Totò Cardinale: a Roma con Renzi, alla Regione con Musumeci, a Palermo con Orlando, a Catania con Pogliese/ MATTINALE 104

17 luglio 2018

La notizia non è la nomina di Michele Cimino alla presidenza dell’AMAT di Palermo. La notizia è che Totò Cardinale ha piazzato nel capoluogo siciliano un proprio sodale. D’accordo con il sindaco Leoluca Orlando e con il PD di Renzi. Le avventure di un personaggio che, dal 1987, è sempre a galla passando dal centrodestra al centrosinistra

‘Mitico’ Salvatore ‘Totò’ Cardinale da Mussomeli che quando cade, cade sempre in piedi. I voti vanno e vengono (da qualche tempo, in realtà, sono più quelli che vanno che quelli che vengono). Ma lui, l’ex Ministro dei ‘telefoni bianchi’ (quando fu Ministro riempì la Sicilia di call center), è sempre in prima fila per fare incetta di poltrone: e le acciuffa sempre!

L’ultima, in queste ore: l’ex parlamentare ed ex assessore regionale, Michele Cimino, già con Forza Italia, poi un po’ di qua e un po’ di là, non eletto alle ultime elezioni regionali proprio nelle file di Sicilia Futura, il partito movimento di Totò Cardinale, è stato designato dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, alla presidenza dell’AMAT.

Non riusciamo a immaginare la faccia dei ‘rifondaroli’ di Palermo (leggere gli esponenti di Rifondazione comunista che, insieme con gli ex SEL di Vendola hanno dato vita a Sinistra comune), ex assessore comunale Giusto Catania in testa. Né sappiamo come la prenderà il parlamentare nazionale, Erasmo Palazzotto.

Però vedere insieme – alleati nel governo della città di Palermo – Totò Cardinale, Giusto Catania e Erasmo Palazzotto è una cena impagabile!

Alla fine, diciamolo pure, Michele Cimino, già assessore regionale dei Governi di Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo, alla presidenza dell’AMAT è la minore spesa. Un agrigentino a Palermo (perché Cimino è di Agrigento-Agrigento, cioè Agrigento città): non è il primo e non sarà l’ultimo.

Ma il vero vincitore ‘morale’ di questo passaggio politico è lui, Totò Cardinale, una volpe democristiana che, come si dice in questi casi, è nella coscienza di due ex Dc: Calogero Mannino e Angelo Capitummino, che nel 1987 lo lanciarono come candidato alle elezioni politiche nazionali (il candidato avrebbe dovuto essere Ninì Guccione, ma alla fine Mannino dovette cedere…).

Da allora Totò da Mussomeli ha attraversato tutte le acque della politica, dalla Prima alla Seconda Repubblica, prima da parlamentare e Ministro della Repubblica, poi da ‘paparino’ che sistema la figlia al Parlamento. Succede nel 2008, quando il PD mette fuori dalla lista Franco Piro per candidare Daniela Cardinale.

Già, Daniela. Poi ricandidata nel 2012 e ancora una volta candidata, per volere di Renzi, alle elezioni politiche dello scorso anno, contro il PD di Caltanissetta.

E forse è sempre sotto il segno di Renzi che il sindaco di Palermo, Orlando, ex democristiano anche lui (come Renzi e come Cardinale: tutti da lì arrivano), ha nominato Michele Cimino ai vertici dell’AMAT: Cimino che sarebbe stato anche lui un democristiano se, nel 1996 – anno in cui viene eletto per la prima volta all’Assemblea regionale siciliana – ci fosse stata ancora la Dc. 

Ma la Dc, nel 1996, non c’era più: c’era Forza Italia e da lì si entrava…

Ribadiamo: la notizia vera non è la nomina di Cimino, ma il gioco trasformista, sempre vincente, di Totò Cardinale: la figlia rieletta a Roma nel PD renziano (versione centrosinistra); alla Regione pronto a dare una mano al Governo di Nello Musumeci con i fidi deputati Edy Tamajo e Nicola D’Agostino (versione centrodestra); a Palermo Michele Cimino piazzato all’AMAT con Leoluca Orlando e Sinistra comune (ancora versione centrosinistra); al Comune di Catania – operazione in corso – cercare di acciuffare un assessorato comunale con il nuovo sindaco Salvo Pogliese o, in alternativa, come a Palermo, un posto di sottogoverno ‘pesante’ (ancora versione di centrodestra).

Le ‘torsioni’ politiche di Totò Cardinale da Mussomeli sono infinite. Tutto scorre, ma lui è sempre lì, con la sua faccia inconfondibile e le poltrone sempre sotto mano: Franza o Spagna purché se magna… 

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