Come ti risolvo la questione meridionale 1

27 luglio 2018

Nel corso di un incontro promosso dallo scrittore, Pino Aprile, il punto sulla situazione del Mezzogiorno rispetto al resto d’Italia: la disparità della spesa pubblica, l’uso distorto dei fondi europei che non sono più aggiuntivi, le norme volte a raddrizzare queste storture e non ancora attuate…

Su sollecitazione dell’amico Pino Aprile, autore di tanti pregevoli testi che svelano ”di che lacrime grondi e di che sangue” l’Unità dello Stato italiano, ho partecipato ad un meeting di Agenda SUD 34, di cui Aprile è tra i primi firmatari.
Che cos’è Agenda Sud 34?
“Nelle Regioni del Mezzogiorno vive il 34% della popolazione italiana, a cui va solo il 28% della spesa pubblica (però per voci decisive per lo sviluppo sociale, economico, turistico, come gli investimenti ferroviari, anche meno del 20%), inclusi i fondi europei che dovrebbero essere aggiuntivi e che nel tempo hanno perso la loro funzione di addizionalità: invece di soddisfare con essi politiche di coesione economica e sociale col resto d’Europa, questi fondi vengono usati per soddisfare esigenze primarie cui dovrebbe provvedere lo Stato con fondi propri o trasferiti alle Regioni.

Per quanto riguarda la Sicilia, un esempio scandaloso è l’eliminazione del contributo ex art 38 dello Statuto da destinare a piani quinquennali di spese in conto capitale. Per raggiungere questo obbiettivo lo Stato si è servito della Corte costituzionale, che, sul tema, ha emesso una delle sue tante scandalose sentenze politiche. E questo dura da un secolo e mezzo. Ma, ancora oggi, lo Stato spende 4.350 euro in meno per ogni meridionale; 85 miliardi in meno all’anno; 850 miliardi in meno negli ultimi dieci anni. Per l’assistenza alle famiglie, quasi 400 euro pro capite a Trieste, meno di 10 a Vibo Valentia.
Nel 2014, il movimento Unione Mediterranea  presentò al Parlamento Europeo, con la lista civica Terra Nostra, la petizione n.748/2015 per chiedere la ripartizione dei mezzi finanziari statali ed europei commisurata alla percentuale rappresentata dalla popolazione del Sud d’Italia rispetto alla totalità della popolazione.
La petizione fu dichiarata ammissibile dalla Commissione Petizioni dell’Unione Europea il 17 marzo 2016.
Pochi mesi dopo, il 29 dicembre 2016, è stato promulgato il decreto legge n. 243 che all’ art. 7/bis parla di: …”destinare un volume complessivo annuale di stanziamenti ordinari (e spesa erogata) in conto capitale proporzionale alla popolazione di riferimento”.
“C’è un’Italia storta da raddrizzare, prima che si spezzi. Agenda Sud 34 si chiama così perché mira a controllare che, come richiesto dall’UE all’Italia, la spesa pubblica ordinaria sia equamente ripartita in rapporto alla popolazione e che i fondi europei siano finalmente aggiuntivi. I diritti non sono un concetto astratto, si legge nel proclama, ma persone, ammalati, bambini, studenti, pendolari, i cui fabbisogni non possono diminuire secondo il luogo di residenza o il reddito. In Italia è passata l’idea che i diritti si comprano o si ereditano: se vivi in una regione ricca, lo Stato ti deve garantire una sanità  migliore; se hai già  asili nido, riceverai più soldi; alle città del Sud che non ne hanno, zero euro; se hai già  i treni, ne avrai altri e sempre migliori; al Sud, littorine a gasolio. Se sei del Sud, hai e avrai sempre meno; per avere asili, treni, università attrezzate, dovrai emigrare. Il tutto aggravato dalla devastazione ambientale che il Sud, ridotto a discarica dei veleni del Nord, è costretto a subire. Un divario economico e di diritti dovuto a politiche distorte dello Stato. Questo va corretto.
La Costituzione prevede diritti civili e sociali garantiti su tutto il territorio nazionale. I firmatari di Agenda Sud 34% chiedono equità  nella ripartizione delle risorse ordinarie e che il ciclo di fondi europei 2014-2020, di cui la gran parte non è stata ancora spesa, sia realmente aggiuntiva”.
Le cose sono andate avanti. Con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 7 agosto 2017 sono state emanate le direttive per la verifica sul rispetto dell’obbligo prescritto dall’art 7 bis da parte delle Amministrazioni statali.
Importante, importantissima, è la questione relativa alla “verifica dei verificatori”. Presupposta la buona fede e la buona volontà di Conte e Lezzi e la collaborazione di SVIMEZ, sarebbe opportuna una più consistente strutturazione del sistema di controllo. Occorre ridurre al minimo il rischio che questo notevole risultato rimanga sulla carta, cosa possibile se non viene affrontato e risolto il tema di chi custodisce il custode. (FINE I PARTE)

(continua…)

nella foto da sinistra: Franco Busalacchi, leader del movimento ‘I Nuovi Vespri’ (editore di questo blog) e lo scrittore, Pino Aprile

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