Raccolta del pomodoro: sette giorni per assumere un operaio a norma di legge. E’ normale?

17 luglio 2018

Non è normale. Perché – come nel caso che ci racconta il nostro lettore – se si deve effettuare un trattamento a base di zolfo per temere a bada gli afidi sette giorni potrebbero essere troppi, perché gli insetti potrebbero distruggere parte della produzione. L’alternativa quale sarebbe? Il lavoro in nero e le possibili contravvenzioni? Perché in Sicilia fare l’agricoltore è sempre più difficile 

Un nostro lettore, che nella vita fa l’agricoltore, ci scrive:

“Sono un lettore del vostro blog-giornale. Sono un agricoltore siciliano (imprenditore agricolo mi è sempre sembrato eccessivo). Mi piacciono le vostre battaglie: quella in difesa del grano duro e, in generale, tutto quello che scrivete della nostra disastrata agricoltura. Vi scrivo per raccontarvi quanto segue.

Da qualche anno non coltivo più il pomodoro di pieno campo. Per un motivo molto semplice: dovrei pagare un operaio per raccogliere il prodotto quasi 100 euro al giorno. Una follia, considerato che la Sicilia – come del resto l’Italia – è invasa da pomodori che arrivano dalla Cina e dall’Africa a costi molto più bassi, se è vero che, da quelle parti, un operaio per la raccolta lo pagano meno di 5 euro al giorno”.

“Così ho chiuso con il pomodoro. E mi dispiace per i siciliani, soprattutto per i siciliani che vivono nei grandi centri della Sicilia, che non sanno che, nella stragrande maggioranza dei casi, mangiano pomodori che arrivano da chissà dove, prodotti chissà come. Ormai da qualche anno semino solo il pomodoro per la mia famiglia e per qualche amico”.

“In casa siamo in tanti, qualche amico che ogni anno mi chiede il pomodoro c’è, quindi un po’ di piante in campo ci sono. Ovviamente, me ne occupo io personalmente. La scorsa settimana mi sono recato in campo è ho visto che stavano arrivando gli afidi. Niente di particolare: solo un attacco di afidi in fase iniziale. Una bella ‘camurria’, come diciamo dalle nostre parti. Ho fatto quattro conti – sono pur sempre un agricoltore e questo è il mio mestiere – e ho preso atto che, da solo, non sarei mai riuscito ad effettuare un trattamento preventivo in tempi celeri”.

“Siccome amo fare le cose in regola – anche perché non mi va di prendere le multe – ho iniziato la trafila per assumere un operaio. Ma qui cominciano i problemi. Documenti da allegare alla richiesta di un operaio. Richiesta di visita medica e altra documentazione. Morale: sono passati quattro-cinque giorni e ancora di usufruire di un operaio in regola con la legge non se ne parla”.

“Ho un figlio agronomo che non ne vuole sapere di venire in campagna. Mi dice sempre: ‘Papà, fare l’agricoltore in Italia è tempo perso. In Sicilia, poi, è ancora più difficile. Gli uffici pubblici ti vessano anche quando chiedi di assumere gli operai. Se prendi manodopera non in regola arrivano gli ispettori dell’INPS o la Guardia di Finanza. Multe e dispiaceri. Levaci mano’. Ma io sono testardo. Ho detto a mio figlio, che ha quasi quarant’anni: ‘Prenditi due giorni e dammi una mano per effettuare un trattamento, sennò tu e i tuoi figli mangerete la salsa di pomodoro cinese’. Mio figlio l’agronomo, più per affetto che per convinzione, si è convinto. O forse si è convinto a darmi una mano per evitare che i suoi figli mangino la salsa di pomodoro cinese”.

“Alla fine abbiamo effettuato il trattamento con lo zolfo. Tutto sommato, nonostante il ritardo, i danni da afidi sono stati contenuti. Per quest’anno mangeremo pomodori e salsa della nostra terra. Però non posso fare a meno di chiedermi: se, come cinque anni fa, avessi seminato dieci ettari di pomodoro di pieno campo che cosa sarebbe successo? Avrei dovuto aspettare dieci giorni per assumere gli operai per il trattamento con lo zolfo? Avrei perso almeno la metà della produzione o giù di lì. In alternativa avrei dovuto assumere personale non rispettando la legge”.

“Chiedo alle autorità: pensate veramente che gli agricoltori possano andare avanti così? Già è difficilissimo contrastare la concorrenza sleale dell’ortofrutta che arriva dall’universo mondo. E’ vero, la nostra è una frutta di qualità. Ma la gente – soprattutto in Sicilia – è sempre più povera. Noi non possiamo vendere i nostri prodotti al prezzo, stracciato, dell’ortofrutta che arriva da certi Paesi del mondo. Il prezzo dei nostri prodotti deve essere un po’ sopra i costi di produzione. Sennò che lavoriamo a fare?”.

“Leggo che vogliono introdurre i voucher in agricoltura. Già sarebbe un passo avanti. Ma resta il problema dei prodotti che arrivano a prezzi stracciati, spesso di pessima qualità, da alcuni Paesi del mondo. E questo problema chi lo sta affrontando? L’Unione Europea che lo ha creato? Ma questi lo capiscono che la globalizzazione dell’economia, nell’agro-alimentare, sta avvelenando mezzo mondo? Il grano duro canadese e, adesso, la Listeria, non sono casi isolati. Avete idea di quante cose non ci raccontano?”.

“Lo ribadisco – parlo della Sicilia perché è in Sicilia che vivo e lavoro – il prezzo dei nostri prodotti è più elevato rispetto ai prodotti che arrivano da certi Paesi del mondo. E non può che essere così. Ma la gente, soprattutto se povera, alla fine viene presa per la gola: quell’anguria, o quelle pesche, o quelle susine costano meno? Prendiamo quelle che costano meno”.

“Una volta la frutta e gli ortaggi si acquistavano nei negozi artigianali. Oggi prevale la Grande distribuzione organizzata. Dove comandano grandi quantità e prezzi concorrenziali. Cosa voglio dire? Che per noi agricoltori italiani la vita è sempre più difficile. Vita che diventa impossibile in Sicilia. Ora è arrivato pure il CETA, un ennesimo disastro”.

“Ho letto che il nuovo Governo italiano lo bloccherà. Speriamo. Avete idea di cosa sono i prodotti canadesi? Voi l’idea ce l’avete perché state conducendo la battaglia sul grano duro. Ma ci sono i legumi canadesi e altri prodotti canadesi che non sono migliori del grano duro. Che Iddio ci protegga!”

“Lo sapete, vero, che per la Sicilia il CETA è un doppia fregatura? Hanno inserito solo il pomodorino di Pachino e, se non ricordo male, il cappero di Pantelleria. In cambio dovremmo mangiare canadese, dal pane alla pasta a tutto il resto”.

“Lo bloccheranno, ‘sto CETA? Le lobby internazionali lo consentiranno? Speriamo bene”.

Foto tratta da rinascitavalledolmo.it   

 

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