Si può vendere la confezione di passata di pomodoro di oltre mezzo litro a meno di 0,40 euro?

1 luglio 2018

No, non si può vendere a questo prezzo. Ricordatevi di una legge di economia naturale: quando un prodotto alimentare costa troppo poco, il costo o lo paga l’ambiente, o lo pagate voi mettendo a rischio la vostra salute. Proviamo a riflettere su un prodotto che arriva ogni giorno sulle nostre tavole. Come difendersi da questa folle globalizzazione che ci avvelena la vita

All’inizio pensavamo a un’offerta. Così almeno ci veniva presentata. Ma un’offerta è tale se dura per un breve periodo, non se va avanti costantemente. Detto in parole semplici: se oltre mezzo litro di passata di pomodoro, in confezione di vetro, viene venduta a meno di 0,40 centesimi di euro, ebbene, la domanda è automatica: che cosa ci vogliono fare mangiare questi signori del mondialismo commerciale? Che passata di pomodoro arriva sulle nostre tavole? Che cosa contiene veramente questa confezione in vetro?

Ci poniamo queste domande perché il costo di questa passata di pomodoro tanto celebrata è troppo basso. Proviamo a fare quattro conti.

Il seme di pomodoro si deve acquistare e ha un costo: basso, certo, ma è un costo.

Sorvoliamo sul costo di preparazione del terreno (ricordiamo che stiamo parlando del pomodoro che si coltiva in pieno campo).

Ma non possiamo sorvolare sulla semina, che ha un certo costo.

Così come non possiamo ignorare i costi per le operazioni colturali.

Poiché siamo certi che, ad un costo così irrisorio, la passata non verrà preparata con pomodoro biologico, dobbiamo aggiungere i costi per i ‘trattamenti’ contro i vari parassiti.

Poi c’è il costo per la raccolta che, se effettuata secondo quanto previsto dalle leggi italiane, ha un’incidenza notevole. Infatti, mentre una giornata di lavoro, per gli operai avventizi (che una volta si chiamavano braccianti agricoli che la CGIL difendeva con la Federbraccianti) del nostro Paese, costa circa 100 euro per ogni operaio, in Cina e in Nord Africa costa meno di 5 euro al giorno!

Questa precisazione ci serve per sottolineare che, in quasi tutte le confezioni di passata e di polpa di pomodoro in circolazione nel nostro Paese, c’è scritto “Pomodoro prodotto in Italia”.

Dopo che è stato raccolto il pomodoro deve essere trasportato nella sede dell’industria: e anche questo ha un costo.

Poi deve essere lavorato: e anche questo ha un costo.

Poi deve essere confezionato: nel nostro caso nella confezione di vetro: e anche questo ha un costo (che è più elevato rispetto al pomodoro lavorato conservato in confezioni di metallo o in brik).

Poi deve essere immesso nel mercato di consumo: che ormai significa arrivare sugli scaffali della Grande distribuzione organizzata: e anche questo ha un costo.

Torna la nostra domanda: come può oltre mezzo litro di passata di pomodoro “prodotto in Italia” con “pomodori italiani” costare meno di 0,40 centesimi euro?

Hanno risparmiato sui costi di produzione? E come? Pagando 5 euro al giorno gli operai nei campi? O forse hanno acquistato direttamente la passata di pomodoro che arriva per lo più dalla Cina?

E se dovesse arrivare dalla Cina – e in Italia di passata di pomodoro cinese ne arriva tanta – che prodotto è? Com’è stato coltivato? Utilizzando quali semi? Siamo certi che è tutto pomodoro?

I semi, oggi, sono strategici. Ricordiamo che, tre anni fa, in Sicilia, dalle parti di Pachino, in provincia di Siracusa, dove si coltiva il Pomodorino di Pachino, è piombata una multinazionale per vendere i semi tra non poche polemiche (COME POTETE LEGGERE QUI).

Sia chiara una cosa: noi non abbiamo la verità in tasca. Con questo articolo ci proponiamo di ragionare, insieme con voi, su un prodotto che fa parte della nostra vita: perché in Italia e, soprattutto nel Sud Italia, i derivati del pomodoro – passata e polpa di pomodoro – fanno parte della nostra alimentazione di ogni giorno.

Non possiamo non interrogarci laicamente – ovvero all’insegna del dubbio – su fatti così strani.

Soprattutto dalle nostre parti, in Sicilia, dove il pomodoro di pieno campo, come abbiamo scritto più volte, è in netta diminuzione. Proprio perché massacrato dalla passata e dalla polpa di pomodoro prodotta in Cina.

Perché un agricoltore siciliano che deve pagare un operaio per raccogliere il prodotto – non diciamo 100 euro al giorno perché è impossibile, ma almeno 40-50 euro al giorno – non può competere con aree del mondo che pagano i lavoratori che raccolgono il prodotto il 90% in meno!

Il risultato è duplice: in Sicilia sono sempre meno gli agricoltori che si cimentano ancora oggi con il pomodoro di pieno campo (spesso con il rischio di ‘beccare’ multe salatissime se provano a risparmiare sul costo della raccolta); mentre aumenta a dismisura il pomodoro, la passata di pomodoro e la polpa di pomodoro che arriva dall’estero (Cina in testa).

Ricordiamo che il pomodoro di pieno campo, per tanti anni, è stato una prerogativa del Mezzogiorno. Da Napoli in giù c’erano tante industrie che lavoravano il pomodoro.

Oggi quasi tutte le industrie del pomodoro d’Italia sono dislocate nel Centro Nord Italia. Ci vogliono fare credere che, da quelle parti, il pomodoro coltivato è più buono rispetto a quello coltivato nel Sud?

E quanto li pagano, nel Centro Nord Italia, gli operai per raccogliere il pomodoro? La passata di pomodoro prodotta nel Centro Nord Italia è fatta tutta di “pomodoro coltivato in Italia”?

Tutte queste domande ci conducono di nuovo alla domanda delle domande: che pomodoro ci fanno mangiare? Che passata di pomodoro arriva sulle nostre tavole? Qualcuno ha mai pensato di effettuare le analisi su questi prodotti finiti?

Ce lo chiediamo, in primo luogo, perché in certi Paesi si utilizzano pesticidi che in Italia sono stati banditi alla fine del secolo scorso perché dannosi per la nostra salute.

I consigli, infine. Prendete con il beneficio del dubbio quello che c’è scritto nelle etichette. A noi consumatori quanto scritto nelle etichette interessa fino a un certo punto: a noi interessa sapere cosa c’è dentro le confezioni: nel caso in questione, ci interessa sapere che cosa c’è dentro la confezione in vetro di oltre mezzo litro di passata di pomodoro che ci vendono a meno di 0,40 euro.

Che fare? Ricordatevi che ci prendono per la gola. La nostra vita, spesso, è frenetica e non abbiamo il tempo di riflettere. Invece dobbiamo fermarci e riflettere: nel caso specifico, interrogandoci non soltanto sul costo basso delle confezioni di passata di pomodoro, ma anche su che pomodoro finisce sulle pizze che mangiamo, nelle confezioni di sughi pronti che ci propinano con mirabolanti pubblicità e via continuando.

Tenete sempre a mente una legge di economia naturale: quando un prodotto alimentare costa troppo poco, il costo o lo paga l’ambiente, o lo paghiamo noi rimettendoci la nostra salute.     

Possiamo darvi un consiglio? Non le acquistate. Provate ad acquistare i pomodori da salsa nei mercati contadini e, meglio, presso le aziende e, se vivete in città, negli orti periurbani. E la salsa di pomodoro fatevela da voi, come si faceva un tempo.

E se volete un’ulteriore consiglio, visto che siamo in estate – periodo di raccolta del pomodoro di pieno campo – preparatevi da voi, con il pomodoro acquistato da voi, le bottiglie di salsa di pomodoro per l’inverno, come si faceva ai tempi dei nostri nonni. Se non sapete come si preparano le bottiglie di salsa di pomodoro per l’inverno fatte in casa, ebbene, la rete, oggi, è in grado di illustravi tutto per filo e per segno.

Dedicate un po di tempo in più a voi stessi: ne va della vostra salute e di quella dei vostri cari. Alla faccia delle multinazionali che, complice la Grande distribuzione organizzata, ci vogliono fare mangiare quello che dicono loro. Diciamo no, con i fatti, a questi signori.

 

 

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