Formazione/ I ‘misteri’ del costo standard e gli esposti dei ragazzi/ MATTINALE 112

25 luglio 2018

Troppe stranezze sull’accordo siglato qualche giorno fa tra Governo, titolari degli enti e rappresentanti di alcune sigle sindacali. Troppe stranezze sulla gestione del costo standard, rimasta inspiegabilmente nell’ombra. Troppe stranezze sulle iscrizioni dei giovani discenti ai corsi del Bando a Catalogo 

Chissà se, firmando l’accordo con il Governo regionale, i rappresentanti delle solite sigle sindacali hanno riflettuto sull’incredibile storia non tanto del costo standard dei corsi di Formazione professionale, ma su quello che il costo standard diventa alla luce dei ‘risparmi’ sul personale. Sembra un gioco di parole, invece è un gioco di denaro pubblico che viene e che va, per finire nei forzieri degli enti… Ma andiamo con ordine.

Perché parliamo del costo standard, innovazione introdotta dall’ex dirigente generale del dipartimento della Formazione della Regione siciliana, Ludovico Albert. Perché forse, questo strumento, pensato per fare chiarezza sui costi dei corsi – cosa giusta – rischia, però, di diventare un mezzo per far guadagnare un bel po’ di quattrini ‘mansi’. Vediamo il perché.

Il costo standard, è noto, è stato fissato in 129 euro l’ora. In condizioni ordinarie, se non intervengono cambiamenti in altre variabili, ci può stare. Ma se un ente ha la possibilità di risparmiare sul personale – ed è quello che potrebbe avvenire in forza di accordi nazionali che prevedono l’utilizzazione del 60 o del 70 del personale, o magari di pagare il personale meno, ecco che il costo standard diventa una ‘cucca’ per gli enti.

Pensavamo che tale tema dovesse essere oggetto della trattativa tra Governo regionale, rappresentanti degli enti formativi e rappresentanti delle organizzazioni sindacali. Soprattutto da parte di questi ultimi, a tutela dei lavoratori. E siamo rimasti molto stupiti, in questi giorni di firme facili, nell’apprendere che tale argomento non sarebbe stato affrontato.

Il condizionale è d’obbligo perché, magari, pur non avendo trovato nulla sui giornali, è stato affrontato e i vertici politici e burocratici dell’assessorato regionale alla Formazione professionale, per pudore, non hanno voluto nulla. Certo il problema esiste. Perché se un ente incassa 129 euro all’ora e ne spende meno a chi rimangono questi soldi? Rimangono agli enti? vanno restituiti all’Amministrazione regionale?

Chissà, magari l’assessore Roberto Lagalla e il dirigente generale, dottore Gianni Silvia, troveranno il tempo per rispondere.

Un altro tema è quello degli allievi – tanti allievi, tantissimi allievi – che si sono iscritti in quattro-cinque corsi e che sono rimasti fuori! Che è successo? E’ una questione che abbiamo già sollevato. Ricordate il giorno dell’iscrizione ai corsi del Bando a Catalogo? Ebbene, quel giorno noi siamo rimasti stupiti dal fatto che circa 30 mila allievi si sarebbero iscritti in tre ore. Possibile?

A noi la cosa è sembrata molto strana. Non per essere malpensanti, ma è o no un po’ strano che circa 30 mila giovani si iscrivano ai corsi in tre ore? E poi perché scegliere come metodologia d’iscrizione questa corsa al computer, tipo click day?

Poi si scopre, come già accennato, che tanti, tantissimi giovani che si sono iscritti in quattro cinque corsi non sono stati ‘fortunati’ nella scelta degli enti, perché gli enti che hanno scelto sono rimasti esclusi dal finanziamento. E sono rimasti esclusi – ma guarda un po’ che combinazione! – perché circa 30 mila giovani sono stati più ‘veloci’ nell’iscriversi. Ribadiamo: tutto questo non è un po’ strano? 

Insomma, non è improbabile che, su questo punto – l’iscrizione ai corsi che ha premiato la ‘velocità’ – si materializzino esposti. Ci chiediamo e chiediamo: i rappresentanti dei sindacati che hanno firmato l’accordo con il Governo regionale si sono posti questo problema?

Un’altra questione riguarda la dichiarazione di disponibilità al lavoro. Questa dichiarazione può essere fatta on line. Ma, in questo caso, a differenza con quanto avvenuto per l’iscrizione ai corsi, i tempi, non si capisce perché, si allungano. A noi è stato detto che, ricorrendo all’on line, per ottenere tale dichiarazione si arriva ad attendere anche un mese. Possibile?

Ci siamo informati meglio. E abbiamo scoperto che, in effetti, i tempi sono questi. E che i Centri per l’impiego – quelli che il Ministro e vice premier Luigi Di Maio vorrebbe potenziare – pare vengano presi d’assalto dai ragazzi, che per sbrigarsi inizierebbero a fare la fila alle tre di notte. 

L’Albo, infine. E’ lo strumento che dovrebbe guidare gli enti nelle assunzioni del personale licenziato (per chi ci crede, ovviamente). Al di là del fatto che, per discipline particolari, gli enti potranno ricorrere a personale esterno (leggere nuove assunzioni), ci ha colpito un particolare.

Nei mesi scorsi il dipartimento della Formazione professionale ha promosso una sorta di censimento che ha suscitato qualche polemica. Pensavamo che l’Albo sarebbe stato aggiornato. Invece ci dicono che in tale Albo si ritrovano tutti quelli che erano presenti nell’Albo dove si iscrivevano tutti. Ma allora il censimento a cosa è servito? A mettere il triangolino?

 

 

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