli edifici scolastici. O dei controlli sull’ambiente. Lasciamo perdere…”.

Ma allora, in questi cinque anni, cosa hanno fatto i circa 6 mila dipendenti delle Province siciliane?

“Questa è una bella domanda. Se non hanno potuto lavorare, se le strade provinciali sono state abbandonate, se non si sono potuti occupare della manutenzione degli edifici scolastici e via continuando con le competenze che – come ho ricordato, la legge assegna alle Province riformate – la responsabilità non è certo del personale. Anche se un problema erariale, a mio modesto avviso, si potrebbe configurare”.

Lo scenario è uguale anche nelle altre otto Province?

“I problemi finanziari, l’ho detto, riguardano tutt’e nove le Province della Sicilia. Anche se a Siracusa lo scenario è più grave: non a caso siamo già alla dichiarazione di dissesto”.

Il dissesto arriverà anche alle altre otto Province o ex Province?

“Se non interverranno novità penso proprio che il dissesto nelle altre otto Province sarà inevitabile”.

Ma come hanno fatto fino ad oggi le nove Province siciliane a pagare gli stipendi al personale?

“Facendo i salti mortali tra residui e trasferimenti a singhiozzo. In ogni caso, pagando il personale con ritardo. Con enormi disagi per queste persone e per le loro famiglie”.

Il personale delle Province, o ex Province, non dovrebbe transitare nei Comuni?

“Questa è un’altra bella storia. Intanto i Comuni siciliani, come ora diremo, scontano problemi finanziari enormi. E in ogni caso ricordo che i Comuni della nostra Isola debbono ancora stabilizzare circa 15 mila precari!”.

Non è che, alla fine, negli uffici dei Comuni siciliani non entreranno né gli uni (i precari), né gli altri (i dipendenti delle Province)? Lei che ne pensa?

“Io mi auguro che si trovi una soluzione per gli uni e per gli altri”.

Ci racconta che cosa sta succedendo con il personale che la Provincia di Siracusa ha dirottato presso il Tribunale della città?

“Questa è un’altra storia ancora. Da dieci anni o giù di lì la Provincia fornisce personale al Tribunale di Siracusa. Il problema è che questo personale viene ancora oggi pagato dalla Provincia”.

Ma se tale personale lavora al Tribunale dovrebbe essere pagato dallo Stato, no? 

“E’ quello che diciamo noi”.

Questo era lo scenario.

Ad Amenta chiediamo oggi cosa bisogna fare per evitare il default delle ex Province siciliane.

L’assessore Armao dice che bisogna bloccare il prelievo forzoso che lo Stato opera sulle ex Province siciliane, circa 200 milioni di euro all’anno. E’ una questione che lei pone da qualche anno. 

“Per l’appunto. Chiedere allo Stato di non togliere alle ex Province siciliane questi soldi – che in verità sono un po’ di più di 200 milioni di euro all’anno – è il minimo. Ma si può fare di più”.

Si riferisce allo scippo abusivo dei fondi Rc Auto – circa 220 milini di euro all’anno – che il Governo Renzi ha tolto alle ex Province siciliane?

“Esatto. Rc Auto più una parte di entrate legate ai libretti. Già con questi 220 milioni di euro all’anno le ex Province della nostra Isola respirerebbero un po’”.

Negli anni passati Renzi e il PD, con la connivenza del Governo regionale siciliana di centrosinistra, Partito Democratico siciliano in testa, per fare quadrare i conti a Roma scippavano a man bassa fondi alla Sicilia: un miliardo e 350 milioni all’anno di prelievo forzoso alla Regione, 220-230 milioni di euro di prelievo forzoso alle Province, Rc Auto, due ‘Patti scellerati’. Ora l’attuale Governo nazionale, che a differenza dei Governi del PD, non è aiutato da Bruxelles, dovrebbe restituire i soldi alla Regione siciliana…

“Da qualche parte bisogna cominciare per restituire un po’ di serenità alle ex Province siciliane. Penso che ne trarrebbe giovamento la politica tutta, quindi anche i partiti che danni vita all’attuale Governo nazionale. ma ci sarebbe anche dell’altro”.

Ovvero?

“Bisogna attivare la mobilità. Oggi tanti dipendenti delle ex Province siciliane lavorano presso i Tribunali e presso l’Agenzia delle Entrate, ma vengono ancora pagati dalle stesse Province. Bisogna definire i trasferimenti. E alleggerire le Province siciliane dal pagamento di questo personale”.

 

 

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